Lo Spirito Del Fuoco. Matteo Vittorio Allorio

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Lo Spirito Del Fuoco - Matteo Vittorio Allorio

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arrivato in paese alle cinque. Doveva andarlo a prendere.

      Erano quasi le tre e un odore di pesce salì forte dalla cucina.

      Il pranzo era pronto. Era consuetudine, durante la settimana, pranzare così tardi. La madre, infermiera nel piccolo ospedale di Sentils, aveva orari massacranti e a volte, grazie ai turni, riusciva ad arrivare a casa per pranzo non prima delle due.

      Andò in bagno per lavarsi le mani ma poi, guardandosi allo specchio cominciò a sciacquarsi la faccia velocemente nella speranza che l’acqua gelida lo svegliasse da quell’incubo strano.

      La tavola era apparecchiata e il cibo fumava caldo nel piatto.

      La donna, già seduta. Per lei, niente piatto, solo un lungo e sottile bicchiere pieno di vino rosso.

      Jack sapeva che la madre era infastidita dalla sua assenza a scuola, soprattutto perché avevano pagato anticipatamente la gita.

      Era a conoscenza che da un po’ di tempo ormai le spese erano aumentate e che la madre per riuscire ad arrivare a fine mese faceva gli straordinari.

      Non gli negava niente, piuttosto lavorava due ore in più al giorno.

      Jack consumò il suo pranzo, un delizioso filetto di tonno accompagnato da grosse patate al forno. La donna era un’imbattibile cuoca. Quando finì, si alzò abbracciandola in silenzio.

      Anche lei non si pronunciò. L’abbraccio durò pochi secondi nei quali, però, entrambi trovarono sollievo.

      Il giovane risalì nella sua camera ricordando ancora il vecchio divenuto ormai un pensiero fisso.

      Decise di andare su internet e di cercare informazioni sul terreno dove sorgeva quella tenebrosa fattoria.

      La mattina, quando stava ritornando verso casa, aveva letto il nome della zona boschiva su un cartello vecchio e arrugginito ricoperto da una modesta quantità di muschio.

      Subito non trovò niente d’interessante, fin quando, dopo aver aperto un sito capitatogli sotto gli occhi per caso, trovò un articolo di giornale:

      DAL “NEW SENTILS” DEL 1950

      Articolo a cura di Sara Linder.

      “TRAGEDIA …

      Una terribile vicenda ha coinvolto la giovane comunità di Sentils. Omicidio nella fattoria dei Trevor. La proprietaria è stata trovata sgozzata nel letto della propria casa, il marito è distrutto.

      La donna, oltre a lasciare il compagno, lascia due splendidi bambini di neanche un anno. Gli investigatori non hanno alcun indizio, le indagini sono ancora acerbe ma l’intera comunità confida nelle competenze delle forze dell’ordine già impegnate per risolvere il caso al più presto.”

      Jack rilesse due volte l’articolo, poi pensò di indagare sul nome della giornalista che lo aveva scritto.

      Anche quella ricerca non fu facile. Erano notizie vecchie di oltre mezzo secolo, di un piccolo paesino e a molti sconosciuto.

      Dopo una mezzora abbondante di navigazione su internet, il giovane riuscì a trovare l’ultimo indirizzo a carico della giornalista.

      Queste due ricerche gli avevano portato via più di un’ora. Erano le quattro e mezza del pomeriggio e a distanza di mezzora, sarebbero arrivate le due classi dalla gita. Doveva parlare assolutamente con Max e il suo non rispondere al telefono lo costrinse a raggiungerlo.

      6

      Uscì di casa spensierato. Fortunatamente, la madre non lo aveva messo in castigo per non essere andato a scuola.

      In fin dei conti era veramente brava, non riusciva mai a essere arrabbiata con lui per più di un’ora.

      All’improvviso, un morso al cuore lo bloccò.

      Dal nulla, le immagini atroci del sogno che aveva fatto gli invasero la mente. A farlo nuovamente tremare, le uguaglianze con la realtà di quella mattina.

      Non riuscì a immaginare un mondo senza la sua adorata e bellissima mamma.

      Cercò di scacciare via quegli orribili pensieri scuotendo ripetutamente il capo. L’unica cosa importante era che la madre stava bene, tolta ovviamente l’immensa stanchezza dovuta ai turni massacranti al lavoro. Non poteva arrovellarsi le meningi in preda a una paura irreale dovuta a un sogno maledettamente strano e contorto. Certo, avrebbe continuato a indagare, voleva sapere chi era quel vecchio e cosa voleva da sua madre, ma doveva pensare in modo positivo.

      L’unica cosa che non riusciva a spiegarsi, e che non si era ancora chiesto, era come fosse possibile l'aver sognato proprio quello che poi era successo. Questo voleva dire che aveva salvato la vita a sua madre?

      O magari era stata solo pura coincidenza?

      Una cosa era certa, la donna godeva di ottima salute. Quindi, in qualche modo aveva cambiato il futuro?

      Doveva approfondire le indagini sui sogni e sui loro significati e dopo aver parlato con l'amico, avrebbe spulciato il web alla ricerca di nuove risposte.

      Immerso nei suoi pensieri, arrivò nel piazzale davanti alla scuola, dove, nell’arco di dieci minuti, sarebbero arrivati i due pullman. L’edificio scolastico, che grazie agli sforzi del comune era sempre in buono stato, lo opprimeva ogni volta. Jack non era fatto per seguire le regole e tanto meno quelle scolastiche. Fin da piccolo, aveva mostrato un carattere estroso e vivace, seminando il panico tra le maestre d’asilo, fino a far impazzire, ormai cresciuto, anche quelle delle medie e delle superiori. Era più forte di lui, la sua mente era sempre attiva e come tale, aveva un bisogno costante di svaghi. Stare fermo per sei o sette ore, seduto su una scomoda sedia di legno e di metallo davanti a un piccolo banco a fissare la lavagna o il professore di turno, proprio non gli riusciva. Era solito assentarsi durante le lezioni trovando sempre diecimila scuse. Aveva bisogno di muoversi, anche solo nei corridoi, ma stare fermo per così tanto tempo era impossibile. La giovane madre infatti, che inizialmente aveva storto e non poco il naso per iscriverlo in palestra, si era convinta, sotto il suggerimento di alcuni colleghi, ad accettare la richiesta del figlio, convinta che il grande e continuo sforzo fisico avrebbe aiutato il ragazzo a sfogare le energie migliorandone così il comportamento a scuola. Malgrado come idea sembrasse perfetta, Jack continuò a mostrare un forte senso di rifiuto verso l'istituzione scolastica.

      In quei dieci minuti, un bellissimo pensiero lo catturò.

      Stella.

      Rivide loro due sotto l’albero in fiore, le carezze, gli abbracci e il bacio. Tutto era perfetto. Anche quel sogno aveva dell’incredibile.

      Il forte rumore del clacson, lo fece tornare alla realtà.

      Senza accorgersene, si era fermato nel parcheggio riservato al pullman.

      Alzò lo sguardo spaventato ritrovandosi le decine di sguardi degli studenti puntati addosso, sentendone chiaramente le risate.

      Come sempre, aveva attirato le attenzioni su di lui.

      Si spostò goffamente sul marciapiede e aspettò che Max scendesse dal veicolo.

      Un ragazzo basso, tarchiato e ansioso, scese per primo le scale del pullman verdastro. Un sorriso enorme stampato sul viso tondo come un pallone lo rallegrò istantaneamente. Era Max, il suo migliore amico.

      «Perché

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