Il Segreto Dell'Orologiaio. Jack Benton

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Il Segreto Dell'Orologiaio - Jack Benton

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Fattoria Worth non è un’attrazione turistica!”

      Per dare enfasi alla frase, la donna infilzò il bastone nel terreno, schizzando altro fango sugli scarponi già fradici di Slim. Prese in considerazione l’idea di ribattere, ma decise di lasciar perdere. Non si era accorta della macchina fotografica, quindi era meglio svignarsela finché poteva.

      “Farò meglio a tornare a casa,” disse, rimettendosi sul sentiero mentre la donna continuava ad agitare il bastone, “Di nuovo, mi scuso. Non volevo nuocere a nessuno.”

      “Se ne vada!”

      Slim se ne andò barcollando. Una volta raggiunti gli alberi alla fine del campo, osò lanciare un’occhiata indietro. La Signora Tinton era andata avanti sul sentiero fino alla scaletta, dove aveva ripreso il turno di guardia, appoggiata al bastone con entrambe le mani, come un soldato con un fucile.

      Solamente il sentiero più lungo, che costeggiava il retro della fattoria, l’avrebbe riportato alla strada principale senza ripassarle davanti. Il cammino seguiva la stretta e insidiosa riva del fiume, a strapiombo sull’acqua. L’alta siepe che delimitava la fattoria offriva pochi rami a cui aggrapparsi, mentre una fila di alberi piantati nel cortile dei Tinton formava una ragnatela confusa di ombre sul terreno accidentato. In alcuni punti, il ruscello aveva lavato via il sentiero e una parte di siepe vicino all’angolo a sud-est della proprietà era sorretta da un muro di pietra piuttosto recente, il che suggeriva fosse stato a suo tempo eroso e sostituito.

      Le prime gocce di pioggia iniziarono a picchiettargli intorno, mentre il sentiero si apriva in un campo. Dall’interno di una veranda d’altri tempi, davanti a un piatto di biscotti o addirittura ad una bottiglia di whiskey, sarebbe stato un rumore suggestivo e accogliente. Ora, però, l’unica cosa a cui Slim riusciva a pensare era il suo ritorno in bici a Penleven. Si chiese se non fosse arrivato il momento di dire addio alla Cornovaglia e dirigersi di nuovo a nord del paese, ma non avrebbe saputo resistere alla ricerca di un appartamento o alle tentazioni che lo stress poteva portare. Piuttosto, lanciò un’occhiata al cielo torbido, uscì dal riparo degli ultimi rami e si addentrò nella pioggia.

      Al suo arrivo alla pensione, un’ora dopo, la Signora Greyson lo rimproverò per aver infangato lo zerbino, nonostante sembrasse piuttosto felice di vederlo tornare prima che si fosse fatto buio. Nella sua stanza, sgranocchiò delle patatine e del cioccolato, mentre caricava le foto sul portatile. Non si aspettava di trovare nulla degno di nota, ma quando ingrandì l’immagine della piccola casetta di pietra, un paio di dettagli catturarono la sua attenzione.

      All’interno, tutte le finestre sembravano essere sbarrate, mentre la porta era adornata da un pesante lucchetto.

      9

      La scomparsa di Amos Birch era stata evidentemente troppo noiosa per creare scompiglio in rete. Indagando approfonditamente e selezionando con cura le fonti attendibili tra blog e speculazioni dei fan, Slim era riuscito a determinare la data esatta della scomparsa: il 2 maggio del 1996, un giovedì, ventun anni e dieci mesi prima. Secondo i bollettini metereologici del tempo, era stata una mattinata nuvolosa, con una leggera pioggia dalle quattro in poi.

      L’unico articolo dettagliato che raccontasse della scomparsa in sé veniva da un blog di amanti degli orologi: un pezzo sulla fine di alcune meteore dell’artigianato amatoriale, che diceva ben poco che Slim non sapesse già. Nella notte di giovedì, 2 maggio 1996, Amos Birch cenò con la moglie e la figlia, per poi rinchiudersi nel suo laboratorio e continuare a lavorare sul suo ultimo orologio. Da allora, non fu più visto.

      Le ipotesi spaziavano dall’omicidio ad una fuga d’amore. Aveva cinquantatré anni all’epoca e divideva la casa di famiglia con la moglie Mary, di 47 anni al tempo, e la figlia Celia, di 20. Vi fu un’investigazione della polizia, che comportò una perlustrazione attenta della Brughiera di Bodmin, ma che concluse, in assenza di prove che suggerissero il contrario, che Amos Birch si era semplicemente svegliato una mattina ed aveva abbandonato la vita che si era costruito qui. Il laboratorio era stato lasciato aperto e le uniche cose che mancavano erano i suoi stivali e la giacca. Non aveva preso con sé i documenti e né il portafogli, che fu ritrovato in un cassetto della cucina. Tuttavia, dal momento che si riteneva avesse venduto molti dei suoi orologi a collezionisti locali tramite pagamento in contanti, l’assenza di prelievi dal suo conto suggeriva che fosse scappato portando del denaro con sé, per poi crearsi una nuova identità.

      L’articolo non forniva altri dettagli degni di nota, ma l’ultima riga toccò un tasto dolente per Slim.

       Sembra proprio che Birch si sia semplicemente svegliato e se ne sia andato di casa, portando con sé il suo ultimo orologio.

      Non vi era nulla che suggerisse che l’autore sapesse dell’orologio. Da nessun’altra parte veniva menzionato un orologio lasciato incompiuto o ritrovato nel laboratorio; quindi, poteva trattarsi di una fantasiosa licenza poetica.

      Il suo ultimo orologio era forse quello che Slim aveva trovato nella brughiera?

      Geoff Bunce concordava con Slim sul fatto che l’orologio fosse incompleto. E se l’ultimo orologio di Amos Birch si trovasse ora sotto il letto di Slim?

      Slim si alzò in piedi, improvvisamente nervoso. Girovagò per la stanza per qualche minuto. Le circostanze della scomparsa di Amos erano sconosciute e Slim non aveva tenuto nascosta la sua recente scoperta. E se Amos avesse nascosto l’orologio per un motivo specifico?

      E se qualcuno ne fosse alla ricerca? E se Amos fosse sparito, insieme all’orologio, per nasconderlo da qualcuno?

      Slim prese la sedia dalla scrivania, la inclinò e la posizionò sotto la maniglia della porta. Non aveva mai considerato l’assenza della serratura come un problema, ma non costava nulla essere cauti.

      Si chiese se avesse dovuto dire qualcosa alla Signora Greyson, ma poi ci ripensò. L’avrebbe solamente spaventata e, in ogni caso, avrebbero cercato lui, non lei.

      A meno che, ovviamente, Amos non fosse stato ucciso. Apparentemente, la Brughiera di Bodmin e le aree circostanti erano state una regione mineraria e il terreno era disseminato di vecchie cave e condotti, molti dei quali non vennero mai mappati o identificati. Quanto poteva essere difficile disfarsi di un corpo dove nessuno l’avrebbe mai trovato?

      10

      La mattina seguente, a colazione, Slim percepì che la Signora Greyson era di buon umore, così la chiamò. In seguito alla sua richiesta, il fischiettio proveniente dalla cucina che ricordava un allegro, seppur vecchio, uccellino, si smorzò, e la donna si trascinò lì, stringendo il grembiule fra le mani come per ricordare a Slim quanto fosse una seccatura.

      “Signor Hardy… è tutto di suo gradimento?”

      Lui sorrise, punzecchiando il cibo sul piatto con la forchetta. “Certamente. Queste uova mi ricordano la mia defunta madre e tutte le delizie che preparava per me ogni giorno.”

      “Questo è un… bene. Come posso aiutarla oggi?”

      “Sono andato a Trelee ieri. Mi sono perso per la brughiera, ma una signora anziana è stata così gentile da darmi delle indicazioni. Volevo mandarle un biglietto per ringraziarla, ma temo di aver dimenticato il nome.”

      “E

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