Lo Spirito Del Fuoco. Matteo Vittorio Allorio

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Lo Spirito Del Fuoco - Matteo Vittorio Allorio

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era stato da poco ristrutturato da una ditta edile della zona e dalle voci che giravano per il paese, il prezzo di quel vecchio appartamento era aumentato vertiginosamente dopo i lavori.

      Jack doveva saperne di più su quell’individuo.

      Ormai era tardi. Avrebbe fatto arrabbiare la madre per la seconda volta in un giorno.

      Il vento si alzò portando dal nord una grossa coltre di nubi.

      L’indomani, sarebbe piovuto quasi sicuramente.

      Arrivato a casa, trovò la madre appisolata sul divano. Capitava sovente che la donna, dopo le giornate stremanti al lavoro, si addormentasse nel salotto con la televisione accesa. Nel vederla, così tranquilla e immersa completamente nei suoi sogni, il giovane decise di non svegliarla. I lunghi capelli neri poggiavano sul morbido cuscino blu e in quell’istante, nell’assoluto silenzio di quel momento, Jack tremò. Il pensiero cadde sul macabro e terribile sogno fatto la mattina. Chiuse gli occhi per un istante e scacciò via quelle orribili immagini che, come una cascata, lo avevano nuovamente travolto. La guardò ancora per alcuni secondi e cercando di non fare rumore, salì in camera sua per togliersi di dosso i vestiti ormai sporchi a causa dei percorsi fatti durante il giorno. Dalla finestra, la luna e le stelle, coperte leggermente dalle nubi, erano ancora ben visibili. Quello, uno spettacolo per un giovane sedicenne timido e romantico come lui. Fin da piccolo il cielo lo aveva sempre attratto. Il sole, un’immensa palla di fuoco dalla vita quasi infinita, regnava nei cieli durante il giorno solo per riposare al calar della notte, per far posto alla sua compagna, un’altra sfera brillante che illuminava in un modo meno intenso e più avvolgente il firmamento. Il padre ogni sera gli raccontava storie fantastiche, molte delle quali avevano come protagonisti i due enormi corpi celesti. Per lui era sempre stato un grande piacere ascoltare la lenta e penetrante voce del padre appallottolato sotto il grosso piumone blu scuro, proprio come la notte. E quando Robert non gli narrava di loro, i protagonisti erano esseri magici, dai diversi poteri, abitanti di mondi fantastici e lontani. Nei primi anni di vita, appassionato dalle storie del padre, Jack si perdeva, poggiato sul davanzale della sua piccola finestra, a osservare il cielo e i suoi abitanti, immaginandoseli socchiudendo gli occhi, in quei posti mistici e lontani. Anche le stelle lo lasciavano a bocca aperta.

      “Le stelle, piccolo mio, non sono altro che le figlie e i figli del sole e della luna” raccontava Robert seduto sul suo letto passandogli la mano fra i capelli, all’epoca lunghi fino alle spalle.

      “E perché di giorno non si vedono?” domandava sempre lui incuriosito.

      “Perché durante il giorno, il loro padre, il sole, protegge i cieli aiutato dalle sue fidate guardie, le nuvole, mentre la sua amata e i suoi piccoli vivono le loro vite. Alla fine di ogni giornata, quando ormai i cieli sono al sicuro, lascia loro tutto lo spazio per dormire sonni tranquilli, sempre sotto l’occhio vigile e protettivo delle grandi nuvole. Lui, stanco va a riposare per poi essere pronto per il suo compito il giorno seguente.” L’uomo lo coccolava amorevolmente tutte le sere mentre la moglie, la maggior parte delle volte, era impegnata in ospedale con i turni notturni.

      “Che bravo che è. Dev’essere un duro compito per lui, vero papà?”, sorrideva Jack stringendosi tra le coperte e godendosi le carezze.

      “Vedi figliolo, tutti i padri sono così, vegliano costantemente sulla propria famiglia per proteggerla e aiutarla sempre. Quando anche tu sarai grande e avrai la tua famiglia, ti comporterai proprio come il sole e ti prenderai cura della tua amata e dei tuoi figli.”

      Nel sentire quelle parole il bambino si illuminava sempre, sognando un giorno di essere forte e valoroso come il sole e come suo padre.

      “Sei il mio sole allora papà” disse una sera d’estate sorridendogli.

      “Certo, amore mio, e non smetterò mai di vegliare su di te e sulla mamma, mai” rispose l'uomo con gli occhi lucidi pieni di gioia e commozione.

      “Ma non dimenticare una cosa importantissima, figlio mio” gli disse indicando il cielo della notte.

      “Anche la luna, madre delle stelle, veglia sui suoi figli e per lei vale la stessa regola del marito. Proteggere la famiglia.” E nel ricordaglielo sorrideva sempre pensando alla fortuna di aver sposato una donna formidabile che gli aveva donato un figlio eccezionale.

      Jack ascoltava sempre a bocca aperta, rapito dalla magia delle storie che l’uomo gli raccontava con tanto amore.

      Ma ora, non era più un bambino e nel ripensare a quelle splendide serate passate in compagnia del padre, si strinse in se stesso cercando di immaginare ancora una volta quelle splendide carezze che lo accompagnavano nel sonno e che da anni ormai non c’erano più.

      La promessa fatta prima della sua scomparsa era ben incisa nella sua mente e nel suo cuore. Con la sua assenza, ora era diventato lui il sole della famiglia e come tale, doveva proteggere la sua adorata madre.

      Quando scese in salotto per svegliarla, le raccontò che era arrivato una ventina di minuti prima e che aveva preferito lasciarla dormire ancora un po’. Ancora assonnata, la madre gli sorrise abbracciandolo e si alzò per preparare la cena che, come al solito, si rivelò stupendamente squisita.

      I due cenarono tranquillamente e la donna, che passava sempre poco tempo con il figlio, iniziò a fargli qualche domanda sulla sua vita privata.

      «Max si è divertito alla gita?»

      «Sì e avrei voluto andarci anche io. Scusami, ti ho fatto sprecare dei soldi. Non ho proprio sentito la sveglia», si scusò Jack prendendo con la forchetta l’ultimo pezzo di pollo al limone dal suo piatto.

      «Non preoccuparti, l’importante è che da oggi non si ripeta più. Dopodomani ho il pomeriggio libero prima della notte. Andremo a comprare una sveglia di quelle fastidiose e rumorose, così riuscirai a svegliarti anche se stanco dagli allenamenti.» rispose la donna sorridendogli per poi mandare giù una lunga sorsata di vino rosso.

      «Va bene, andremo insieme. Non vedo l’ora».

      Il giovane adorava trascorrere il tempo libero con lei.

      «A proposito, come sta andando la preparazione fisica per le gare del prossimo mese?»

      «Bene, sono massacranti, ma i risultati si vedono già e per l’inizio delle gare, sarò in forma pronto a fronteggiarmi con tutti», le strizzò l’occhio il giovane convinto delle proprie abilità.

      La donna, che una volta al mese riusciva ad andare a vedere gli allenamenti, sorrise orgogliosa. Parlava sempre con il maestro e a detta sua, Jack era nato per quello sport. Con il suo fisico snello e le lunghe leve per la sua età, riusciva a sfoderare colpi decisivi dove gli altri non arrivavano, neutralizzando così le difese dei suoi avversari.

      La cena era sempre il momento per una sana e bella chiacchierata e il ragazzo se la godeva pienamente ogni volta. La madre non andava mai oltre alle domande generiche, lasciando così la giusta privacy al figlio, che quando ne aveva bisogno le raccontava spontaneamente ogni cosa. Di Stella, la ragazza per cui perdeva la testa da anni, non le aveva mai accennato nulla, forse per il semplice fatto che con lei non aveva mai avuto un vero e proprio contatto. Si era comunque convinto che, in uno dei giorni seguenti, glielo avrebbe detto. Sicuramente, avrebbe ricevuto qualche consiglio utile per combattere la sua forte timidezza e andarle finalmente a parlare. Il sol pensiero gli faceva tremare le gambe e gli contorceva lo stomaco. Parlarne voleva dire trasformare i suoi pensieri in realtà, una realtà in cui lei gli era tremendamente distante. La paura e la tensione erano sempre al massimo quando si trattava dell'amata.

      Dopo aver aiutato la madre a

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