Le Tessere Del Paradiso. Giovanni Mongiovì

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Le Tessere Del Paradiso - Giovanni Mongiovì

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di me. Ad ogni modo, si alterò non appena gli menzionai il nome di Zoe e mi disse di non farmi più vedere. Sapevo che non sarebbe stato facile, per cui lo ricercai la sera dello stesso giorno, raddoppiando l’offerta e parlandogli col cuore in mano. Questa volta mi stette a sentire e mi assicurò che la cosa si poteva fare. Perciò mi diede appuntamento all’alba presso uno dei magazzini del porto, dove disse che si sarebbe presentato con un notaio per stipulare la vendita. Non chiusi occhio e già un’ora prima che spuntasse il sole arrivai al luogo concordato. Temetti a portare il denaro e pensai bene di lasciarlo nelle mani del fedele Onesimo, istruendolo che avrebbe dovuto consegnarlo solo a me quando più tardi sarei tornato insieme a degli sconosciuti… e che se non fossi tornato, avrebbe dovuto custodirlo fino a quando non avrebbe colto un segno della Volontà Divina. Queste parole, recepite da un cuore onesto come quello di Onesimo, mi hanno permesso di conservare la vita ritardando l’esecuzione. Sarebbe tuttavia complicato spiegarvi questa sera in che modo quel frate mi ha salvato la vita…

      Ritornando a quella maledetta mattina vi dico quello che successe. Quando entrai nel magazzino la luce di una torcia si spegneva al contatto col suolo e un uomo lì accanto boccheggiava supino come fanno i pesci presi all’amo. Gli occhi di costui mi terrorizzarono: li aveva spalancati, fissi verso qualcosa di indefinito. Sul suo petto vi erano almeno tre profonde ferite e in una di esse se ne stava ancora conficcato il pugnale che gli aveva squarciato il cuore. In men che non si dica quello smise di boccheggiare e con ancor meno tempo si presentò quel maledetto nobile. Questi mi vide piegato sul morto e dunque si mise a gridare che un uomo era appena stato ucciso. In quel momento pensai di scappare… di restare e spiegare tutto… di inventare una storia che avrebbe alleviato la mia posizione. Non ebbi il tempo di fare nulla, poiché mi circondarono e mi presero in custodia. Pochi giorni dopo venne emessa la mia condanna a morte, decisione maturata grazie alla testimonianza di quell’uomo che asseriva di avermi colto in flagranza di crimine.»

      «Davvero una storia incredibile! Mi chiedo però come mai riluttiate a dire il nome della donna che amaste in gioventù.»

      «Perché voglio esimere il suo nome dal giudizio degli uomini. Giudichi Dio i suoi peccati!»

      «E perché dunque mi avete nascosto anche quello del nobile comandante di galea vostro nemico?»

      «Provo nausea perfino a pronunciarlo quel nome… e poi, voi che sapevate così tante cose di me ancor prima di questa sera, dovreste saperlo.»

      «In verità la vostra storia mi ha appassionato già giorni or sono, quando sotto invito del Re mi fu chiesto di capire chi foste davvero. Sì, lo ammetto, ho indagato su di voi! Tuttavia fino ad oggi ho avuto come elemento solo quel nome, Zoe, credendo tra l’altro che si trattasse della vostra amata.»

      «Ecco perché questa notte venite a svegliarmi… per scavare a fondo nella mia persona e dare risposta al Re.»

      «No, Mastro Alessio, c’è dell’altro.»

      A ciò Mattia si alzò dallo sgabello e prese a gironzolare nella stanza.

      «Io non ho mai avuto un padre.»

      «Neppure io conobbi il mio, se questo vi può consolare.» rispose Alessio, comprendendo il tono triste dell’altro.

      «Ma voi avete colmato tale vuoto con il vostro carattere avventuriero e virile. Io invece cerco di riempire questa assenza ravvisando la figura di un padre negli uomini che incontro durante le mie giornate. Voi, Mastro Alessio, mi date questa idea più di ogni altro uomo con cui mi sia rapportato. La mia non è più semplice curiosità o la risposta ad un’esigenza del Re… io voglio aiutarvi a ritrovare la vostra Zoe.»

      Alessio era confuso e al tempo stesso lusingato.

      «Dite davvero?»

      «Sì, ma voi ditemi prima il nome dell’uomo che l’ha strappata dalle braccia di sua madre anni or sono.»

      Alessio stava per dirglielo, poi parve pensarci. In tutta questa storia era finito prigioniero e quasi impiccato proprio per fidarsi troppo della gente.

      «No, Signore, datemi prima un segno che vi interessate davvero della mia causa. Trovatelo voi il nome di costui!»

      Dunque l’eunuco, invece di offendersi, sorrise.

      «È una richiesta ragionevole. D’altronde, come potrei dimostrarvi il mio affetto se non vi fosse alcuno sforzo in quello che faccio…»

      Quella fu l’ultima frase prima di lasciare la sala e l’artista che avrebbe dovuto abbellirla.

      Capitolo 4

      7 Novembre 1160 (Anno Mundi 6669), Balermus, Palazzo Reale

      Passati due soli giorni Mattia entrò nella sala e, mentre Alessio ed altri tre operai se ne stavano sull’impalcatura, urlò:

      «Mastro Alessio, venite giù!»

      Ci volle qualche minuto prima che l’abile maestro d’arte si calasse fino al pavimento.

      «Giordano di Rossavilla!» esordì l’eunuco.

      Alessio si stranì in viso; era più il disgusto che provava per quel nome che la sorpresa per la scoperta di Mattia.

      Onesimo si avvicinò curioso. Sapeva benissimo quali fossero i sentimenti del suo mentore nei confronti della persona in questione.

      Alessio diede quindi le spalle all’eunuco e cercò un pretesto per troncare lì quella conversazione. Prese in mano la cazzuola sporca di malta e si mise a ripulirla con un altro arnese identico.

      «Come può esservi utile conoscere il nome della persona che mi ha rovinato?» chiese sempre Alessio, trovando il coraggio per affrontare l’argomento.

      «Egli trattiene pure vostra figlia.» rispose Mattia.

      «Questo lo sapevo anche prima che salpassi per questa terra.»

      Dunque l’eunuco, entusiasta, prese per il braccio Alessio e lo accompagnò fino alla balaustra della loggia. Da lì era possibile vedere tutta Palermo.

      «Quel palazzo laggiù, quello con le merlature presso la via Marmorea; lo vedete?»

      «Lo vedo.»

      «È lì che abita il vostro nemico, ed è lì che se ne sta anche la vostra Zoe. In vita vostra non vi è mai stata così vicina! Io ci sono stato giusto stamattina.»

      Alessio si voltò e, afferrando per le spalle l’uomo del Re, gli chiese:

      «L’avete vista?»

      E Mattia, sorridendo:

      «È una donna splendente!»

      «Descrivetemela, vi prego.»

      «Occhi azzurri come i vostri e capelli lunghi e profumati. Vi somiglia molto… È così bella!»

      Alessio piangeva mentre l’altro gli parlava di Zoe.

      «Le avete parlato?»

      «Oh no… non è stato possibile parlarle. Mi è stata descritta da un uomo che mendica da quelle parti e io ho aspettato che si affacciasse sugli scaloni dell’ingresso per vederla.»

      Alessio abbracciò Mattia e gli disse:

      «Ve ne sono

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