Lo Spirito Del Fuoco. Matteo Vittorio Allorio

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Lo Spirito Del Fuoco - Matteo Vittorio Allorio

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Costellazione. La storia che voi umani conoscete comincia dall'esclusione del vostro pianeta. I dinosauri, come li chiamate voi, sono nient'altro che i resti dell'esercito usato per sconfiggere il vostro re. L'armata guidata con la magia da Marmorn fu esiliata sulla Terra, dove riprese a vivere senza più nessun ricordo delle sanguinose guerre combattute sotto il suo controllo.»

      Jack continuò ad annuire senza dir nulla, conscio delle falsità raccontategli.

      «Con la totale cancellazione dei ricordi antecedenti alla guerra, i pochi terrestri sopravvissuti iniziarono dall’origine la propria vita, evolvendosi lentamente all’oscuro delle atrocità compiute dai propri antenati.»

      «Prima hai detto che mi stai cercando da anni. È impossibile!», scoppiò a ridere incredulo il ragazzo.

      «Apprezzo lo sforzo ma la tua storia, per quanto bella, non regge»

      «Smettila di interrompermi e non avrai bisogno di alcuna domanda!». Perse la pazienza Santos.

      Jack annuì rimanendo in silenzio.

      «Devi sapere che dopo l’esclusione della Terra dalla Grande Costellazione, i nove mondi ci misero quasi duecento anni a ritornare splendenti come prima. Nonostante fosse imprigionato nelle viscere di questo mondo, lo spirito di Marmorn rimase forte e pieno d'odio, odio che accumulandosi giorno dopo giorno creò un’aura così potente da risvegliare una creatura scomparsa seimila anni fa, il Trokor, un essere che non ha eguali, un semidio votato alla distruzione.»

      «Guarda, sei geniale te lo riconosco. Ma se speri anche solo minimamente che io creda a una sola parola di quel che hai detto, ti sbagli di grosso brutto pazzoide!». Si alzò di colpo Jack, saturo di tutte quelle stupidaggini.

      «Stupido ragazzino…», si limitò l'individuo scuotendo il capo.

      «Prima della nascita dei dieci mondi, esisteva un unico e gigantesco pianeta, chiamato Naef, situato tra la luna e il sole.

      Anche se immenso, era abitato da sei divinità, Ashar, dio del sole, e Venia, dea della luna, governavano. A far loro compagnia, c’erano Raus, dio del vento, la sua compagna Zira, dea dell’acqua, Xio e Kita, rispettivamente dio del fulmine e dea della terra.

      Le antiche scritture accreditano ad Ashar la creazione dei dieci pianeti.»

      Jack si mise le mani davanti alla bocca per trattenersi. Quello strano individuo doveva aver alzato fin troppo il gomito in qualche bar della città. Stava delirando, volando con la fantasia più di Miles, il senza tetto della piazza del mercato.

      «Dopo secoli di completa solitudine, le nostre sacre divinità decisero di popolare l’immenso pianeta. Dall’unione tra Zira e Raus nacquero ninfe, tritoni, sirene, auri e astri, grandi protettori della natura e della vita e anche ottimi maghi. L’unione tra Xio e Kita generò la nascita degli elfi, dei nani, dei centauri e degli urani. Quest'ultimi, simili nell'aspetto alle ninfe e custodi del potere del fulmine. Mentre l’amore tra Ashar e Venia diede vita ai draghi, ai cavalieri alati, guerrieri protettori dell’antico mondo con l’aspetto degli elfi ma dotati di ali e di una forza notevolmente superiore, e infine a voi umani.», terminò incupendosi il suo interlocutore.

      Le frottole sembravano non aver fine. Jack voleva andarsene, salutare quel pazzoide e raggiungere la fattoria. L’unica cosa a trattenerlo erano le parole dell’individuo riguardo al suo terrificante e macabro sogno.

      «Col passare dei secoli nacque però tra Kita e Raus un amore così profondo da generare una serie di eventi unici. Appena Zira e Xio lo scoprirono, li maledirono con tutte le loro forze. La maledizione, in cui le due divinità tradite riversarono la loro furia, li investì e il frutto del loro amore nacque maledetto. Venne alla luce un essere potente, spaventoso e maligno, il Trokor. Ashar, che era la suprema autorità, non rimase a guardare e lo sigillò nelle viscere di Naef come monito per le altre divinità. Queste vicende e il male generato portarono il sommo dio del sole a scindere l’enorme pianeta e a crearne dieci più piccoli. Il tempo dei sacri dei, contaminato dall’odio e dai tradimenti, era giunto al termine. Con uno sforzo enorme, racchiuse gli spiriti delle altre divinità tra i vari pianeti per punirli della loro crudeltà. Ma la punizione più grande fu quella di lasciarli a osservare per l’eternità i loro mondi governati dalle creature da loro stessi create. Ashar e Venia, terribilmente affranti, decisero di sacrificarsi e da quel giorno, dei loro due potenti spiriti non se ne ebbe più notizia».

      «Benissimo, davvero affascinante. Adesso mi vuoi spiegare come fai a sapere del mio sogno?»

      Nel sentirlo, Santos trattenne a stento il nervoso ma i rami circostanti tremarono improvvisamente. Non c'era vento.

      Il giovane si guardò intorno spaventato non riuscendo a capire quel che stava accadendo.

      «Come ti dicevo, l’odio generato dallo spirito di Marmorn risvegliò la potente creatura Trokor, che per una coincidenza fatale si ritrovò imprigionato nello stesso pianeta del Re.

      Unendo i loro poteri e la loro malvagità, riuscirono a rompere i sigilli che li tenevano prigionieri e ad aprire un portale che li trasportò in un’altra costellazione a noi sconosciuta.»

      Inconsapevole se più spaventato o spazientito, Jack non riuscì a interrompere quell'immane monologo.

      «Le grandi sacerdotesse del pianeta Numit, hanno predetto che il quinto mese dell’anno del vento la Grande Costellazione verrà ricoperta dalle tenebre e che sarà la fine di tutto…»

      «Basta, finiscila! Non so come tu sappia del mio sogno ma ora non mi interessa».

      Nel vederlo perdere il controllo, Santos gli si avvicinò con l'intento di tranquillizzarlo.

      «Cerca di calmarti. So che hai paura ma devi fidarti di me».

      Jack indietreggiò istintivamente stringendo i pugni.

      «Stai lontano! Io non ho paura!» tuonò isterico.

      Non poteva far trasparire i suoi timori, doveva essere forte, coraggioso. Sospirò tremante e ostentò un finto sorriso.

      «Hai molta fantasia, prova a scrivere un libro. Ti saluto!».

      Lo liquidò Jack. Aveva perso fin troppo tempo e con la fattoria non troppo lontana, non poteva indugiare ulteriormente.

      «Non mi lasci altra scelta Zeno!».

      Santos congiunse le mani alzandole al cielo con occhi severi. Senza pensarci due volte, pronunciò alcune frasi incomprensibili.

      «Sei anche un ballerino?», scoppiò a ridere il ragazzo avviandosi verso la fattoria.

      I rami degli alberi vicini si mossero velocemente facendo volar via alcuni corvi per poi pararglisi davanti.

      Paura.

      Inspiegabilmente, un lungo arbusto lo afferrò per una caviglia sollevandolo a testa in giù.

      «Ma cosa sei? Cosa vuoi da me? Questo è un altro incubo, lasciami stare!» urlò isterico.

      «Forse così comincerai ad ascoltarmi, giovane impertinente!».

      Si avvicinò Santos pienamente soddisfatto sfiorandogli il viso capovolto con la punta del lungo naso.

      Jack, smarrito, non rispose. Collegare quegli irreali eventi, impossibile.

      «Bene, ora che ho la tua attenzione, finisco di raccontarti questa bellissima storiella. Poi,

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