Il Segreto Dell'Orologiaio. Jack Benton

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Il Segreto Dell'Orologiaio - Jack Benton

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che la portasse avanti solo per ottenere un’agevolazione fiscale.”

      “E gli orologi?”

      “Vennero dopo. Iniziò come contadino, ereditando la fattoria del padre, credo. Poi, quando l’interesse nel suo secondo lavoro iniziò a crescere, ha fatto dei tagli ad uno per poter ingrandire l’altro.”

      “Eravate amici?”

      Les scosse la testa. “Vicini. Nessuno era davvero amico del vecchio Birch. Non era la persona più socievole del mondo, ma abbastanza amichevole se lo incontravi per strada.”

      “La famiglia?”

      “Una moglie e una figlia. Mary ha resistito qualche anno più a lungo, ma dopo la sua morte Celia ha venduto la casa e si è trasferita altrove. I nuovi inquilini sono i Tinton. Persone piuttosto gentili, ma riservate. Maggie è un po’ snob, ma è una brava persona.”

      “Conoscevano la storia della casa prima di comprarla?”

      Les scosse la testa. “Non saprei. Non sapevo neppure Celia la stesse vendendo fino a che non ho visto arrivare i camion del trasloco. Sicuramente non c’erano cartelli a pubblicizzare che fosse in vendita. Sarebbe stato bello se qualcuno del posto l’avesse comprata, ma non ci si può fare più niente. Nessuno rimpianse l’andarsene di Celia però. Una liberazione.”

      Slim aggrottò la fronte all’improvviso cambio di tono nella voce di Les. Gli ricordò la sua reazione quando aveva menzionato Amos per la prima volta. “Perché lo dice?”

      Les sospirò. “Quella ragazza era una mela marcia. Il vecchio Birch aveva i soldi. Lei non ne voleva sapere. Se ne andava in giro come nessun’altro. Se ne dicevano di tutti i colori su di lei.”

      “Per esempio?”

      Les sembrava afflitto, faceva delle smorfie come se le parole fossero frutta marcia che non aveva altra scelta se non ingoiare.

      “Le piacevano gli uomini, si diceva. Soprattutto quelli sposati. Più di un paio di case sono state vendute mentre era qui, famiglie che si separavano. Aveva solo diciotto anni quando Amos è scomparso, e molti dicevano che ne avesse abbastanza di lei.”

      “Pensa che l’abbia ucciso?”

      Les batté il pugno sul tavolo così forte da far indietreggiare Slim, per poi scoppiare in una risata sonora. “Oddio, no. Pensa potesse farla franca con una cosa del genere? La ragazza era furba, ma non ci sarebbe mai riuscita.”

      Slim voleva chiedere a Les se sapesse il nuovo indirizzo di Celia, ma il vecchio aveva un’espressione troppo dura, assorto nel vuoto. Slim si diede un’occhiata intorno, alla ricerca di segni di una presenza femminile, e non vide nulla. Iniziò a chiedersi se le storie sullo stile di vita decadente di Celia Birch fossero più di un sentito dire.

      “Grazie del suo tempo,” disse, alzandosi in piedi. “La lascio alla sua giornata.”

      Les condusse Slim verso la porta. “Torni quando vuole,” disse. “Ma se vuole sapere la mia, non scavi troppo a fondo.”

      “Cosa intende?”

      “Da queste parti, la porta è sempre aperta ai forestieri. Ma se si mette ad investigare su cosa succede dentro casa, la porta le verrà sbattuta in faccia.”

      8

      Slim pranzò vicino ad una scaletta, con vista sul lontano tappeto erboso della Brughiera di Bodmin. Le impronte sul fango vicino prato suggerivano che si trattasse un sentiero famoso, ma non aveva visto passare nessuno finora.

      Non si sentiva completamente a suo agio a bussare alla porta della Fattoria Worth, così, dal momento che il sentiero per raggiungere il fondo la valle affiancava il cortile sul retro della fattoria, prima di attraversare un ruscello e sbucare nella brughiera, Slim si limitò a sbirciare tra le siepi.

      Un casolare introduceva un cortile in cemento, a sua volta circondato di edifici: due grandi stalle per gli animali, uno per i macchinari e altri due, di cui Slim poteva solo immaginare il contenuto; silos per il grano o per i latticini, forse. Dietro al cortile principale, un sentiero di ghiaia conduceva ad un ammasso di piccole dépendance, che sembravano venire usate a scopo personale, piuttosto che per la fattoria. Slim strizzò gli occhi tra la siepe, chiedendosi se la più grande — una casetta di pietra con due finestre per lato e un piccolo caminetto che sbucava dal tetto — fosse stata un tempo il laboratorio di Amos Birch.

      Guidato dall’istinto irrefrenabile di accumulare possibili prove, dopo gli otto anni da investigatore privato, Slim tirò fuori la sua macchina fotografica digitale e scattò qualche foto della fattoria. L’aveva appena rimessa nel taschino della giacca, quando fu sorpreso dalla voce di una donna.

      “È facile rimanere incastrati lì in cima.”

      Slim sobbalzò, ruotando su sé stesso. Scivolò fuori dalla siepe e atterrò su una pozza di fango. Come si girò, disgustato dalla striscia marrone che gli percorreva la gamba dalla caviglia alla coscia, si ritrovò faccia a faccia con una donna anziana, che sfoggiava un completo da escursione di tweed. Appoggiandosi sul bastone da passeggio, si mise ad osservarlo, attraverso gli occhiali che portava sulla punta del naso.

      Slim si rimise in piedi, scrollando il fango dai pantaloni come poteva. La donna continuò a guardarlo, con sguardo sempre più accigliato e la testa inclinata, come un’artista che esamina l’opera di un rivale.

      “Ha notato qualcosa di interessante dalla sua vedetta?”

      “Cosa?”

      “Dal buco nella siepe,” disse, agitando il bastone verso la brughiera. “Sa, molte persone che percorrono questo sentiero guardano laggiù, verso le torri di pietra. Mi chiedevo cosa stesse trovando di tanto interessante in una fattoria nascosta dietro una siepe potata in modo tale che chiunque con un minimo di cervello colga l’implicita richiesta di riservatezza?”

      Il tono di voce curioso della donna si stava tramutando in rabbia. Slim si stava stancando dei suoi modi e atteggiamenti, quando d’un tratto percepì con chi stava parlando.

      “Signora Tinton? La Fattoria Worth è sua, non è vero?”

      La donna annuì velocemente. “Astuto, eh? È mia, sì. E le dirò una cosa: non mi importa chi vivesse qui prima di me. Sono stanca di voi cacciatori di tesori che curiosate in giro. Sono anni che dico a Trevor che l’unico modo di tenervi lontani è una recinzione elettrica, ma lui crede che ogni guardone che sorprendiamo nella nostra proprietà, sia sempre l’ultimo. Onestamente, a volte è troppo ingenuo.”

      “Sono mortificato.”

      “Fa bene ad esserlo. Ora, si allontani immediatamente da quella siepe. Ha il diritto di girovagare per il sentiero, ma quella siepe fa parte della mia proprietà e metterci le mani costituisce una violazione di domicilio. Sa che può ricevere una multa fino a cinque mila sterline per violazione di domicilio, non è vero?”

      Durante un’emergenza, in un caso precedente, Slim aveva consultato una guida per principianti sulle normative britanniche e non ricordava di aver visto nulla del genere, ma darle torto in questo momento non avrebbe portato nulla di buono. Allargò le braccia,

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