Due amori. Farina Salvatore
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Mi ritrassi dalla spiaggia e ritornai sui miei passi.
–Oibò, conclusi dopo alcune ore dacchè andavo voltandomi e rivoltandomi sui fianchi nel mio letto; oibò! io sto saldo come una piramide; non ci andrò. E giuro che se questa dannazione mi dura ancora, io farò le mie valigie all'alba, e fuggirò questa città senza voltarmi indietro.
–Io fuggirò questa città senza voltarmi indietro, ripetei un'ora dopo.
–Per via di mare, bisbigliavami il mio demonio.
–No, in fede mia, viaggerò per terra. E partirò senza neppur vederlo questo signor S. a cui devo tanto supplizio.
–Ma egli se l'avrà a male.
–Tanto peggio per lui.
–E partirà senza i tuoi augurii-e pensa se il mare gonfiasse le sue tempeste.
–Buon per me che avrò evitato il pericolo.
XVIII
Il domani all'alba io faceva le mie valigie. Non avevo ancora deciso ove sarei andato; ma era fermo nel proposito di lasciare Genova.
Voleva far ritorno a Milano, voleva proseguire per alcun tempo ancora la mia cura in qualche paesuccio dei dintorni. Mentre io contendeva fra questi due partiti, il cameriere venne a dirmi che il signor S. del Nº 35 era sulle mosse per la partenza, e che domandava il permesso di venirmi a salutare.
–Il signor S., da capo col signor S.; pensai, assolutamente non ci è scampo; avrei dovuto immaginarlo. E dove vanno essi i passeggieri della vostra locanda? domandai asciutto.
Il cameriere mi guardò in faccia stupefatto.
–Convien distinguere, rispose; v'ha chi viene per via di mare e parte per via di terra, e chi invece giunto per terra s'imbarca…
–Non parlatemi d'imbarchi-voglio viaggiare per terra.
–Quand'è così, le vie sono molte…
–Ed è appunto per questo che io non so scegliere…
–Non comprendo.
–Me ne accorgo. State attento. Questo è il numero 80, non è vero? Il numero 81 è occupato?
–Da un inglese.
–Viaggia?
–È arrivato jeri.
–E il numero 79?
–Da un piltore dì paesaggi… va a Sestri.
–A Sestri? Ho il fatto mio; ora potele dire al signor S. che l'attendo.
XIX
A questo punto io non potea più dubitare della saldezza dei miei propositi; ma siccome m'aspettavo che la vista del signor S. e i suoi eccitamenti avrebbero ricercato ogni parte vulnerabile della mia risoluzione, mi raccolsi con tutte le mie forze per resistere all'attacco.
–Fuggirò per via di terra, mi ripetei.
E mi tenni così sicuro del fatto mio, che avrei sfidato le sirene a venirmi a provocare sulla spiaggia, che io tanto non mi sarei mosso un pollice dal mio terreno.
Il signor S. entrò nella mia camera. Partiva fra due ore; sarebbe sbarcato a Cagliari; offrivami i suoi servigi se io n'avessi bisogno.
Ci siamo, pensai. Risposi sorridendo, e ringraziandolo.
Il signor S. non insistette, e mutò discorso. Mi narrò i suoi viaggi per l'Italia, ciò che egli vi avea visto di buono, e ciò che parevagli biasimevole. Conversava assai bene, e da principio lo ascoltai con piacere. Ma da qualche tempo io m'era distratto; rispondevagli a monosillabi, e tal volta accennando del capo.
Convien sapere che io m'era fitto in capo che il signor S. fingesse parlarmi d'altro, ma che in fondo non avesse altra mira che trascinarmi con lui in Sardegna.
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