Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele
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Читать онлайн книгу Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele страница 27
Onde afforzan le mura alla meglio; fanno preparamenti di guerra: Khalîl, dal suo canto, accozzò grosso esercito, tra i Siciliani e le forze recate d'Affrica; coi quali movea di Palermo il nove marzo del novecentrentotto. Usciti i Girgentini allo scontro, vinsero per sanguinosa battaglia, nella quale cadeano due capi di gran nome tra i regii: Ibn-abi-Khinzîr, ch'è lo stesso casato dell'emiro del novecentoundici; ed Ali-ibn-abi-Hosein della tribù di Kelb, genero di Sâlem e ceppo della dinastia che poi regnò in Sicilia. Pur l'esercito regio, poderoso e condotto dalla volontà inflessibile di Khalîl, non ostante la prima sconfitta, continuò l'assedio per otto mesi; nei quali non passò giorno che poco o molto non si combattesse; finchè, sovrastando la stagione piovosa, Khalîl levò il campo a' ventidue ottobre. Svernò alla Khâlesa; fece venir d'Affrica altri Berberi, come il provano i nomi de' capitani Wasâmâ e Ibn-Modû;432 ed attese a levar novelli tributi su le popolazioni siciliane che gli ubbidivano. Onde, oppresse della gravezza, mosse dall'esempio e dalle istigazioni dei Girgentini, si chiarirono ribelli tutte le castella e il popol di Mazara, scrive Ibn-el-Athîr, particolareggiando molto i casi di cotesta guerra. E le castella si deve intendere del Val di Mazara; trovandosi tutti in quella provincia i nomi dei quali si fa ricordo; nè parendo da altro indizio che fossero per anco sparse le colonie musulmane a levante del Salso. “Misero in campo (continua Ibn-el-Athîr) loro gualdane; la ribellione fece passi da gigante; scrissero all'imperatore di Costantinopoli, chiedendo aiuti; il quale mandò navi con uomini e frumenti.” A tal partito si scorge la disperazione; ed anco all'insolito accordo che par sia stato tra gli Arabi e i Berberi dell'isola; ed alla ostinatissima resistenza: e vincean la prova, se Palermo voleva o potea tentare uno sforzo estremo; se i sollevati sapeano sottomettersi ad unità di comando; e se la carestia non combatteva anco pei Fatemiti. Khalîl, nella primavera del novecentrentanove, cominciò la guerra ai passi delle Madonie: espugnò Caltavuturo, Kalat-es-sirât,433 Sclafani; le quali non si ritrae che fossero state soccorse dai distretti meridionali. Assicurate così le spalle e le vittovaglie, volse a ponente; occupò Mazara;434 indi una penisola, ch'io credo il Capo San Marco, dove fu preso un condottiero bizantino o di schiatta siciliana, per nome Foca o simile, cui Khalîl fe' morire tra i tormenti:435 indi mosse con tutte le genti all'assedio di Caltabellotta. Ebbela a patti, dopo sanguinosa battaglia vinta il dieci luglio; nè potè fare altra impresa fino al settembre, quando messe il campo a Platani. La quale giaceva a dieci miglia in circa da Caltabellotta, una ventina da Girgenti e sei dal mare: antica fortezza d'un miglio in giro, su la cima del monte chiamato in oggi di Platanella, che sorge stagliato e dirupato d'ogni banda su la ripa destra del fiume di Macasoli e su la sinistra del Lico, il quale ha mutato il nome in Platani. La trovarono i Musulmani al conquisto; la tenner anco sotto i Normanni, formidabile e munita d'una rôcca; vi s'afforzarono nelle guerre civili al principio del regno di Federigo Svevo, quando par siano stati smantellati i ripari, e il villaggio conceduto coi terreni alla Cattedrale di Palermo. Tantochè nel decimosesto secolo ne avanzavan, dice Fazzello, mirabili rovine, ed oggi il nome di Calata attesta su le carte geografiche il sito della rôcca.436
Indarno travagliossi Khalîl contro Platani; anzi abbandonò o perdè Caltabellotta; a ripigliar la quale avendo spiccato parte de' suoi, i Girgentini una notte di novembre assalivano improvvisi l'uno e l'altro campo; sforzavano quel di Caltabellotta; lo saccheggiavano, metteano in fuga gli assedianti. Khalîl allora risolutamente lasciò anco l'assedio di Platani, per concentrar tutte le forze contro Girgenti, nodo principale della guerra; per chiudere quegli audaci entro lor mura, sì che non gli facessero altra vergogna, e che sentissero più crudelmente la fame.
La quale straziava tutta l'isola; prodotta non tanto da inclemenza di stagioni e da' guasti inevitabili della guerra, quanto da satanic'arte di Khalîl; il quale non mentì al certo quando vantossi d'avere spento di ferro e di fame centinaia di migliaia d'anime in Sicilia. Ormai tutta la strategia stava nel nudrire i proprii soldati, poichè i nemici sarebbero morti senza ferite: e il capitano computista d'Affrica, facendo rapir ogni maniera di cibo che potesse, conseguiva a un tratto la salute de' suoi e la distruzion de' Siciliani. La carestia ingombrò cittadi e campagne, scrive la cronica del paese; padri e madri mangiarono i cadaveri dei figli; abbandonate dagli uomini, rovinarono le castella; le terre coltivate rinsalvatichirono: una infinità di gente, aggiugne il Baiân, fuggendo la carestia e i sicarii di Khalîl, riparò qua e là nei paesi di Rûm, ch'è a dire Italia o Grecia; dove la più parte si fecero cristiani. Mentre seguia nell'isola cotesto scempio, Khalîl stava all'assedio di Girgenti: poi lasciovvi forte schiera con Abu-Kelef-ibn-Harûn, ed egli si ridusse in Palermo, certo ormai dell'esito. E di marzo del novecenquaranta, Platani inespugnabile s'arrendè; Girgenti tenne il fermo finchè i più savii o avventurati si salvarono con la fuga; i rimagnenti aprirono le porte a patto d'uscire salvi, il venti novembre: ma Khalîl, quand'ebbeli nelle sue forze, spezzando la fede menolli in Palermo. Le altre castella spaventate a questo eccesso s'affrettarono a chiedere perdono, sperando placare il tiranno: tutta la Sicilia tornò al nome dei Fatemiti. Khalîl mandava a Kâim in Affrica le caterve dei prigioni da vendere;437 nè andò guari che parendogli queta ogni cosa, s'imbarcò egli stesso per l'Affrica a' dieci settembre novecenquarantuno; lasciando al governo di Palermo due delegati, per nome Ibn-Kufi e Ibn-'Attâf della tribù di Azd;438 chè Sâlem era morto l'anno innanzi. Si tirò dietro in altro legno i notabili di Girgenti. E in alto mare comandò di sfondare la nave; sì che tutti perirono.439
Donde gli annalisti musulmani si scoton di loro aritmetica impassibilità, venendo a parlare di questo Khalîl; e chi l'infama d'aver ecceduto ogni limite di efferata barbarie, chi nota aver costui fatto in Sicilia ciò che niun altro Musulmano osò prima nè poi in alcun paese. Si narra che al ritorno in Mehdia, sedendo un giorno a brigata coi primi della città, caduto il discorso su la guerra di Sicilia, l'empio si millantava: “Non saprei giusto giusto quanti ve ne feci morire; non furono più d'un milione, non meno di secentomila.” E fatta breve pausa, ripigliò: “Sì, per Dio, passarono i secentomila.” E una voce s'alzò, del maestro di scuola Abu-abd-Allah, che gli rispose senza cirimonie:440 “Va, Abu-l-Abbâs, che ti basta un omicidio solo,”441 alludendo al grave peccato ch'era di sparger sangue per caso di maestà.442
Non andò guari che Khalîl n'ebbe il gastigo dalle mani degli uomini; Minacciata Kairewân dal ribelle Abu-Iezîd, e tentennando i cittadini tra la paura delle sfrenate sue moltitudini, e l'odio contro casa fatemita, Kâim vi mandò il gran sicario della dinastia con una banda di mille Negri a cavallo. Il quale, all'usanza vecchia, cominciò a velare e maltrattare, e tentava anco la cura della fame, spazzando il contado con orribile guasto; ma fe' contrario effetto, poichè i cittadini mormorarono, poi cospirarono, e, come minor male, chiamarono Abu-Iezîd. Appressandosi l'esercito ribelle (ottobre 944), Khalîl perdè l'animo: uscì alla battaglia quasi sforzato; fuggì pria che si venisse alle mani; e corse a chiudersi nel palagio di Kairewân. Dove preso dai ribelli, l'uccisero coi suoi sgherri, e appiccarono il cadavere a un palo, alla porta chiamata di Rebi'.443
CAPITOLO X
Fortuneggiarono i Fatemiti in questa rivoluzione. Dicemmo noi che le sètte kharegite ardeano ab antico tra i Berberi, or covando, or divampando. Dal ramo degli Ibaditi si spiccò, com'egli avviene, novella affiliazione che prese nome di Nekkariti;444 e contaminò la giustizia dello scopo con la stolta iniquità dei mezzi; insegnando legittimi, l'omicidio, lo stupro, la rapina su tutti i non Nekkariti; ch'era a dir quasi tutto il genere umano. Gli ultimi proseliti par che oggidì rimangano gente industre e tranquilla, nell'isola delle Gerbe; ove al certo fecero gran parte della popolazione e corpo politico dassè, infino al decimoquarto e
432
Cotesti nomi dalla sola
433
Risponde a Collesano d'oggidì secondo le distanze notate da Edrisi, il quale la dà con questo nome istesso di Kalat-es-Sirât.
434
L'ordine delle operazioni militari di Khalîl è dato dalla
435
Il fatto e il nome nella sola
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Si vegga pel XII secolo la geografia d'Edrisi; pel XIII e XIV, i diplomi accennati da Pirro,
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La
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Il nome etnico di 'Attâf è dato dal solo Ibn-Khaldûn,
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Quest'ultimo periodo della rivoluzione si ricava in parte dalla Cronica di Cambridge, anni 6447 a 6450, presso Di Gregorio,
440
Era modo familiare il chiamare col
441
Confrontinsi:
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Peccato, poichè i pubblicisti più accreditati non permetteano di uccidere i ribelli presi con le armi alla mano, nè di tenerli in prigione finita che fosse la guerra, nè di prendere i loro beni, nè di far cattive lor donne e figliuoli. Veggasi Mawerdi,
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Confrontinsi: Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 104 recto;
444
Significa, “Que' che dicono: