Un Gregario Solo Al Comando!. E. T. Palwin

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Un Gregario Solo Al Comando! - E. T. Palwin

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che non sai, ma che devi sapere, è che se non firmi subito le carte del divorzio, farà uscire sul tuo conto rivelazioni scomode.»

      «Cosa potrà mai esserci di tanto scomodo?» sbotta, stanco della situazione. «Ho sempre lavorato duro per il bene suo e dei bambini!»

      «Ecco qui, lupus in fabula! Ti attaccherà su di loro: si parla di maltrattamenti su minori. Farà a pezzi la tua credibilità.»

      «È un bluff, ma non ci casco!»

      Messa mano alla valigetta, Manuel ne estrae l'oloregistratore. Da una tasca interna prende una specie di coriandolo d'argento. Lo inserisce, quindi avvia la riproduzione. Quei bambini in 3D, grandi come pulcini, riferiscono cose che Marcelo ascolta per la prima volta, tra sudore freddo e imbarazzo.

      «Ti distruggerà.»

      «Non esiste! Se tu credi che...»

      «Scherzi», lo blocca, «anche se ha una perizia inattaccabile, non devi difenderti da me. Conta quello che è riuscita a montarti contro, non quello che puoi o non puoi aver fatto. Firma e potrai vederli ancora, dietro suo permesso, s'intende.»

      «Il permesso? Per vedere mio figlio Alejandro?»

      «Sei sicuro che lo sia?» lo stuzzica, strizzando l'occhio, ma Marcelo spalanca la bocca, allungando l'ovale del viso fino ad apparirgli un mostro. Così si affretta a ritrattare, non ritenendolo pronto all'eventualità. «Scusa, battuta infelice. Scherzavo dai! La verità è che non hai scelta. Ti tiene per le palle! Se non farai così, perderai quel poco che ti resta, punto e basta!»

      «È assurdo.»

      «Ti sembra, perché si è mossa bene. Quella ti ha spolpato vivo e ora ti sta buttando via! Vedrai che avrà già per le mani un altro bel polletto come te.»

      «Però tu sei qui a Torino» ragiona a voce alta, con occhi fatti piccoli e sospettosi. «Anche lei, ché l'ho vista vicino all'albergo e poi, guarda caso, arrivi tu.»

      «Qui? Lei? E per fare cosa?» chiede stupito.

      «Dimmelo tu. Prima hai detto che ha cambiato quel Victor per te, che sei più bello!»

      Manuel non può trattenersi dal ridere.

      «Dimmelo!» insiste, temendo siano amanti.

      Marcelo si sente minacciato, ma non per una mera questione di sex appeal, poiché nel confronto tra di loro, fascino e risposte emotive nelle donne sono sempre state a suo favore. Castano, capelli mossi, portati lunghi e disordinati per carattere, zigomi e labbra sensuali, taglio d'occhi mediorientale con sguardo perso nel passato, tipo "pirata intrigante e romantico", fisico asciutto, vissuto e tenace con addominali scolpiti nel lavoro proficuo di una vita. No, deve trattarsi di risentimento per un vecchio torto, mai affrontato e chiarito. Non vorrebbe svuotare l'armadio più vecchio e sporco della sua coscienza, tra l'altro per estrarne lo scheletro più scomodo che vi sia mai stato cacciato dentro, ma stando così le cose, sente di doverlo a entrambi. Non potendo rimandare oltre, s'affretta, chiedendo: «È per Marilisa?»

      Udito quel nome l'altro rabbuia, smettendo i modi concilianti.

      «Mi dispiace. Ti ha lasciato senza una spiegazione. Le volevo bene, ma lo stesso le chiesi di non seguirmi in Europa.» Marcelo è invaso dalla tristezza. «Le proposi di restare amici, ma rispose che poteva scegliere un amico, non chi amare! Fratello, Marilisa si era innamorata, non aveva potuto scegliere e io nemmeno.»

      «Zitto, non devi pronunciare il suo nome!» latra. «Era tutta la mia vita e sì, l'amavo al punto di essere felice per lei, per voi!»

      «Mi spiace, disse che non sarebbe servito a nulla. Che anche voltandole le spalle, ti avrebbe lasciato. Che mi amava e non poteva cambiarlo. Che tanto valeva essere felici noi.»

      «Sai cosa? Elisabeth è bellissima, ma non ha un filo d'anima paragonata a Marilisa!» stride Manuel, sofferente di un male che gli buca la carne talmente in profondità da dissanguarla dello spirito. «Sappi che se tua moglie mi avesse cercato, te l'avrei rimandata a calci e non perché sono meglio di te, ma perché, e mi dispiace ripeterlo, lei è una cagna, sì, una cagna in calore!»

      «Mi dispiace» ribadisce, incapace di guardarlo negli occhi. «È vero, l'ho lasciata per Elisabeth. Ho sprecato il tuo sacrificio, ma ho anche pregato per un miracolo. Che in un modo o nell'altro tu e lei...»

      «Zitto, stai zitto!» Manuel grida talmente forte da far saltare in piedi il tassista, lì fuori dov'è stato seduto fino ad ora. «L'hai più vista o cercata? No, certo! Hai deciso che non andava più bene, che era meglio quella cagna, più giovane e bella e allora l'hai scaricata e fine della storia!»

      «Io veramente...»

      «È entrata in depressione! Ma tu che ne sai di queste cose? In questi anni l'hai mai chiamata, anche solo per un saluto? La mia povera Marilisa, perché era mia!» grida, piangendo.

      Marcelo non ricorda di averlo visto o sentito fare "così brutto" in tutta la vita.

      «Sì, doveva essere mia! Capisci? Mia e basta!»

      «Ok, vista la situazione con Elisabeth, non lo so, forse potrei chiamarla. Dici che starebbe meglio?» prova a consolarlo, goffo e invadente. «Però continua a sperare. I miracoli succedono!»

      Rimangono in silenzio.

      Manuel: testa china, rassegnato, singhiozzante, come diretto al patibolo.

      Marcelo: impietrito, mentre spera non abbia da rinfacciargli altro.

      «Nessun miracolo!» prorompe, invece, come una cannonata vigliacca sul popolo inerme. «Si è consumata poco a poco. È durata anni, soffrendo molto, anche troppo per come era dolce e delicata. Non te lo dissi. Quel giorno Alejandro festeggiava gli anni. Poi evitai. Io stesso rifiutavo di accettare la verità. Fratello, sono 8 mesi che si è gettata sotto a un treno!»

      «No, mio dio no!» urla sconvolto, saltando fuori dalla vettura e iniziando una fuga priva di logica.

      Toro Embolado imbocca una traversa dopo l'altra, ispirato dal caso. Sbatte contro un muro piombato dal nulla. Schiacciato dalla responsabilità, tenta di superarlo istintivamente, lottando e trascinandosi verso l'angolo. S'affaccia quanto basta per cercare di capire dove sia finita la scala antincendio del suo albergo. Ha bisogno di ritrovare la finestra al quarto piano, la stanza, il letto!

      «Ti amo da morire» sussurra un uomo, avvolto da quel buio entro cui il ciclista ora tenta di scrutare. «Non resisto. Quando lo farà?»

      «Un poco de pazienza» risponde la sagoma sinuosa di quella donna dalla voce, per lui, così intima e familiare. «Firmerà en breve!»

      «Va bene, certo, Elisabeth.»

      Sì, è proprio lei! Ne ha riconosciuto subito la cadenza, in un italiano perfetto rispetto al suo. Usando lo stesso stratagemma, Gianni l'ha incontrata di nascosto. Sono amanti e ora anche l'ultimo a dover sapere, sa…

      Iniziano a baciarsi, stretti in un'unica appassionata ombra.

      Per tutta risposta, lui vorrebbe dichiarare la propria presenza. Lo farebbe strappandosi gli occhi, come le sicure di altrettante bombe a mano, che a quel punto andrebbero a esplodere in un urlo cieco, di devastante, inaudita violenza! Ma non può. Non vuole accostarsi alla natura

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