Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I. Amari Michele

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Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - Amari Michele

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Beladori, l c.; Baiân, p. 9, il quale riferisce l'impresa al 34, mentre Mo'âwia-ibn-Hodeig era in Affrica; e però è costretto a dire ch'egli mandò ad assaltare la Sicilia.

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Soprattutto le tre espedizioni ch'egli capitanò nell'Affrica propria gli anni 34 (654-5), 40 (660-1), e 50 (670); l'una delle quali si scambiava con l'altra fin dal tempo dei primi scrittori, come l'afferma Ibn-abd-el-Hakem, che visse nel IX secolo dell'era cristiana. Veggansi Ibn-abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 262, 263, e Ancien Fonds 785, fol. 109 recto e 122, e il Riadh-en-nofûs, fol. 9 recto.

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Riscontrinsi le citazioni che ho fatto sopra testualmente, e si giudichi se dian prova di tutti i fatti ch'io scrivo. Veggasi del rimanente Le Beau, Histoire du Bas-Empire, lib. LX, § 6, 36, con le correzioni del Saint-Martin. Parmi errore del Martorana, Notizie storiche dei Saraceni Siciliani, tom. I, p. 28, e, su le orme di lui, del Wenrich, di avere trascurato questa impresa, e tenuto come primo assalto de' Musulmani quello del 669.

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Le memorie e i documenti relativi a papa Martino, dalla esaltazione infino alla morte, si leggono presso il Labbe, Sacrosancta Concilia, tom. VI, dal principio alla p. 70. Vedi anche Theophanes, Chronographia, tom. I, p. 526 a 531; il Baronio, Annales, anni 649 e 651, con le correzioni del Pagi; e Le Beau, Histoire du-Bas Empire, lib. LX, § 4, seg. La strana accusa fatta a San Massimo si scorge dagli atti, presso il Labbe, Sacrosancta Concilia, tom. VI, p. 433.

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Corano, II, 250.

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Ibn-Abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 255 seg. Da lui solo è riferito l'episodio di Bosaisa; Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fol. 185 verso e seg., il quale pone la battaglia sotto l'anno 31, ma dice che secondo altri seguì il 34 (654-5), che è la vera data secondo gli scrittori bizantini, cioè: Theophanes, Chronographia, tom. I, p. 528, seg.; Cedrenus, tom. I, p. 756. Il numero di mille navi bizantine è dato da Ibn-Abd-el-Hakem, e da Isidoro de Beja scrittore cristiano di Spagna dell'ottavo secolo, presso Flores, España Sacrada, tom. VIII, pag. 282, seg., il quale riferisce la battaglia al 652.

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Theophanes, Chronographia, p. 525, seg., il quale dice positivamente a p. 532, che Costante si fosse deliberato a trasferire la sede dell'Impero a Siracusa; Anastasius Bibliothecarius, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. III, p. 141; Johannes Diaconus, Chronicon, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. I, parte II, p. 305. Paulus Diaconus, lib. V, cap. 5.

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Questa è la significativa frase del papa, e vi si legge: πλησοφοσηθεὶς, assicurato, fatto pienamente certo. Labbe, Sacrosancta Concilia, tom. VI, p. 19, 20; e Di Giovanni, Codex Siciliæ Diplomaticus, N. 272. L'epistola è data del 726, o del 730. Il Gibbon perciò avea piena ragione di dire che Costante fu vittima “di una tradigione domestica, e forse vescovile,” cap. 48. Lo zelo del clero siciliano contro i Monoteliti si vede dal gran numero di vescovi dell'isola che assistettero al concilio di Laterano del 649, e da una epistola di San Massimo presso Di Giovanni, Codex Siciliæ Diplomaticus, N. 258.

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Ibn-Abd-el-Hakem, MSS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 258, e Ancien Fonds 785, fog. 120 recto. Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fog. 186 verso, e 228 verso, narrando il fatto due volte sotto due anni diversi, 31 e 35, nota il disparere dei cronisti intorno la data, e cita il Tabari come colui che ponea la morte di Costante nel 35. Veggasi anche Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II, fog. 180 verso. Ibn-Abd-el-Hakem, al par che Ibn-el-Athîr, dà a Costante il nome di Costantino e lo dice figliuolo di Eraclio.

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Theophanes, Chronographia, tom. I, 558, seg. Veggasi anche Le Beau, Histoire du Bas Empire, lib. LXI, § 1, con le note del Saint-Martin, che crede si debba pronunziare Megegi il luogo di Mizize.

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Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Ar., 742 quinquies, tomo II, fog. 181 recto, fa menzione di coteste scorrerie e della morte di Abd-Allah “nella costiera di Marka, terra di Rûm;” cioè Italia o Grecia. Ancorchè quelle che or chiamiamo le Marche non fossero intese allora sotto questo nome, il vocabolo Marca appartiene piuttosto all'Italia che alla Grecia.

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Paulus Diaconus, lib. V, cap. 13, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. I, parte I, p. 481; Anastasius Bibliothecarius, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. III, p. 141; Johannes Diaconus, Chronicon, etc., presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tom. I, parte II, p. 305. La seconda impresa dei Musulmani, in Affrica è raccontata da Paolo dopo questa di Sicilia nel lib. VI, cap. 10. Da coteste autorità cristiane, o per dir meglio dall'unica tradizione che ripetono questi e altri cronisti, si sa che l'armata musulmana venisse d'Alessandria, dopo la partenza di Costantino Pogonato da Siracusa, che tornerebbe alla state o autunno del 669.

Le autorità musulmane sono citate di sopra (p. 84, nota 4, e p. 85, nota 1). Tra quelle il solo Baiân assegna una data a questa scorreria, e la fa supporre mossa d'Affrica, per comando di Mo'âwia-ibn-Hodeig che guerreggiasse in quella provincia. La data è del 46 (666-7), nè si deve esitare a correggerla secondo i Cristiani; poichè que' preziosi simulacri ci fan fede della identità della impresa. Replico che il diligentissimo Ibn-el-Athîr non fa molto di que' primi assalti sopra la Sicilia. Trovo soltanto ne' suoi annali, MS. C, tom. III, fog. 42 verso, sotto l'anno 49 (8 febb. 669, a 27 gennaio 670): “Quest'anno seguì la fazione marittima d'inverno alla quale andò O'kba-ibn-Nafi' con la gente d'Egitto.”

Debbo qui avvertire che il Rampoldi, Annali musulmani, tom. III, sotto il 668 porta la impresa di Abd-Allah-ibn-Kais, citando Nowairi, e aggiugnendo di capo suo che i Musulmani sbarcassero al capo Pachino. Poi sotto il 673, e come per lo più gli avviene senza citare alcuna autorità, narra il saccheggio delle campagne di Siracusa “per una divisione della gran flotta di Mohammed Ibn Abdallah,” ch'ei nell'anno precedente avea detto uscita “di Siria e d'Egitto” a far preda sul mare Egeo. Suppongo che il Rampoldi abbia veduto questo fatto in qualche moderna compilazione, come credo, persiana, chè non suole egli attingere ad altre sorgenti che a queste o a libri stampati in Europa; e forte sospetto che si tratti della medesima scorreria del 669, portata quattr'anni appresso per errore di cronologia. Han seguíto il Rampoldi, Martorana, Notizie storiche ec., tom. I, p. 29, citandolo, e Wenrich, Commentarii etc., lib. I, cap. 2, § 42, senza citare nè l'uno nè l'altro; e peggio, mettendo insieme questa impresa con una seguíta mezzo secolo appresso, e gittandole entrambe su le spalle del Nowairi, che parla soltanto della seconda.

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