Europa en su teatro. AAVV
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Titolo del Convegno era L’eredità classica nel medioevo: il linguaggio comico e vi parteciparono studiosi provenienti dall’Italia, dalla Francia, dall’Inghilterra e dagli USA. A quale genere letterario sia da ricondurre la Commedia elegiaca, quali rapporti essa abbia con la commedia latina e quello che di questa i letterati del XII e XIII secolo ne sapessero, furono gli argomenti delle relazioni. Altrettanto argomentato fu il dibattito riguardante l’essenza formale del testo, approdando a diverse soluzioni: il testo è composto da distici elegiaci che accostano la narrazione al dialogo, o è una narrazione che trova maggior forza nel dialogo, o è una forma espressiva che ha una sua corrispondenza nel mondo culturale dell’epoca.12
Alle questioni connesse alla rinascita del genere comico dovevano seguire quelle connesse alla rinascita del genere tragico. Pertanto, tema del IV Convegno, 1979, al quale parteciparono studiosi provenienti dall’Italia, dalla Svizzera, dalla Germania e dagli Usa, fu: La rinascita della Tragedia nell’Italia dell’Umanesimo. Dalle varie relazioni emerge che tra gli intellettuali del Medioevo sono condivise le idee che il verso della composizione della tragedia debba essere solenne, i protagonisti nobili, gli accadimenti luttuosi e il finale infausto, ma con una possibile utilità sul piano etico. È evidente che per i tragediografi del ′300 e del ′400 il modello fu Seneca; ma lo sviluppo della composizione procedeva alternando passi esplicitamente teatrali, ovvero attraverso il personaggio, a passi semplicemente narrativi. Si trattava di testi che guardavano al presente, o all’immediatamente passato, scritti per rivendicare quelle libertà che tiranni e sovrani autoritari tentavano di sopprimere.13
Il testo rappresentato per quel Convegno fu Ecerinis di Albertino Mussato, non in una piazza, dove al culmine di una scalinata, l’attore avrebbe letto il testo secondo quanto è tramandato, ma un Chiostro: quello della Chiesa di Santa Maria del Paradiso, risalente al XIII secolo, splendido esempio dell’incontro fra Romanico e Gotico. Lo spazio scenico era suddiviso in due ambiti: quello attorno al pozzo sopraelevato di alcuni gradini, attorno al quale si svolgevano i dialoghi, e quello di un ampio palco addossato a un lato del chiostro, dal quale un attore narrava agli astanti ciò che stava accadendo, ovvero le crudeltà e gli assassinii di cui si ammantava Ezzelino III.14
Altrettanto suggestiva fu la rappresentazione delle Laudi per il V Convegno, 1980. Ebbe inizio all’interno del Duomo e poi, usciti da questo, attori e spettatori, secondo un andamento processionale, attraversarono quella piazza nella quale due anni prima si erano esibiti i giullari, ed entrarono negli ambienti sottostanti del Palazzo dei Papi, dove ridettero vita alle antiche laudi di Assisi.15
Aprendo questo Convegno Federico Doglio ribadiva quel motivo che aveva ispirato le tematiche dei quattro precedenti Incontri, ovvero:
(…) esplorare i multiformi modi espressivi, i linguaggi e le forme della drammaturgia medioevale, procedendo con ordine, secondo lo sviluppo cronologico degli eventi culturali ed artistici.
Per cui:
Questo metodo di lavoro ha consentito di raccogliere gli studi degli specialisti in una serie di «atti», che costituiscono ormai un’indispensabile collana consultabile da chi si occupa di teatro medioevale, una serie di saggi su temi che da almeno cinquant’anni erano assenti o in penombra nella cultura italiana.16
Una collana alla quale devono essere aggiunte le documentazioni filmate degli eventi spettacolari. Si tratta della iniziale costituzione di un patrimonio culturale che potrebbe aiutare a colmare la distanza tra studio del teatro delle origini e teatro militante; come potrebbe essere un insieme di materiali utili ad accostare i giovani alla cultura teatrale.
Gli argomenti proposti dai relatori, che provenivano dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dall’Inghilterra, toccarono temi diversi tra loro che riflettevano la varietà delle sollecitazioni morali e spirituali presenti in quei movimenti dei quali protagonisti erano gli Ordini minori e i ceti popolari. Furono i movimenti dei Disciplinati, dei Flagellanti, che in processione, orando e cantando, attraversavano le città, chiedendo ai potenti di ricordarsi dell’umiltà di Cristo; e che poi, costituendosi in Confraternite, vennero ad essere controllati dal vescovo.17
Di fatto più discipline concorsero alla trattazione dell’argomento proposto dal tema del Convegno: dalla storia della letteratura, alla storia delle arti figurative, alla storia della musica, alla storia delle comunità locali.
Il Convegno del 1981 proponeva come argomento Rappresentazioni arcaiche della tradizione popolare. I relatori provenivano dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania e dagli USA. Si trattava di un ampliamento e approfondimento degli argomenti trattati nel precedente Incontro, ma che nello stesso tempo poneva al centro delle varie indagini il concetto di «popolare», richiamando la possibile antitesi tra popolare/colta e quella più storicizzata tra subalterna/dominante; per cui con popolare si potrebbe intendere soltanto la forma più semplice del-la cultura, lasciando aperto il dibattito sul rapporto tra la cultura popolare e la storia, ovvero una inevitabile delimitazione dei significati della stessa cultura popolare.18 In effetti, è problematico individuare l’origine di fatti culturali definibili come popolari. Infatti, si può dire che la cultura popolare durante il Medioevo ha avuto fasi diverse, che ha precedenti in epoca latina e prolungamenti in quella moderna; oppure: si può collocare l’origine di quei fatti nella tradizione culturale romanza, pur avendo la sua origine nel mondo latino. Per cui la continuità di una tradizione non esiste in termini di linearità, ma piuttosto di discontinuità e conservazione, ovvero tradizione, e radicamento nel presente e se ne può concludere che «alla continuità delle forme si oppone la discontinuità dei contenuti».19
Furono queste le linee teoriche che guidarono lo svolgimento dei lavori del Convegno, che risultò particolarmente articolato attraverso la varietà delle relazioni e per i divergenti punti di vista sul piano teorico. Anche la parte dedicata alla verifica attraverso lo spettacolo, ripartita in più eventi, fu di particolare interesse. Infatti, quegli eventi spettacolari rappresentavano realtà culturali diverse e, seppure estrapolate dal loro contesto socio-culturale, erano risolte in una oggettività affascinante.
Le rappresentazioni furono: Il Bal do Sabre (Gruppo folcloristico di Bagnasco, Cuneo) eseguita in Piazza San Carluccio, delimitata da edifici di origine medioevale e rinascimentale; Sega la vecchia (Gruppo teatrale di Ramazzano, Perugia) eseguita all’interno del Palazzo degli Alessandri, posto su un lato di Piazza San Pellegrino, dove gia era stata messa in scena La commedia elegiaca; Il Maggio fiorito (Gruppo folcloristico di Pieve di Compito, Lucca), nel Parco cittadino di Pratogiardino, realizzato a ridosso della medioevale cinta muraria; La mascherata macabra (Gruppo le maschere di Dossena, Bergamo) nel Cortile di San Carluccio, un vecchio convento risalente al XVI secolo.
Gli spettacoli conviviali dall’antichità classica alle corti italiane del ′400 fu il tema del VII Convegno, 1982.