Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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sentiva forte la festa.

      I dubbi che mi erano venuti prima, se mi piaceva ancora diventare pioniere, erano svaniti tutti, perché in quel momento ero felice di esserlo. Poi, quando tutti insieme, uno ad uno, con i genitori, da soli, con e senza la maestra, abbiamo fatto le foto, ho anche visto che eravamo tutti molto beli vestiti da pionieri.

      Più luminosi.

      La festa si sentiva ancora di più.

      Andando verso casa, insieme ad altri colleghi che vivevano vicino ed i loro genitori, ci siamo fermati alla confetteria, per concludere la festa con dei bei dolci e succhi di frutta, fatti lì, nel loro laboratorio.

      A poche settimane distanza, dopo che tutti i bambini della classe erano diventati pionieri, la maestra ci ha detto che un giorno dovevamo fermarci dopo scuola, al meno per un’ora.

      Per fare le elezioni nella nostra classe.

      In quel periodo, ci sono state così tante cose nuove, così tanti comportamenti nuovi belli e meno belli e così tante parole sentite per la prima volta e tutto in così poco tempo, che ho deciso di smettere a fare domande ai grandi su ogni cosa e scoprire tutto al modo mio.

      Nel giorno in qui la maestra ci ha detto di andare a scuola vestiti da pionieri il giorno dopo, perché c'erano le elezioni, ho soltanto obbedito, aspettando con curiosità, ma senza entusiasmo di vedere cosa doveva succedere.

      Dopo scuola, nella nostra aula, ci siamo preparati e stavamo aspettando gli ospiti.

      Dovevano venire ragazzi delle medie insieme alla loro dirigente della classe. Mentre li stavamo aspettando, la maestra ha messo bene in vista, d'avanti alla lavagna, le due bandiere della nostra classe.

      Quando la porta si è aperta, in modo molto ordinato, sono entrati i due porta bandiera con le due bandiere della loro classe, tre ragazze, due ragazzi e dietro a loro, la dirigente della loro classe.

      Dopo che la loro dirigente ha posato sulla cattedra il grande vassoio che aveva in mano ed i ragazzi si sono sistemati d'avanti alla lavagna in una specie di formazione, tutti insieme abbiamo cantato l'inno nazionale, poi, la dirigente ha dato loro il commando di riposo. In quel momento ho visto che tutti, avevano un filo che scendeva dalla spala sinistra al taschino della camicia, uguale come forma ai tre visti, quando siamo stati fatti pionieri, ma di colori diversi.

      Uno, era giallo e quattro erano rossi.

      I ragazzi venuti, hanno cominciato a spiegarci che la nostra classe si doveva organizzare ancora di più per poter dare risultati sempre migliori nello studio e nel lavoro.

      Per farlo bene, doveva essere organizzata in quattro gruppi.

      Ogni gruppo avrebbe avuto il suo comandante e tutti i gruppi, sarebbero stati guidati dal comandante della classe, della nostra piccola unità.

      I ragazzi appena venuti, erano i compagni comandanti dei gruppi ed il compagno comandante della loro classe.

      La dirigente aveva portato sul vassoio, i figli colorati da consegnare ai futuri compagni comandanti della nostra classe.

      Non riuscivo a comprendere perché dovevamo organizzarci ancora di più.

      Noi stavamo bene insieme cosi e nessuno aveva mai litigato con nessuno.

      Eravamo amici.

      Giocavamo insieme e da poco tempo avevamo anche saputo che l'anno prima siamo stati la seconda migliore classe come risultati nello studio, tra le otto classe della prima elementare. Eravamo obbedienti alla nostra maestra che poche volte si è dovuta arrabbiare con noi. Per me andava tutto bene cosi e non mi piaceva quella cosa di formare quattro gruppi.

      Non sapevo come si doveva fare, ma per me, quattro gruppi, voleva dire non più un gruppo solo.

      Voleva dire divisione.

      Come quasi sempre in momenti così, i miei pensieri si fermavano soltanto quando erano interrotti da qualcuno.

      La dirigente ha ripreso a parlare, dichiarando aperta la cerimonia delle elezioni.

      Ci ha spiegato che dovevamo già cominciare a scegliere il comandante del primo gruppo e che per farlo dovevamo seguire la "procedura" che usavano tutti.

      Noi piccoli, dovevamo proporre tre nomi di nostri colleghi, poi, per ognuno si votava alzando la mano. Una sola volta, per il proprio preferito.

      Abbiamo ripetuto la stessa cosa e quando i quattro compagni comandanti di gruppo erano scelti, sono andati d'avanti alla classe per ricevere quel filo rosso dalla dirigente.

      Tra i quattro scelti, c'ero anch'io.

      Ero il compagno comandante del primo gruppo.

      Quando la dirigente, mi ha messo il filo rosso alla spallina della mia camicia e poi lo ha attaccato al bottone del taschino sinistro, dentro mi sentivo fiero e molto contento dei miei risultati, ma subito dopo, i miei pensieri si sono fermati, perché ho dovuto dare la mano e salutare, con il saluto dei pionieri, la compagna dirigente.

      Quel saluto come da soldato, ma con la mano d'avanti alla fronte, senza toccarla.

      Mentre lei faceva la stessa cosa con gli altri miei amici scelti, ho potuto guardare con attenzione quel filo rosso.

      Il colore era molto bello, intenso e profondo.

      Come il sangue.

      Non era un filo, ma un cordone di seta.

      Erano intrecciati tre fili più fini e l’ho capito perché al lavoro manovale, avevamo appena imparato a intrecciare con tre fili. Alla fine della parte bassa, dopo l'aggancio al bottone del taschino, due dei tre fili, scendevano per qualche centimetro e finivano con due palline molto dure che sembravano le ghiande che piacevano tanto ai maiali dei nonni. Anche loro rivestite di seta.

      Appena finito con il compagno comandante del quarto gruppo, la nostra maestra, ha cominciato a chiamare per nome uno ad uno, tutti gli altri nostri colleghi ed ognuno si metteva dietro al comandante di gruppo scelto dalla nostra maestra. Quando tutti i banchi erano vuoti, la compagna dirigente ci ha detto di fare altre tre proposte, per scegliere il compagno comandante di classe. Dopo che tutti noi, in piedi ed in formazione d'avanti alla lavagna, abbiamo votato le proposte fatte, non riuscivo a credere quello che avevo appena sentito.

      Avevano scelto me.

      La compagna dirigente, mi ha tolto il cordone rosso appena messo, ed al posto suo, mi ha messo quello giallo.

      Poi e stato scelto un nuovo comandante di gruppo al mio posto.

      All'improvviso, è diventato tutto bellissimo.

      Mi sembrava quasi una ripetizione della premiazione del primo anno di scuola.

      Quella bellissima cerimonia, dove tutto il mio lavoro, veniva riconosciuto.

      Veniva ripagato.

      Avrei avuto voglia di volare per festeggiare bene.

      Avrei voluto gridare al mondo, al mio mondo, quanto ero felice.

      Avrei

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