Vivere La Vita. Lionel C

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Vivere La Vita - Lionel C

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la natura.

      La mia testa non si fermava mai, perché a destra, a sinistra, su e giù, c'era sempre qualcosa di nuovo, di bello e di interessante da vedere. Anche se non lo guardavo sempre, sentivo molto bene la voce di mio papà che ogni tanto interrompeva il grande silenzio per insegnarmi come si doveva respirare, come si doveva camminare e cosa si doveva fare in alcune situazioni di difficoltà in montagna.

      Mentre mi parlava, all'improvviso si è fermato e con la parte curvata della piccozza di montagna, dopo averla alzata, ha piegato con attenzione e senza spezzarla, una pianta non spessa, fino a portarmela quasi d'avanti al naso ed appena fatto, ho sentito la voce di mio papà, che mi diceva di guardare come erano belle le noccioline sui rami d'avanti a me.

      Sembrava che soltanto in quel momento i miei occhi si sono aperti.

      Ho visto attaccate alla pianta, tante coppie di noccioline di colore giallino, quasi bianco in dei gusci di un verde molto fresco.

      Con l'aiuto di mio papà, che uno dietro l'altro piegava e poi rilasciava i rami delle piante, ho raccolto le noccioline finché abbiamo riempito la piccola borsetta che avevamo.

      Dopo aver finito e senza aver fatto nessun danno alle piante, abbiamo ripreso il nostro cammino e quasi subito dopo, seguendo mio papà, abbiamo lasciato quella specie di largo sentiero, per andare in mezzo agli alberi. Entrati nella foresta, il canto delle piante era ancora più bello e forte.

      Il profumo della foresta e di terra umida, me l'ho gustavo tutto e fino in fondo.

      Ad ogni respiro.

      Camminando, ho capito che si sentiva sempre più chiaro e sempre più vicino, come una voce fuori dal canto della foresta, un rumore non forte e molto delicato di acqua che scorreva.

      In un piccolo spiazzo, da sotto una pianta, usciva dalla terra un bel filino di acqua.

      Sembrava un filo di argento.

      Dopo che toccava la terra e cominciava la sua discesa verso vale, ho visto che era cosi limpida e chiara da riuscire a vedere bene tutti i colori di tutte le cose sopra quali scorreva.

      Mentre beveva, insegnandomi come dovevo fare, mio papà mi spiegava di bere piano, piano, perché era molto fresca, ma soprattutto per poter gustarla bene.

      Appena toccata, mi è sembrato che le labbra, la lingua si erano subito congelate e stavano per rompersi.

      Era così fredda che sentivo molto bene come scendeva dentro il mio corpo.

      Cosi buona che l'avrei bevuta tutta.

      Dopo aver bevuto, siamo usciti dalla foresta sullo stesso sentiero di dove eravamo entrati.

      Appena fuori, mio papà, dopo aver alzato gli occhi verso il cielo, ha detto che era l'ora di prendere la via del ritorno, perché il sole, stava cominciando a prepararsi per "andare a dormire".

      Arrivati d'avanti al condominio c'era tanta vita come sempre.

      A tutti quelli che incontravo, piccoli e grandi, non vedevo l'ora di raccontare che ero già andato sulla collina dove giocavano i ragazzi grandi e con tanta fierezza, spiegavo anche le cose belle che ho visto, vissuto ed imparato.

      Per dare subito la prova che era tutto vero.

      I compiti, mi sono sembrati ancora più belli ed interessanti del solito.

      Alla fine, ho anche avuto il tempo, ma soprattutto la voglia, di leggere i fogli su quali era scritto come dovevo organizzare l'assemblea di classe e quale era l'ordine del giorno di quella assemblea. Ho capito subito tutto, ma non volevo approfondire niente in quel momento. Non volevo disturbare quanto di bello ho avuto dalla vita in quel meraviglioso pomeriggio.

      Volevo conservare tutto com'era.

      Non potendo fermare il tempo, è arrivato anche il giorno in quale, dopo l'orario di scuola, ci siamo fermati nella nostra classe.

      Era il giorno per l'assemblea dei pionieri.

      Dopo aver dichiarata aperta l'assemblea, la mia maestra, mi ha chiamato d'avanti alla classe e mi ha dato la parola e farmi guidare tutto, come compagno comandante di classe.

      Mentre stavo andando, lei ha preso la sua sedia che di solito stava dietro alla cattedra e si è messa nell'angolo più lontano.

      Tra la lavagna e la finestra.

      Sembrava quasi che non voleva intromettersi in quello che dovevamo fare.

      Sembrava che non voleva far' parte.

      Appena arrivato e girato verso i miei amici, in quei momenti, compagni pionieri, dentro ho cominciato a sentire cose mai sentite prima.

      Ero già andato tante volte d'avanti alla classe, vicino alla lavagna.

      Ogni volta per essere interrogato e non ho mai avuto paura, o problemi.

      In quel momento era tutto diverso.

      Era per la prima volta che guardavo in faccia, da quella posizione e nello stesso momento, tutti i miei colleghi.

      Tutti i miei amici.

      Erano tanti.

      Vestiti tutti di bianco con la divisa dei pionieri, sembravano ancora di più.

      I loro occhi e la loro attenzione che di solito erano sulla nostra maestra, in quei momenti, era su di me.

      Le loro facce erano molto incuriosite, ma belle, tranquille e questo mi faceva stare anche a me più tranquillo.

      Con la maestra non vicina, quasi assente e sapendo che mi ero preparato bene a casa da quei fogli che avevo letto più volte, abbastanza sicuro di me, ho cominciato a parlare.

      Dopo le prime parole, ho visto che i miei compagni erano ancora più attenti a me e sembrava un gruppo ancora più unito, più compatto, soprattutto quando dicevo loro, “davo gli ordini”, su cosa e come dovevano fare, come la maestra compagna comandante aveva scritto.

      Dal farli venire tutti d'avanti ai banchi vicino a me, prima i quattro comandanti di gruppo e poi uno alla volta, nell'ordine già deciso, tutti i compagni pionieri - ognuno dietro al suo comandante -, fino all'ingresso delle bandiere. Dal cantare l'inno nazionale del paese, all'ascoltare “il rapporto” di ogni comandante di gruppo al comandante della classe. Dal' ascoltare "in formazione", l’ordine del giorno della nostra assemblea, fino a “rompere le righe” e tornare in silenzio, ognuno al suo posto nel banco, per cominciare ad approfondire l'ordine del giorno.

      Il primo punto di quel ordine del giorno, che stavamo già vivendo ed andava anche molto bene, era di imparare tutti insieme come si doveva svolgere un'assemblea.

      Tutte le cose da fare.

      Tutto il protocollo.

      Il secondo era di spiegare che cos'era e come si doveva fare “I Piano Economico della classe”.

      Quando a casa avevo letto questo punto, con tutte quelle parole nuove

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