presso Nicholson, An account of the establishment of the Fatemite Dynasty, p. 88.
243
Confrontinsi: Baiân, tomo I, p. 118; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, versione di M. Des Vergers, p. 145-147; Makrizi, presso Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 113, seg.; Ibn-Hammâd, MS. di M. Cherbonneau, fog. 1 verso.
244
Credo il 22 rebi' primo del 289 (5 marzo 902) più tosto che a mezzo giugno del medesimo anno. L'una e l'altra data si legge nei medesimi autori: ma forse non è errore, e la prima va intesa dello esercizio del potere supremo, la seconda della solenne inaugurazione per la quale forse si aspettò il diploma del califo abbassida. Veggansi le autorità citate qui sopra a p. 77, e Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 33 verso, che porta appunto la data del 22 rebi' primo.
245
Il mercoledì ultimo, secondo Ibn-el-Athîr, e penultimo giorno, secondo il Baiân, del mese di sciabân 290. Indi si vede che l'uno segue il calendario astronomico, e l'altro il conto civile, di che si è fatta parola al cap. III del Libro I, pag. 57, del 1º volume.
246
Detto Geziret-el-Kerrâth, ossia “Isola dei Porri.” Così fu chiamato dagli Arabi un isolotto a Capo Passaro in Sicilia, che ritien oggi il nome voltato in italiano. Ma credo qui si tratti della Geziret-el-Kerrâth in Affrica, a 12 miglia da Tunis.
247
Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 172 recto, seg., an. 289, e MS. C, tomo IV, fog. 279, stesso anno, e fog. 286 recto, seg., an. 296, e MS. Bibars, an. 289, fog. 129 verso; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 33 verso e 34 recto; Baiân, tomo I, p. 128, 138, 139; Nowairi, Storia d'Affrica, in appendice alla Histoire des Berbères par Ibn-Khaldûn, versione di M. de Slane, tomo I, p. 438 a 440; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, versione di M. Des Vergers, p. 146 a 149; Ibn-Abi-Dinâr, testo MS., fog. 21 verso, e traduzione, p. 87; Ibn-Wuedrân, nella Revue de l'Orient, décembre 1853, p. 429, seg.; Cronica di Gotha, versione di Nicholson, p. 51, 74, 75.
248
Rendo così la voce arabica tâbia, donde lo spagnuolo tapia e credo anco il siciliano taju. In quest'ultima voce la b par mutata dapprima, alla greca, in v, e poscia dileguata nell'j.
249
Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, MS. C, tomo IV, fog. 286 recto, seg., an. 296; Ibn-Khallikân, Wefiât-el-'Aiân, versione inglese di M. De Slane, tomo I, p. 465; Baiân, tomo I, p. 133 a 147, e Cronica di Gotha, presso Nicholson, p. 83 a 91; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, versione di M. Des Vergers, p. 150 a 156; Nowairi, Storia d'Affrica, in appendice alla Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, versione di M. De Slane, tomo I, p. 441 a 447; Makrizi, presso Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo I, p. 113 a 115.
250
Secondo i Sunniti era: “Venite alla preghiera ch'è migliore del sonno.” Gli Sciiti corressero: “Venite alla preghiera ch'è l'opera migliore.”
251
Confrontinsi: Baiân, tomo I, p. 137, 141 a 149, e Cronica di Gotha, versione di Nicholson, p. 64, 92, 96, seg.; Makrizi, presso Sacy, Crestomathie Arabe, tomo II, p; 115; Sacy, Exposé de la religion des Druses, tomo I, p. CCLXX, seg.
252
Veggansi le autorità citate da M. Sacy, Exposé de la religion des Druses, tomo I, p. CCXLVII, seg., e Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 88 a 92 e 95; e da M. Quatremère, Journal Asiatique, août 1836, p. 99, seg., il primo dei quali sostiene e l'altro confuta le pretensioni dei Fatemiti. Si aggiungano: Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fol. 6 verso; Baiân, tomo I, p. 292, seg.; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 37 verso. Non cadendo in dubbio che Sa'îd, o vogliam dire Obeid-Allah, discendesse da El-Kaddâh, i partigiani dei Fatemiti dovean provare la parentela di El-Kaddâh con Ali; ma niuno l'ha fatto.
253
Questo aneddoto è narrato nel Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fol. 7 recto, dove Abu-l-Kasem non è detto figliuolo d'Obeid-Allah, come questi lo spacciò e come scrivono tutti gli altri cronisti.
254
Confrontinsi: Tahîa-ibn-Sa'îd, Continuazione degli Annali d'Eutichio, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 131 A, fog. 87 verso, seg.; Kitâb-el-Fihrist, MS. di Parigi, tomo II, fog. 6 verso, seg.; Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 197 verso, e MS. C, tomo IV, fog. 290; Baiân, tomo I, pag. 149, seg.; Cronica di Gotha, versione di Nicholson, p. 100, seg.; Makrizi, presso Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 114, 115. Traggo la data del 20 agosto 909 da Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto.
255
Confrontinsi: Riâdh-en-nofûs, MS. di Parigi, fog. 67 verso; Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 197 verso, seg.; MS. C, tomo IV, fog. 290, seg., an. 296; Baiân, tomo I, p. 158, 159; Makrizi, Mokaffa', MS. di Parigi, Ancien Fonds, 675, fog. 222 recto; Ibn-Hammâd, MS. di M. Cherbonneau, fog. 3 recto.
256
Confrontinsi Ibn-el-Athîr e Makrizi, ll. cc. Veggasi anche nel Riâdh-en-nofûs, fog. penultimo, verso, un curioso aneddoto che si narra nella iniziazione d'Ibn-Ghâzi.
257
Iahîa-ibn-Sa'îd, continuatore di Eutichio, scrive Rûm, il qual nome si dava ad ambe le schiatte e comprendea perciò i Siciliani. La più parte probabilmente erano cristiani di Sicilia, convertiti o no. Uscì da questi giannizzeri fatemiti Giawher conquistatore del Marocco e dell'Egitto, ch'è chiamato ora Rûmi ed or Sikîlli, ossia siciliano.
258
Si legge nel Baiân, tomo I, p. 175 e 184, che il Mehdi nel 303 (915-16) fece il catasto dei poderi tributarii (dhi'â) prendendo la media tra il massimo e il minimo fruttato; e che nel 305 (917-18) levò una tassa addizionale sotto pretesto di arretrati. La sottile avarizia della finanza fatemita si ritrae da tante altre fonti.
259
Iahîa-ibn-Sa'îd, fog. 89 recto.
260
Riâdh-en-nofûs, fog. 67 verso. Il testo dice: “Prese i beni de' lasciti pii e delle fortezze.” Quest'ultima voce significa senza dubbio le città di provincia.
261
Riâdh-en-nofûs, l. c.; Ibn-Hammâd, MS. di M. Cherbonneau, fog. 2 recto.
262
Iahîa-ibn-Sa'îd, l. c.
263
Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 198 verso, e MS. C, tomo IV, fog. 290 verso; Ibn-Khallikân, nella vita di Abu-Abd-Allah lo Sciita, versione inglese di M. De Slane, tomo I, p. 465; Baiân, tomo I, p. 158, seg.; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto; Ibn-Hammâd, MS. de M. Cherbonneau, fog. 2 recto e verso.
264
Iahîa-ibn-Sa'îd, fog. 89 verso.
265
Non si trovava modo di pesar coteste masse di ferro. Egli usò una barca da bilancia idrostatica, caricandovi le porte e segnando ove arrivasse il pel dell'acqua. Alle porte fu sostituita poi tanta zavorra; e questa si pesò coi modi ordinarii.
266
Confrontinsi: Bekri, versione di M. Quatremère nelle Notices et Extraits de MSS., tomo XII, p. 479, seg.; Iahîa-ibn-Sa'îd, Continuazione d'Eutichio, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 131 A, fog. 89 verso; Ibn-el-Athîr, an. 303, presso Tornberg, Annales Regum Mauritaniæ, tomo II, p. 373; Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 38 recto.