Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele
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Читать онлайн книгу Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele страница 26
La morte del Mehdi, seguita il tre marzo novecentrentaquattro, si riseppe in Sicilia il venticinque agosto; poichè il figliuolo che gli succedette, Abu-l-Kasem-Mohammed, soprannominato El-Kâim-biamr-illah, la occultò quanto ei potè,407 temendo gli umori ostili degli Arabi d'Affrica, le sètte karegite dei Berberi e lo scompiglio che dovea recare nella setta ismaeliana la disparizione del semideo. A' dieci marzo del medesimo anno, fu morto dinanzi il palagio di Sâlem in Palermo, un Rendasc, governatore di Taormina:408 questo sol ne sappiamo; ma il nome greco ci porta a supporlo capitan del municipio cristiano che avesse infranto la tregua, e caduto in mano di Sâlem fosse mandato al supplizio. Il diciannove poi d'ottobre, ingrossati per piogge i torrenti delle montagne che circondano Palermo, calamità troppo frequente, si rovesciarono su la città, portaron via molte case fuori e dentro le mura, e v'annegò della gente.409 Corso poco più d'un anno, l'undici luglio del trentasei, soffiò sopra l'isola uno scirocco sì infocato, ch'arse le frutta in sugli alberi; nè quella stagione si potè far vendemmia.410
Ridestossi nel trentasette la rivoluzione a Girgenti; la quale città par che il governo fatemita non avesse disarmato nè imbrigliato al par di Palermo, in grazia, sia del sangue berbero, sia della pinta data a Ibn-Korhob. Ciò non togliea nè l'avarizia del fisco, nè i soprusi degli oficiali di Sâlem; sul quale piombò l'odio dei Girgentini, come d'ogni altro musulmano di Sicilia. Levatosi dunque il popolo, a' diciassette aprile, contro Ibn-'Amrân ch'era 'âmil, o, diremmo noi, delegato di Sâlem in Girgenti, lo andarono ad assalire in Caltabellotta, forte rôcca a trentadue miglia, ov'ei si tenea sicuro con suoi gendarmi;411 e, fatto impeto nella fortezza, il capo fuggì; gli sgherri furono svaligiati. Al quale annunzio Sâlem mandava Abu-Dekâk, Kotamio, con le genti di sua tribù, le milizie siciliane, e i fanti di Meimûn-ibn-Musa, che sembran altra caterva di gendarmi: e Abu-Dekâk s'era messo a stringere 'Asra, terra d'incerto sito,412 tra Palermo e Girgenti e rivoltata anch'essa, quando lo sopraggiunsero i Girgentini. Appiccata la zuffa il ventiquattro giugno, par che i soli a combattere tra i regii fossero stati que' di Kotama; poichè di lor soli si narra la sconfitta e la strage, nella quale cadde anco il capitano, e la prigionia dei rimagnenti. I vincitori marciarono sopra Palermo. Dove, o che il popolo non si fidasse per anco di levar la testa, o che il movesse l'antica nimistà coi Girgentini, si lasciò condurre da Sâlem e da Meimûn-ibn-Musa a combattere per gli oppressori. Scontrati i Girgentini, il due luglio, a Mesîd-Bâlîs,413 i Palermitani li ruppero dopo fiero combattimento, e li inseguiron fino a' mulini di Marineo.414 Se fosse lecito di ristorar a conghietture le memorie de' tempi, diremmo risolutamente che la nobiltà palermitana non proseguì volentieri la guerra contro i ribelli; che cercò di patteggiare col governo e resistergli, avendo di nuovo le armi alla mano. Certo, che la rivoluzione non fu repressa a Girgenti, e che a capo di due mesi divampò in Palermo.
Dove la domenica diciassette settembre sorgea contro Sâlem il popolo condotto da un Ibn-Sebâia e un Abu-Târ;415 ai quali l'emiro fe' testa, notandosi che gli fu ucciso nella zuffa un Abu-Nottâr, detto il Negro: qualche gran colonna della polizia al suo tempo. Nondimeno rimase l'avvantaggio a Sâlem, poichè ei faceva impalare parecchi ribelli il dì venti nell'arsenale. Più poderosi stuoli corsero alle armi, il sette ottobre; ritentarono la prova; e furono sconfitti di nuovo da Sâlem ed assediati nella città vecchia, ov'e' si ritrassero.416 Pure finì senza molto sangue. Avea Sâlem fin dai primi movimenti scritto al principe: tutta la Sicilia essere rivoltata; se non la volea perdere, mandasse rinforzi; e i notabili dell'isola, titubanti nella ribellione, aveano spacciato altre lettere nelle quali diceano voler obbedire al califfo, ma che non poteano sopportare quel tiranno di Sâlem. Donde Kâim, lor ne mandò un altro di tempra più fina; con possente esercito, nel quale contavansi parecchi condottieri,417 forse di soldatesche mercenarie. Il capitan supremo ebbe nome Abu-Abbâs-Khalîl-ibn-Ishâk-ibn-Werd. Nato in Tripoli di nobile famiglia arabica, s'era dato in gioventù agli studii, alla devozione, alle ascetiche fantasie dei sufì; poi s'era venduto ai Fatemiti, fattosi ministro d'espilazioni e di supplizi contro i proprii concittadini; rimeritato con oficii d'azienda, con governi di città; e n'abusò, sapendosi che pericolò la vita sotto l'avaro Mehdi, e che campò per intercessione di Kâim; il quale, salito al trono, lo fe' capitano della cavalleria d'Affrica, con giurisdizione sul giund e sul navilio.418 Questo suo fidatissimo deputò all'impresa di Sicilia. Sembra, che parte dell'armata fosse allestita in fretta a Susa. Poichè torna a tal tempo la leggenda affricana che, avendo i calafati svelto i cippi del cimitero di Susa per far puntello alle navi che si racconciavano per la spedizione di Sicilia, niuno osò toccare la pietra sepolcrale del devoto Iehia-ibn-Omar-ibn-Iusûf, dalla quale si vedea raggiare una portentosa luce.419
Khalîl, arrivato in Palermo a' ventitrè ottobre,420 fe' buon viso ai cittadini, che gli si appresentarono protestando lealtà al califo; ed ascoltò lor querele contro Sâlem; le quali furono ripetute con molte lagrime e strida dalle donne, uscite anch'esse dalla città, menando seco i fanciulli: doloroso spettacolo che commosse quanti il videro, scrive Ibn-el-Athîr, e ne piansero per pietà. Ripeteano tantosto le accuse contro Sâlem i deputati delle altre terre dell'isola, e i Girgentini medesimi che si sottomessero. Khalîl soddisfece in apparenza ai Siciliani con deporre d'oficio gli 'âmil di Sâlem: commedia ripetuta e applaudita in tutti i tempi. Quanto a Sâlem, nè andò via da Palermo, nè perdè il titol di emiro, nè par gli fosse tolta altra autorità, che il comando dell'esercito.421 Di che imbaldanziva tanto l'animo servile, da non sapersi frenare una volta che, abboccatosi coi deputati girgentini e punto forse da loro, rimbeccò: non ridessero poi tanto; aspettassero, e vedrebbero se il principe non avea mandato Khalîl a vendicare il sangue dei soldati uccisigli nella rivoluzione.422
Calmati che parvero i Siciliani, Khalîl diè opera al freno da por loro in bocca. Il palagio o castello degli emiri in Palermo giacea fuor la città vecchia, nel medesimo luogo ov'è adesso la reggia.423 Provano ciò le stanze dei soldati rimaste lì presso nel decimo secolo,424 e il portico, o, come lo chiamarono ai tempi normanni, la Via coperta, che dalla cattedrale riusciva a quel sito e che per certo, ai tempi musulmani, avea congiunto il palagio alla moschea giâmi'; sì come a Cordova,425 a Kairewân,426 e ad Algeri.427 Posto dunque ad un miglio dal mare, e standovi di mezzo città sì forte e popol sì contumace, il palagio non era bel soggiorno agli emiri negli spessi tumulti palermitani. Al contrario, la penisola in sul porto dove par si fosse accampato Abu-Sa'îd nell'assedio del novecento sedici,428 offeriva sito difendevole, aperto agli aiuti di fuori, ed acconcio a vietarne ai Palermitani. Khalîl vi gettò subito le fondamenta d'una cittadella cui diè nome El-Khâlisa, che suona “L'eletta;” e in vero dovea rinserrare il fior dei leali: l'emiro, i suoi mercenarii da spada e da penna; palagio, arsenale, oficii pubblici; prigione: tutta la macchina governativa; come una Mehdia in piccolo, circondata di mura, e molto bene afforzata.429 All'uso dei tempi, Khalîl risparmiò danari, sforzando la gente a lavorarvi;430 oltrechè fece abbattere le mura della città vecchia, e toglierne un'altra fiata le porte.431 I Palermitani fremevano, e non poteano dar crollo.
407
Confrontinsi:
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Confrontinsi:
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411
Il testo ha
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Il nome non sarebbe molto diverso da Asaro, l'antica Assorus; ma l'a scritta con un'
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La Cronica di Cambridge, la sola che fornisca questo e gli altri particolari della guerra, dà il secondo vocabolo in guisa da potersi anco leggere Tâlis, Nâlìs, Iâlis e Mâlis. Il primo è suscettivo della ottima lezione
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Lo stesso MS. ha
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Così la
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Ibn-el-Athîr e Nowairi, ll. cc. Il secondo, che par abbia copiato qui la cronica primitiva, dice: “con un esercito e parecchi kâid.” Perciò questa voce non sembra adoperata nel significato generale di capitani d'esercito, ma in quel di condottieri di corpi minori.
418
Confrontinsi: Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 104 recto; e
419
420
Così la
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Si vegga qui appresso, Lib. IV, Cap. 1, p. 236. Sâlem rimase al certo in autorità insieme con Khalîl. Senza questo non si può trovare ragione plausibile dell'abboccamento coi Girgentini, nè dell'essere lui rimaso in palagio vecchio; nè del titolo di emir che gli si dà alla morte.
422
Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, Nowairi e Ibn-Khaldûn, ll. cc.
423
Fazzello, Deca I, lib. VIII, cap. II, scrive del palagio reale di Palermo:
424
Ibn-Haukal,
425
Makkari,
426
Bekri, versione di Quatremère,
427
Bargès, descrizione della Moschea principale d'Algeri al 1830, nel
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Veggasi il cap. VII di questo Libro, p. 157, 158.
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Ibn-Haukal,
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Ibn-el-Athîr, anno 325, scrive che “la gente fu molto aggravata nella costruzione della cittadella.” I pubblicisti musulmani, principalmente Mawerdi, ci danno il comento. Veggasi il cap. I di questo Libro, p. 10, nota 4.
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