Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele

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Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele

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secondo il Baiân a 5,000, e Nowairi dice 100,000, forse il numero totale dello esercito.

112

Il Principe, cap. XVIII.

113

Baiân, tomo I, p. 116; Nowairi nell'opera citata, p. 427, il quale registra questo fatto due anni prima del Baiân, cioè nel 278.

114

Questa riflessione si legge nel Baiân, l. c.

115

Nowairi, op. cit., p. 498. Veggasi ciò che notai a questo proposito nel Libro II, cap. X, p. 429 e 430 del primo volume.

116

Confrontinsi: il Baiân, tomo I, p. 117, 123; Nowairi, op. cit., p. 428, 429; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, versione di M. Des Vergers, p. 130 a 132. – Il Baiân, dal quale tenghiamo la narrazione degli onori resi a Meimûn, dice donategli tre sorte di vesti di seta: 1º kherz, o diremmo noi filosella, seta grossolana dei bozzoli forati dal baco; 2º wesci, credo drappo intessuto d'oro; e 3º dibâg, drappo operato e di varii colori. È trascrizione dal persiano dibâh, preso alla sua volta dal greco δίβαφος.

117

Nowairi, op. cit., p. 427.

118

Baiân, tomo I, p. 116.

119

Confrontinsi: il Baiân, l. c.; e Nowairi, op. cit., p. 427.

120

Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiat. di Parigi, fog. 33 recto.

121

Confrontinsi: il Baiân, tomo I, p. 116; Nowairi, op. cit., p. 436; e Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, traduz. di M. Des Vergers, p. 139.

122

Baiân, tomo I, pag. 127; Nowairi, op. cit., p. 437.

123

Veggasi il Libro II, cap. XII, p. 476.

124

Riadh-en-nofûs, MS. fog. 55 verso.

125

Libro II, cap. XII, p. 511.

126

Baiân, tomo I, p. 116. Su questa maniera di supplicio, usata nei paesi musulmani almeno fino al XVI secolo, si veggano Sacy, Chrestomathie arabe, tomo I, p. 468; Quatremère, arsione dell'opera di Makrizi, Histoire des Sultans Mamlouks, tomo I, pag. 72 e 182; De Freméry, nel Journal Asiatique, série IV, tomo III (gennaio 1844), p. 124.

127

Mi discosto in questo passo dalla versione di M. De Slane.

128

Op. cit., pag. 430.

129

Baiân, tomo I, p. 124. Ho seguíto piuttosto la cronologia di questa compilazione che del Nowairi, il quale reca il fatto nel 281 (894-895).

130

Confrontinsi: Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 35 recto; Baiân, tomo I, p. 281; Nowairi, op. cit., p. 430.

131

Confrontinsi: il Baiân, tomo I, p. 115 a 127; Ibn-Abbâr, l. c; Nowairi, op. cit., p. 428, 436, 437; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, fog. 139, il quale accenna appena le crudeltà del tiranno.

Ibn-el-Athîr, risoluto a lodarlo come principe forte e sostegno dell'islamismo, salta a piè pari tatti quei misfatti, e narra solo i principii del regno e la morte di Ibrahim; pur si lascia sfuggir dalla penna che l'eroe Abu-l-Abbas vivea in continuo terrore della “maligna indole del padre.” MS. A, tomo II, fog. 92 e 172; MS. C, tomo IV, fog. 246 verso, e 279 recto, anni 261 e 289.

132

Veggasi in questo medesimo Libro II cap. IV.

133

Baiân, tomo I, p. 115. Aggiugne il cronista che Ibrahim trovò con maraviglia il cuore confuso (leggo nel testo fânian) col fegato, e irsuto di peli. In Sicilia si dice d'uom tristo e vendicativo ch'abbia il cuor peloso; il quale pregiudizio o la frase può ben venire dagli Arabi. Quanto ai movimenti convulsivi che si narrano di Ibn-Semsâma, non mi sembrano più meravigliosi di quei che la storia ricorda di tanti altri decapitati; nè parmi strano che vi concorra il proponimento fermatosi in mente da un uomo nell'atto di ricevere il colpo mortale.

134

Confrontinsi il Baiân, tomo I, p. 126 e 127, e Nowairi, op. cit., pag. 436 seg. Entrambi citano Ibn-Rakîk, cronista affricano del X secolo, e il Baiân aggiugne aver trovato cotesti fatti anche in altri autori. Ibn-Abbâr, MS. citato della Società Asiatica di Parigi, fog. 35 recto, solo narra il fatto delle donne incinte sparate per cavarne il feto, dicendo che seguì l'anno 283 (896-897) e conchiudendo con la esclamazione: “enorme peccato contro Iddio, ch'ei sia esaltato.” Immediatamente appresso cita Ibn-Rakîk per uno aneddoto relativo alla deposizione di Ibrahim. In generale per la vita di questo tiranno si veggano i tre scrittori or citati e Ibn-el Athîr, Ibn-Kaldûn, e gli altri compilatori che più o meno ripetono gli stessi fatti. La più parte del racconto di Nowairi era stata tradotta, prima di M. De Slane, da M. Des Vergers, nelle note a Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, pag. 138, seg.

135

Martirio di San Procopio vescovo di Taormina, cavato dalla Traslazione del corpo di San Severino alla città di Napoli, presso Gaetani, Vitæ Sanctorum Siculorum, tomo II, p. 60, seg.; e presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tomo I, parte II, p. 269. L'autore è lo stesso della cronica dei Vescovi di Napoli, come lo prova il Muratori nel tomo citato del Rerum Italicarum, pag. 287, seg. L'altra narrazione alla quale alludo è il martirio dei fratelli siracusani, presso Gaetani, op. cit., tomo II, p. 59.

136

Confrontinsi: il Baiân, tomo I, p. 124, anno 285 (27 gennaio 898 a 15 gennaio 899), e il Chronicon Cantabrigiense, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 43, anno 6406 (1º settembre 897 a 31 agosto 898). Supponendo precise quelle due date, l'avvenimento si ristringe ai sette mesi che corsero dalla fin di gennaio a quella d'agosto 898. Si noti che il Baiân non spiega chi fosse il capo dei Berberi, e chi degli Arabi. Ma vi supplisce il nome di Hadhrami; poichè l'Hadramaut è regione a levante del Iemen. Se tuttavia rimanesse dubbio, lo toglie la Cronica di Cambridge dicendo che i Berberi, dopo assalito il giund, consegnarono agli Affricani Abu-Hosein e i suoi figliuoli. Quegli era dunque il lor capo. Ho corretto secondo la Cronica di Cambridge il soprannome di costui, che nel Baiân si legge Abu-Hasan.

137

Veggasi il Libro II, cap. IX, p. 390 del 1º vol., nota 4. Ho scritto il nome come si trova in Ibn-el-Athîr, anno 287, MS. A, tomo II, fog. 167 recto; e MS. di Bibars, fog. 123 recto. Il Nowairi, Storia di Sicilia, presso di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 11, dà il nome di Abu-Malek-Ahmed-ibn-Iakûb-ibn-Omar-ibn-Abd-Allah-ibn-Ibrahim-ibn-Aghlab. Questo compilatore, che in tutto merita minor fede, dice che Ahmed governò la Sicilia per ventisei anni (correggasi 28), dal 259 al 287 (872 a 900); dimenticando che nella Storia d'Affrica egli stesso avea nominato in quello spazio di tempo due altri emiri di Sicilia. Perciò suppongo che Ahmed fosse stato scambiato una prima volta, e rieletto, dopo molti anni, verso il 287.

138

Chronicon Cantabrigiense, presso di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 43. La versione stampata porta: Anno 6407 commissum est prælium in Franco Forth. Le due parole del testo, nelle quali parve di ravvisare questo nome geografico, sono sbagliate nelle edizioni di Caruso e Di Gregorio; poichè nel MS. originale, secondo la collazione che me ne ha fatto il cortese signor Power bibliotecario dell'università di Cambridge, si legge chiaramente la seconda voce mofâreka; e la prima, mancante di punti diacritici, si compone delle seguenti lettere: 1º f, ovvero k; 2º r; 3º b, t, th, ovvero i, n; 4º h, g,

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