Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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ed ancora di più a chi mi ha proposto, ma subito dopo, la compagna dirigente, ha cominciato a parlarmi dei miei doveri come comandante della nostra classe.

      Tutto è diventato di nuovo molto serio.

      Cosi serio, che non mi ricordavo più quale era la ragazzina che ha proposto il mio nome.

      Dopo che la nostra maestra, ha nominato un ragazzino ed una ragazzina, come porta bandiera della nostra classe, abbiamo cantato tutti insieme l'inno dei pionieri che nel fra tempo avevamo imparato, poi, la compagnia dirigente ha dichiarato chiusa la cerimonia e con i suoi allievi, sono andati via.

      Non vedevo l'ora, perché ero convinto che subito dopo, saremo andati via anche noi ed avrei potuto far' vedere a tutto il mondo, a tutto il mio mondo, quanto di bello mi era successo in quel giorno.

      Far' vedere ai miei genitori il cordone giallo e bello come il sole nei giorni d'estate.

      Purtroppo non è successo subito, perché la nostra maestra, dopo che ci ha mandati nei banchi, ha cominciato a parlarci dei nostri doveri, come comandanti, soprattutto quello della classe.

      Delle nostre responsabilità nei confronti di tutti.

      Prima di tutto, dei nostri colleghi meno bravi nello studio, nei confronti dei nostri colleghi che avevano più problemi e di tutto quello che avremo dovuto fare per la nostra classe, la nostra scuola, la nostra città ed il nostro paese.

      Tutti ancora più uniti da quel giorno in poi.

      Ci stava parlando del piano economico, lavoro volontario e tante altre cose nuove che in quel momento non sapevo che cos'erano. Non sapevo come avremo dovuto e potuto fare tutto, perché erano cose di qui sentivo parlare per la prima volta nella mia vita.

      Non ero molto attento a quello che ci raccontava, perché mi incuriosiva molto di più un'altra cosa.

      Quello che ci stava raccontando, di sicuro lo avrei scoperto, conosciuto e capito bene, quando arrivava l'ora di fare tutte quelle cose.

      Mi incuriosiva lei ed ero molto attento a questo.

      Era per la prima volta che la nostra bella maestra ci parlava di quelle cose ed in quel momento, non lo so perché, era diventata meno bella. La pace e la tranquillità che sentivo sempre con lei, non c'erano più ed ascoltarla, era meno interessante del solito.

      Non capivo perché succedeva.

      Appena ha finito e dopo averci salutato a noi comandanti, dandoci la mano, ho deciso che a tutto quello avrei pensato in un altro momento, perché volevo che niente e nessuno doveva disturbare quei miei momenti di immensa soddisfazione.

      Gioia e felicità.

      La strada fino a casa, con gli amici insieme a quali si camminava sempre, è sembrata più corta del solito.

      D'avanti al ingresso del condominio, sulle grosse panchine, come spesso capitava nelle giornate belle, soleggiate e luminose come quella, c'era della gente. Sono rimasto molto contento, felice, quando i grandi si sono congratulati con me, per il mio cordone, dicendomi che: < Ero appena diventato motivo di orgoglio, per il nostro condominio. >

      Era una cosa molto bella ed importante, che in così poco tempo, da un bambino rumoroso e vivace come tutti gli altri, ero diventato un rappresentante importante del condominio. Mi faceva molto piacere sentirli mentre me lo stavano dicendo, ma non vedevo l'ora di poter parlare anch'io.

      Ringraziare tutti loro per quelle belle parole, ma soprattutto, per salutare ed andare via subito.

      Volevo arrivare a casa dai miei genitori perché, volevo condividere prima di tutto con loro la mia grande gioia.

      Il grande risultato.

      Erano loro i primi a qui volevo dare quella grande soddisfazione.

      Parlare prima con altre persone, mi sembrava quasi di fare un torto ai miei genitori.

      Quando la porta di casa si è aperta e dietro è comparsa mia mamma, prima di dirle qualcosa ed ancora prima di salutare, mi è bastato vedere la sua faccia, per capire quello che succedeva dentro di lei.

      Dopo avermi abbracciato, era arrivato il turno di mio padre.

      Mentre mi abbracciava dolcemente forte, mi ha detto che mai nella nostra famiglia allargata, a nessuno aveva toccato questo onore.

      Ero felicissimo.

      Non lo so se erano i momenti più felici della mia vita, ma di sicuro, erano i più importanti.

      Era per la prima volta, che i risultati del mio lavoro, dei miei sacrifici, oltre ad essere premiati dandomi soddisfazione personale, venivano riconosciuti da tutti.

      Davano tanta gioia ai miei genitori.

      Vedevo che erano molto fieri di me e capivo che per la prima volta, avevo portato anch'io, un qualcosa per la nostra famiglia.

      Un qualcosa in più, che faceva stare meglio tutti.

      Ero molto felice per i miei genitori.

      Molto fiero e molto contento di me.

      Vedevo che tutto, sembrava quasi più importante del primo premio che avevo preso l'anno prima e non riuscivo a capire perché. Quello che stava succedendo, quello che stavo vivendo, mi ha aiutato a dimenticare in fretta i momenti che non mi sono piaciuti, quelli che non mi hanno fatto stare non bene durante la cerimonia.

      Dopo essere rimasto ancora un po' vestito con la divisa da pioniere per farmi vedere bene dal mio papà, come lui mi ha chiesto, mi sono svestito prima di sporcarmi. Invece di metterla nell'armadio come facevo di solito, l’ho messa con tanta cura su una sedia, per farla vedere bene anche al mio fratello appena tornava dalla scuola, poi, come sempre, non vedevo l'ora di cominciare a fare i miei compiti.

      In quel giorno però, oltre a farli bene, volevo farli più in fretta, per poter scendere prima e raccontare ai miei amici del condominio, quanto di bello mi era successo a scuola.

      Stavo quasi finendo i compiti, quando il campanello di casa ha suonato.

      Era uno dei miei amici.

      Mi chiamava perché, avevano già organizzato una partita di calcio con la squadra di un altro condominio.

      Ho avuto il tempo che mi serviva per finire bene il mio lavoro e mi sarebbe bastato anche per raccontare prima della partita a tutti, le mie belle novità.

      Appena sceso, non ho fatto in tempo a raccontare niente.

      Ãˆ stata una bellissima sorpresa vedere che i miei amici, tutti insieme avevano già deciso una cosa molto importante.

      Da quel giorno in poi, sarei stato il capitano della nostra squadra.

      Sapevano già tutto.

      Era la giornata delle grandi soddisfazioni, ma anche dei grandi dubbi.

      Non sapevo come facevano a sapere già tutto, ma la loro decisione era un bel segno di amicizia ed è stato ancora più bello che appena

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