Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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arrivati, ho visto che c'erano anche altri bambini che non avevo mai visto prima.

      Erano di varie misure, quasi tutti più grandi di me e guardando bene i loro modi di fare, di vestire, sentirli come parlavano, mi sembravano diversi tra di loro. Poi, giocando in totale libertà nel Paradiso senza vedere e sentire nessun grande vicino, parlando tra di noi, ho capito che ci eravamo incontrati, perché tutti noi, da tante città, avevamo appena fatto la stessa cosa.

      Eravamo venuti in campagna, per trovare i nonni.

      Per un lungo tempo, dal correre dietro ad un pallone, tutti insieme in un grande disordine, al fare le capriole, salire, scendere ed ogni tanto anche cadere dagli alberi o rincorrerci sul bel prato, abbiamo fatto un po' di tutto. Più passava il tempo, più stavamo scoprendo che eravamo tutti affannati, sudati e con i vestiti molto dipinti dai forti colori della terra, dell'erba, degli alberi e di qualche frutto schiacciato per terra. Poi, in un certo momento, è stato interrotto tutto dalla voce di una donna che da l'altra parte della stalla, ci chiamava ad andare per mangiare qualcosa di buono. Mentre la voce della donna diceva ancora qualcosa, un'altra voce, vicinissima a me, gridava: < chi arriva l'ultimo è... >

      Dopo, non ho più capito nulla perché, seguivo i più grandi che correvano già.

      Il problema grosso è stato, quando dal piccolo cancelletto, di fianco alla stalla, non siamo riusciti a passare tutti insieme e forse, quello era anche il segnale che il nostro Paradiso finiva li.

      Eravamo tornati nel cortile.

      Siamo entrati tutti in casa dall'ultima porta verso la stalla, lì dove non ero ancora entrato.

      Era una stanza molto grande e piena di gente in quel momento. Molti di loro non avevo mai visto prima. Non sono riuscito a capire quasi nulla di come era fatta quella camera, ma dai profumi che sentivo, ero sicuro di essere entrati nella cucina. Nell'attimo dopo, mi sono visto d'avanti una faccia molto, molto bella.

      Non lo so se era una ragazza grande, o una donna molto giovane, ma so che il profumo delle creps sul grosso piatto nelle sue mani, in quel momento d'avanti al mio naso, non mi faceva più pensare a niente altro, e prima ancora di sentire la sua voce, stavo già masticando il primo boccone.

      Appena assaggiata ho sentito che era ancora più buona di quello che pensavo.

      Era molto soffice e dentro aveva una marmellata scura, con un gusto che conoscevo molto bene, perché ogni tanto a casa, mentre mi gustavo quella buonissima marmellata, sentivo che era la marmellata di prugne fatta e mandata dalla nonna.

      Dopo la prima, è arrivata anche la seconda, la terza ed inutile dire che nella fretta di mandarle giù per poter prendere subito un'altra prima che finivano, un po' di quella buona marmellata, invece di finire n bocca finiva sui vestiti, provocando un grande dolore, perché andava sprecata.

      Mentre noi piccoli stavamo svuotando il vassoio delle creps ed il contenitore dell'acqua fresca, i grandi che riuscivo a vedere sempre meglio nella bassa luce della cucina, donne e uomini, continuavano i loro racconti.

      I posti dove ci si poteva sedere o stare comodi, erano tutti pieni ed era molto bello vederli, ma la cosa ancora più bella era che oltre il silenzio disturbato soltanto dalle loro voci, nei loro racconti, si sentiva una grande pace in quale ci siamo persi anche noi piccoli, ognuno appoggiato alla sua mamma come i cuccioli, ascoltando quelle storie dei grandi.

      Era una di quelle cose che mi facevano sentire tranquillo e sazio.

      Beato.

      La tranquillità è aumentata sempre di più, vedendo che nessuno dei grandi protestava per i nostri vestiti molto sporchi. Come se nessuno vedeva niente.

      Il motivo non lo sapevo, ma sentivo che era un giorno di grande festa per tutti.

      Poi, quando dalla finestra ho visto che il sole cominciava a scendere per andare a dormire, la cucina è cominciata a svuotarsi finché siamo rimasti: noi quattro, con i miei nonni, le mie cuginette e la loro mamma.

      Loro abitavano li, sulla stessa via, molto vicino ai nonni ed il loro papà non c'era, perché al lavoro.

      Quasi subito dopo, mentre si alzava, il mio nonno ha chiesto a noi piccoli se volevamo darli una mano nel suo lavoro.

      Stava ancora parlando quando è uscito di casa, ma con tutti noi già intorno a lui.

      Seguendolo in tutto quello che faceva, ci siamo trovati dietro casa nel cortile delle galline, e mentre lui buttava per terra da un grosso contenitore dei bellissimi chicchi gialli, insegnandoci che erano di grano turco, guardavamo la calca che si era formata attorno a noi.

      Vedendo sorridevo, perché sembravamo noi con il piatto delle creps.

      Finito lì, il nonno ci ha dato il compito di tornare tra un po’, per chiudere tutte le gabbie dopo che ogni creatura sarà entrata al suo posto per la notte, poi siamo ritornati nel cortile. Insieme a lui, per la prima volta mi sono avvicinato al cane e mentre le dava da mangiare lo toccato.

      Per me è stato come volare sulla luna.

      Era la prova di coraggio più grossa mai fatta fino in quel momento della mia vita.

      Quasi subito dopo, guardandolo bene, mi è sembrato di vedere che non aveva la faccia di un cane cattivo, anzi. Purtroppo, non ho fatto in tempo a concludere tutti i miei pensieri e preparare i miei progetti futuri su come fare amicizia con il cane, perché ci siamo trovati nella casetta dei maiali ed anche loro, come le galline prima, facevano un gran rumore. C'era una spinta ed un movimento continuo alla ricerca del posto migliore, mentre mangiavano molto veloce e con tanto appetito. Dopo un po' di risate ed un po' di carezze, siamo usciti per poi entrare nella stalla.

      Siamo entrati da una porta diversa di prima ed appena dentro, dopo aver preso un attrezzo che sembrava una nostra forchetta da tavola, ma con quale poteva mangiare un gigante, mio nonno ha cominciato a tirare giù del fieno, dalla parte alta della stalla. Faceva un bel rumore mentre cadeva giù ed il profumo era ancora più buono di quello del materasso. Poi, ha aperto una piccola porta di legno dentro la parete ed è stato bellissimo vedere comparire da l'altra parte l'immensa testa di Viola, la mucca nella stalla. Era così grande che non ci stava tutta nella porta ed il suo faccione buono, non metteva paura. Anzi, ci ha dato il coraggio di accarezzarla uno alla volta, anche se le sue corna erano molto grosse e la lingua molto ruvida.

      Quando il nonno ha cominciato a mettere il fieno nella sua mangiatoia attraverso la piccola porta, sembrava che si capivano benissimo, perché lei, con dei movimenti lunghi e molto lenti, dopo essere quasi uscita dalla piccola porta quando l'abbiamo accarezzata, ha tirato indietro la testa, lasciando lo spazio al nonno per metterle il cibo.

      Al lavoro finito, siamo usciti dal cortile ed eravamo sulla via di terra.

      Dopo aver fatto pochissima strada, ci siamo trovati d'avanti ad un piccolo fiumiciattolo che scorreva tranquillo e senza fare nessun tipo di rumore. Mentre il mio nonno stava riempiendo i due secchi che aveva portato, un po' più su, ho visto una piccola diga. Fatta di pezzi di legno, erba e terra. Le mie cugine mi hanno subito spiegato che quello è il posto dove i bambini vanno a giocare nelle giornate molto calde.

      Appena ritornati nel cortile con i due secchi pieni di acqua, siamo andati subito alla stalla. Questa volta siamo entrati dentro, lì dove c'era Viola ed il suo piccolo. Mentre lei, sempre con dei movimenti molto lenti, ha cominciato a bere, finalmente

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