Viaggi di Gulliver nelle lontane regioni. Jonathan Swift

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Viaggi di Gulliver nelle lontane regioni - Jonathan Swift страница 15

Автор:
Серия:
Издательство:
Viaggi di Gulliver nelle lontane regioni - Jonathan Swift

Скачать книгу

pendeva una grande catena d'argento alla cui cima si attaccava, come ce ne accorgemmo dalla gonfiezza del borsellino stesso, una specie sterminata di macchina. Gl'intimammo di tirar fuori, che che si fosse la cosa cui facea capo la grande catena. Vedemmo allora un immenso globo, metà d'argento, metà d'un metallo trasparente; e ci accorgemmo della trasparenza perchè vedendo su la superficie di esso certe stravaganti figure disegnate all'intorno, volemmo toccarle e la sostanza lucida di quel metallo ce lo impedì. Egli ne appressò agli orecchi questo ordigno che faceva uno strepito incessante, simile a quello di un mulino: noi congetturiamo ch'esso sia o qualche animale sconosciuto o il suo dio, ma incliniamo più alla seconda opinione, perchè (se lo intendemmo a dovere, giacchè si espresse assai imperfettamente) fa rare volte alcuna cosa senza consultarlo. Ne disse in oltre essere questo il suo oracolo che gl'indicava il momento opportuno a ciascuna azione della vita. Trasse dall'altro borsellino una rete larga quanto basterebbe per un pescatore, ma fatta in modo che si apriva come una borsa, e parea gli servisse al medesimo uso. C'erano entro parecchi pezzi massicci di metallo giallo che, se sono realmente d'oro, devono essere di un immenso valore.

      «Dopo avere così, in obbedienza agli ordini della maestà vostra, frugate diligentemente tutte le tasche dell'uomo-montagna, osservammo intorno alla sua persona una cintura fatta della pelle di qualche prodigioso animale, dal lato sinistro della quale pendeva una spada della lunghezza di cinque uomini, e dal destro un sacco o gran borsa, diviso in due celle, ciascuna capace di contenere tre sudditi di vostra maestà. In una di queste trovavansi parecchi globi o palle di pesantissimo metallo, grosse a un dipresso come le nostre teste e per alzar le quali ci volea ben della forza; l'altra conteneva un mucchio di certi granellini neri, non di gran peso o mole perchè potevamo metterne fino a cinquanta sul palmo della nostra mano.

      «È questo un esatto inventario delle cose che abbiamo trovate su la persona dell'uomo-montagna, il quale ci ha trattati con grande civiltà e con tutto il rispetto dovuto a due commissari della maestà vostra. Firmato e contrassegnato da suggello nel quarto giorno dell'ottantesima nona luna del ben augurato regno di vostra maestà».

Flefson Frelock — Marsi Frelock

      Poichè l'inventario fu letto all'imperatore, questi m'intimò, benchè in gentilissimi termini, di consegnare tutti gli oggetti nello stesso inventario descritti. Primieramente mi domandò la mia spada, che sguainai tosto, e il suo fodero e quanto con essa si connettea. Nel tempo stesso aveva ordinato a tremila uomini della più scelta sua soldatesca, che gli faceano la guardia, di attorniarmi ad una certa distanza ed esser pronti co' loro archi e dardi per iscoccarli su me ad ogni evento; ma io non avea fatto attenzione a ciò, tanto i miei sguardi erano fisi sopra sua maestà. Egli mi disse allora di maneggiare la mia arma che, sebbene avesse preso un po' di ruggine dall'acqua del mare, in alcune parti rifletteva ottimamente la luce. Io lo obbedii, e in un attimo tutti i soldati misero un grido tra il terrore e la sorpresa; perchè il ripercotimento de' raggi del sole che splendea chiarissimo in quella giornata, incontrando l'acciaro che io roteava, abbarbagliò i loro occhi. Sua maestà, principe ineffabilmente magnanimo, ne fu meno atterrito di quanto mi sarei aspettato. Mi ordinò di rimetter la spada nel fodero e di gettarla, con quanta dolcezza avrei potuto, sei piedi in circa al di là del confine della mia catena. La seconda cosa che mi domandò fu una delle mie colonne concave d'acciaio, con che intendea le mie pistole da tasca. Trattane fuori una a norma del suo beneplacito, gli spiegai alla meglio e come seppi, il modo di usarla; la caricai indi di sola polvere che aveva avuta la buona sorte di non inumidirsi nel mare, grazie all'impenetrabilità del mio sacco da munizione, e grazie, devo aggiugnere, alla sollecitudine che da ogni avveduto navigante si adopra per guarentirsi da simile inconveniente; finalmente, avvertito l'imperatore di non isgomentarsi, la sparai all'aria.

      Qui da vero lo sbalordimento fu maggiore che al lampo della spada. I soldati caddero tramortiti a centinaia, come appunto se fossero stati feriti a morte, e lo stesso imperatore, benchè tenutosi su le sue gambe, non potè riaversi dallo stupore se non di lì a qualche tempo. Gli rimisi indi entrambe le mie pistole con le stesse cautele avute nel rassegnargli la spada, e dietro a queste il sacco della polvere e delle palle. Circa alla prima non mancai di raccomandare all'imperatore che la tenesse lontana dal fuoco, perchè la più lieve scintilla sarebbe bastata a soffiargli in aria l'intera sua reggia. Consegnai parimente il mio orologio, che l'imperatore era curiosissimo di vedere, al qual fine ordinò a due delle sue guardie a piedi di sospenderlo al mezzo di una pertica, portando le estremità di essa su le spalle come nell'Inghilterra i facchini trasportano i barili di birra forte. Fu sorpreso al continuo strepito ch'esso facea ed al moto della sfera de' minuti ch'egli discernè tosto, perchè la vista di que' nativi è più acuta assai della nostra. Intorno a questo fenomeno chiese le opinioni de' suoi dotti, che furono varie e lontanissime dal vero, come il leggitore se lo immagina senza che io glielo ripeta; nondimeno, per amore di verità devo aggiugnere che intesi poco qual razza di spiegazioni adducessero.

      Rassegnai inoltre le mie monete d'argento e di rame; la mia borsa con nove portoghesi d'oro ed alcune monete d'oro più piccole; il mio coltello e rasoio; il mio pettine, la mia argentea scatola da tabacco, il mio fazzoletto e i quaderni del mio giornale. La spada, le pistole e il sacco della polvere e delle palle vennero portati agli arsenali di sua maestà; il rimanente delle mie suppellettili mi fu restituito.

      Io aveva, come notai dianzi, un borsellino privato che sottrassi alle indagini della commissione imperiale. Vi tenevo un paio d'occhiali a me talvolta necessarissimi, attesa la debolezza della mia vista, un cannocchiale da tasca ed altre simili minuzie, che non essendo di veruna entità per l'imperatore, non mi credei in obbligo d'onore di manifestare: io aveva troppa paura che fuor delle mie mani andassero guaste o perdute.

      Конец ознакомительного фрагмента.

      Текст предоставлен ООО «ЛитРес».

      Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию на ЛитРес.

      Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.

/9j/4AAQSkZJRgABAgAAAQABAAD/2wBDAAgGBgcGBQgHBwcJCQgKDBQNDAsLDBkSEw8UHRofHh0a HBwgJC4nICIsIxwcKDcpLDAxNDQ0Hyc5PTgyPC4zNDL/2wBDAQkJCQwLDBgNDRgyIRwhMjIyMjIy MjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjIyMjL/wAARCBLAC7gDASIA AhEBAxEB/8QAHwAAAQUBAQEBAQEAAAAAAAAAAAECAwQFBgcICQoL/8QAtRAAAgEDAwIEAwUFBAQA AAF9AQIDAAQRBRIhMUEGE1FhByJxFDKBkaEII0KxwRVS0fAkM2JyggkKFhcYGRolJicoKSo0NTY3 ODk6Q0RFRkdISUpTVFVWV1hZWmNkZWZnaGlqc3R1dnd4eXqDhIWGh4iJipKTlJWWl5iZmqKjpKWm p6ipqrKztLW2t7i5usLDxMXGx8jJytLT1NXW19jZ2uHi4+Tl5ufo6erx8vP09fb3+Pn6/8QAHwEA AwEBAQEBAQEBAQAAAAAAAAECAwQFBgcICQoL/8QAtREAAgECBAQDBAcFBAQAAQJ3AAECAxEEBSEx BhJBUQdhcRMiMoEIFEKRobHBCSMzUvAVYnLRChYkNOEl8RcYGRomJygpKjU2Nzg5OkNERUZHSElK U1RVVldYWVpjZGVmZ2hpanN0dXZ3eHl6goOEhYaHiImKkpOUlZaXmJmaoqOkpaanqKmqsrO0tba3 uLm6wsPExcbHyMnK0tPU1dbX2Nna4uPk5ebn6Onq8vP09fb3+Pn6/9oADAMBAAIRAxEAPwDTW28i MQxn92OhP8NR3NwgMETv+9BDZI4J44NPmuLfLbpRFj7pJwHNRh4Xt/NeAswfcRtyc15mh7OpYWFW necALMy7dy+nH+FNSRYrlI5pd00g+UemOf8AGoJrtY7CWUI0W0ZZQMOB9OvpU+2HMc7xDzccSEcj 8e1AiK5jluZdjSCOLkBcj5h3P4f1pURbWzYv

Скачать книгу