Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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bene come mai prima.

      Mi faceva sentire più libero che mai.

      Beato.

      Tutto è stato interrotto una mattina, quando mia mamma ha cominciato a fare cose strane, che non aveva mai fatto prima in quei giorni da sogno.

      Mi ha svegliato e fatto scendere dal letto molto presto, anche se di solito dormivo quanto volevo. Fatto lavare e mangiare senza più lasciarmi tutto il tempo che volevo. Poi, mi ha vestito con dei bei vestiti da città ed era per la prima volta da quando eravamo arrivati, che mi diceva di fare attenzione a non sporcarmi.

      Non ho chiesto nulla, ma cominciavo a preoccuparmi per mia mamma.

      I comportamenti non erano più come quelli tranquilli e morbidi dei giorni prima e lei non era più serena e rilassata.

      Speravo soltanto che se le era successo qualcosa, non era molto grave.

      Con lei per mano, siamo usciti dal cortile ed abbiamo cominciato a camminare e più andavamo avanti, più vedevo che stavamo facendo al contrario, la strada che avevamo fatto insieme al nonno, appena arrivati con l'autobus.

      Arrivati quasi al punto dove eravamo scesi, siamo entrati nel cortile di una casa molto grande, sull'altro lato della strada.

      Sentivo già il cuore nel petto che cominciava di nuovo a correre, ma appena siamo arrivati nel bel parco verde dietro alla grande casa, il cuore è tornato a camminare, perché lì, c'erano quasi tutti i miei nuovi amici.

      Ognuno, con la sua mamma.

      Tutti vestiti da città, non più da battaglia.

      Non mi piaceva tanto quello che stava succedendo, perché ognuno di noi, tenuto per mano dalla sua mamma, non era più libero di fare quello che voleva e le facce delle mie amiche e dei miei amici, sembravano più triste di quelle che conoscevo già abbastanza bene.

      Non vedevo la mia, ma eravamo della stessa squadra.

      Quasi subito è arrivata una signora che non avevo mai visto prima ed insieme a lei, siamo entrati tutti, nella grande casa e poi, dopo pochi passi, in una grossa camera piena di tavolini e sedie.

      Tutte a nostra misura.

      Appena entrati, ho sentito la mia seconda mano tornare libera.

      Anche se dentro la grossa camera, c'era tutto il nostro gruppo di amici, mentre ognuno di noi si sedeva su una sedia, non si sentiva più quella cosa tranquilla e bella che ci faceva stare bene tutti insieme, ma una cosa diversa.

      Sembrava che eravamo uniti, perché stavamo soffrendo tutti nello stesso modo e non più perché ci stavamo divertendo.

      Forse aiutati dagli alberi e dal tanto verde che si vedevano nel parco attraverso le grandi finestre, ancora di più dal canto degli uccellini che si sentivano fuori e molto dal profumo della buona aria che entrava, un po' di serenità stava quasi tornando.

      All'improvviso, come ad un segnale, tutte le mamme sono andate via.

      Rimasti soltanto con la nuova signora, lei ha cominciato a tirare fuori dai grossi armadi, dei giochi di plastica ed altre cose che non avevo mai visto prima.

      Con il suo aiuto, abbiamo imparato come si usavano e come si poteva giocare con tutte quelle cose nuove per me.

      Era tutto bello, ma non così bello come era quando eravamo noi da soli.

      Stavamo tutti giocando e stavamo bene, ma non eravamo allegri e gioiosi come sempre.

      Si rideva molto meno e le facce dei miei amichetti sembravano più tristi.

      Di sicuro, lo era anche la mia, perché dentro mi sentivo così.

      Poi, siamo usciti fuori, nel grande parco ed anche se era molto bello, con tanti giochi, il nostro Paradiso era un'altra cosa.

      Non lo so quanto tempo era passato, ma quando il sole era abbastanza alto, luminoso e forte, le mamme sono tornate tutte e dopo aver salutato la nuova signora, siamo andati via.

      Arrivati a casa dei nonni, ho capito che era il momento giusto per il pranzo e mentre si mangiava, più di una volta ho sentito i grandi che dicevano guardando me: < è pronto! >.

      Non ho dato tanta importanza, perché pensavo già al bel pomeriggio da passare con i miei amici nel Paradiso, o da qualche altra parte.

      Da lì a poco, è arrivato il momento di ritornare a casa nostra.

      Non mi dispiaceva, ma rimpiangevo e piangevo forte per tutto quello che lasciavo.

      Sono riuscito a fermarmi dal pianto, soltanto quando il mio nonno, mi ha detto di pensare a quanto sarà bello il prossimo anno, quando sarò più grande e potrò fare cose ancora più belle di quelle appena fatte e vissute.

      Tornati a casa, quasi subito siamo andati tutti insieme a comprare quello che serviva al mio fratello per la scuola e quello che serviva a me per andare al' asilo.

      

      

      Perché ero pronto!

      L'immenso mondo fuori casa

      Entravamo ed uscivamo tutti insieme in dei negozi dove non ero mai andato prima.

      C'era tanta gente, tanta confusione e la cosa non mi piaceva.

      Riuscivo a rimanere un po' contento soltanto perché erano tanti bambini e bambine di tutte le misure. Poi c'era un po', ma soltanto un po' di curiosità per quei vestiti che mi dovevano comprare per andare all'asilo.

      La curiosità è stata quasi subito esaurita, e dopo che mi hanno fatto provare quella specie di vestito da donna chiamato grembiulino, che non vedevo l'ora di togliere, e quella specie di borsetta come quella del postino ma a mia misura, anche quella poca curiosità era scomparsa.

      Non vedevo l'ora di tornare a casa.

      Appena arrivati a casa, sono andato subito dalle mie macchinine, perché il discorso dell'asilo per me era già chiuso.

      L'unica cosa buona in quel momento era l'entusiasmo di mio fratello per l'elegante vestito che doveva indossare a scuola e la montagna di quaderni, matite colorate, birro, pene stilografiche e tante altre cose nuove ed interessanti che riempivano il tavolo in quel momento.

      Soltanto dopo qualche giorno, quando ero da solo con mia mamma, mi ha detto che dovevo indossare di nuovo il grembiulino, per vedere se andava tutto bene.

      Dopo averlo fatto, mia mamma mi aveva chiesto di tenere i miei due indici tesi ed intorno, è passata più volte con una fascia rossa di seta larga quanto le mie dita, che ha fatto diventare all'improvviso, una bella farfallina.

      Vestito e con la farfallina intorno al colo, mi sono visto per la prima volta allo specchio.

      Sembrava tutto meno brutto di come pensavo.

      Con

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