Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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ci stavamo avvicinando alla scuola, più mi sembrava di vivere una giornata completamente diversa da tutte le altre.

      Una giornata di grande festa.

      Era un po' come nel primo giorno, soltanto che sembrava ancora più festa.

      C'erano dei bambini, non tanti, che portavano dei mazzi di fiori, ed anch'io come loro, avevo in mano un bel mazzo di rose bianche.

      In più, nessuno di noi, aveva la borsa che portava di solito con i libri, quaderni e tutte le altre cose che servivano tutti i giorni.

      Arrivati nel grande cortile, si e aperto un altro mondo.

      Per me tutto nuovo.

      Tutti i bambini, dai più piccoli, ai più grandi erano radunati in un ordine molto bello da vedere.

      Tutte le classi, una di fianco all'altra, quasi attaccate tra loro.

      Quando sono arrivato, sono andato con la mia classe e più venivano i bambini, più prendeva forma una grande ed ampia lettera “U”, che facevamo tutti noi insieme ed alla fine, al centro del lato libero, c'era un palo di ferro altissimo.

      All'interno di questa lettera, nello spazio libero, avremmo potuto benissimo giocare una partita di calcio.

      Ogni classe, era messa su quattro fila e di fianco la propria maestra.

      Sembrava un disegno perfetto.

      D'avanti al grande palo, c'era un grosso tavolo addobbato a festa.

      La grande lettera “U” era pronta, ed ero meravigliato di tutti noi bambini.

      Non riuscivo quasi a credere quando dopo aver chiesto alla mia maestra in quanti eravamo, mi ha risposto: < Più di mille >.

      Sul lato libero della lettera “U”, c'erano i genitori.

      Molto meno bravi di noi.

      Stavano tutti insieme in modo non ordinato.

      All'improvviso, quel rumore di voci, immenso, ma non forte, si è fermato all'improvviso.

      Se una mosca sarebbe volata vicino a me, l'avrei sentita benissimo.

      In quel momento ho visto che soltanto noi, i pulcini del primo anno avevamo la divisa con quale andavamo a scuola tutti i giorni.

      Gli altri, erano diversi.

      I maschietti avevano i pantaloni blu scuro della divisa e le femminucce una gonna molto bella dello stesso colore. Nella parte alta, avevano tutti una camicia bianca. La cosa tutta nuova per me, era che intorno al colo, avevano una specie di fazzoletto rosso e su tutto il bordo del fazzoletto c'era il tricolore della bandiera nazionale. Tutti, avevano sul capo un basco bianco.

      Non ho fatto in tempo ad aprire bocca per riempire di domande, come al solito, la mia maestra, perché il grande silenzio, è stato interrotto da un bel suono di trombe.

      Quando è cominciato, i grandi vestiti di bianco, tutti insieme nello stesso momento, hanno alzato il braccio destro, mettendolo d'avanti alla fronte.

      Sembrava un saluto come quello dei soldati nei film di guerra, ma era un po’ diverso.

      Più il suono delle trombe si avvicinava, più si sentiva che l'emozione in tutti noi, stava crescendo.

      Dopo pochi attimi, dal lato libero della lettera “U”, di fianco ai genitori, sono arrivati quattro ragazzi che suonavano le trombe.

      Camminavano in due coppie, una dietro l'altra.

      Subito dopo, c'erano altre due coppie.

      Due ragazze d'avanti e due ragazzi dietro.

      Tutti e quattro insieme, tenevano con una mano alta e bene in vista, la bandiera tricolore del paese.

      Dietro a tutti loro, c'era il direttore della scuola ed altre due persone.

      Appena arrivati vicini al grosso palo di ferro, le trombe si sono fermate e mentre i ragazzi con la bandiera, la legavano al filo steso su tutto il palo, i ragazzi più grandi, quelli vestiti di bianco, tutti insieme, hanno cominciato a cantare la stessa canzone.

      Mentre loro cantavano, uno dei ragazzi con la bandiera, ha cominciato a girare una piccola manovella, facendo salire sul palo di ferro la bandiera.

      Quando e arrivata in cima, si sono fermati tutti ed è ritornato il grande silenzio.

      Era stata una cosa molto bella da vedere, molto emozionante.

      Ho sentito un brivido freddo sulla schiena.

      Noi non avevamo cantato e non sapevo bene cosa stava succedendo, ma sentivo che eravamo tutti uniti e che facevamo parte di quel grande gruppo.

      Bello ed organizzato.

      Eravamo tutti insieme.

      Dopo pochi attimi di silenzio, il direttore ha proclamato aperta la festività di premiazione dei migliori allievi di quel anno scolastico.

      Nell'attimo successivi, la nostra maestra, ancora più bella del solito, ci ha detto di restare lì cosi come eravamo. Non muoverci per nessun motivo e chi si sentiva chiamato per nome, doveva andare da lei.

      Poi, è andata dietro al grosso tavolo addobbato.

      Da quel momento, uno alla volta, partendo da noi piccoli, ogni maestro andava dietro, al centro del tavolo e chiamava alcuni allievi per nome. Vedevo che gli allievi chiamati si avvicinavano, davano alle maestre i bei mazzi di fiori, e le maestre, dopo averli baciati, davano loro qualcosa. Poi, ognuno tornava al posto suo, ma non prima di essere applaudito.

      Tutto molto bello da vedere.

      Quando però, al centro del tavolo è andata la nostra maestra e ho subito sentito il mio nome, è stato come se addosso mi era appena caduto il sasso più grande del mondo.

      All'improvviso mi sembrava di non sentire più.

      Mi sentivo molto piccolo.

      Ero diventato così pesante che mentre camminavo, mi sembrava di farlo nello stesso posto.

      Mentre mi avvicinavo al tavolo, le persone dietro, mi sembravano sempre più grandi ed il tavolo immenso. I bambini sempre più numerosi e mi sembrava di essere tutto sudato.

      Il mio respiro, diventava sempre più affannato.

      Appena sono arrivato, dopo un abbraccio ed una carezza sulla guancia, la mia bella maestra mi ha attaccato al suo fianco, alle sue gambe.

      La pace è ritornata subito.

      Ho visto in quel momento, quanto era bello il verde molto chiaro del suo vestito, quello chiaro, come il gelato.

      Con me attaccato a lei, quando ha detto al microfono nell'altra mano, che in quel anno, ero stato il migliore nella nostra classe ed avevo

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