Scherzi Del Futuro. Marco Fogliani
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Quel giorno ero su di giri. Non volevo collegarmi troppo presto per non dare l'impressione che ci tenessi troppo; allora feci delle cosette di poca importanza ma comunque rilassanti, come riordinarmi la scrivania e, udite udite, spolverarla!! D'altronde se queste cose non le faccio io non le fa nessuno (non lascio né lascerò mai che nessuno entri nella cabina, se non personale qualificato per la manutenzione).
Ero su di giri perché stava per arrivare il clou della giornata e anche della settimana, forse l'aspetto più piacevole di tutto il progetto pilota: la signorina Kanakis. Penso che sia signorina: non gliel'ho mai chiesto per paura della delusione di saperla sposata, anche se quello che provo per lei è puramente platonico e senza possibilità di arrivare a sbocchi concreti. Ma c'è qualcosa in quella donna che trovo irresistibilmente attraente. Non sono solo i suoi vispi occhi neri, con quella espressione di sottintesa malizia che invece non traspare mai dalle sue parole; non sono neanche la sua bellissima capigliatura mora ondulata, né le sue forme sinuose che ricordano in qualche modo un favoloso paesaggio greco, fatto di onde increspate, sole rilucente e spiagge di morbida sabbia finissima. Non è solo la sua sicurezza, nel parlare ma soprattutto nel muoversi; il suo modo naturale di affrontare qualunque situazione, senza paura, senza complessi, con il sorriso di chi sa godersi la vita in tutti i suoi aspetti.
Forse è tutto questo insieme; forse qualcos'altro che non riesco ad afferrare; che mi sfugge ma che non mi lascia sfuggire in nessun modo al suo fascino.
Come mi aspettavo, lei era già pronta per il collegamento.
“Buongiorno dottore”, mi salutò mentre un'ombra intimorita di fianco a lei sgattaiolava via. Quelle due stanze lontane in un attimo si unirono, entrarono una nell'altra condividendo la parete che ci stava di fronte.
“Buongiorno signorina Kanakis: che piacere rivederla! La trovo ancora più elegante del solito, ed in ottima forma.”
“Sì, sì. In ottima forma. Questo fine settimana ho fatto delle splendide nuotate in mare. Sono i primi bagni della stagione, e questa è sempre una cosa bellissima. Voglio dire … in mare è tutt'altra cosa che in piscina.”
“Avrei voluto essere lì a nuotare con lei. Anche per vederla in costume, naturalmente. Lei è sempre molto elegante, ma qualche volta potrebbe mettersi anche qualcosa di meno austero, più giovanile … diciamo una bella scollatura, ecco.”
“È piuttosto freddo qua dentro.”
“… ma può regolare la temperatura!”, le suggerii. “Se vuole posso spiegarle come funziona.”
“Questo coso, qui in azienda, lo usa anche qualcun altro. Non mi permetterei di metterci le mani; e poi sono proprio negata per queste cose. Comunque, quando vorrà raggiungermi per farsi con me una bella nuotata nel nostro bellissimo mare, ne sarò felicissima. Sarà il benvenuto.”
Era una proposta tanto allettante quanto inattesa: davvero non avrei potuto sperare di meglio. “Naturalmente anche sua moglie”, aggiunse poi con un sorriso genuinamente ingenuo.
“Naturalmente anche mia moglie” ripetei io. “Anche mio figlio, magari”, aggiunsi io tornando coi piedi sulla terra, avendo afferrato l'involontaria ironia nelle sue parole.
“Naturalmente”, fu d'accordo anche lei col suo solito, splendido sorriso. “Bene. Se adesso vuole posso cominciare ad illustrale quella relazione di cui avevamo parlato la volta scorsa, dottore.”
Si accomodò su una sedia di fronte a me. Avevo notato già altre volte la disparità della nostra posizione: io su una comoda poltrona, riparato dietro a una protettiva scrivania; lei su una semplice seggiola, esposta verso di me come una studentessa di fronte alla commissione d'esame. L'unico lato positivo della situazione era che così potevo ammirare anche le sue bellissime gambe, stupendamente tornite e abbronzate. Ma capivo che in questo modo la scrivania si frapponeva tra noi come una ulteriore barriera, oltre alla differenza di fuso orario e al nostro diverso ruolo aziendale, mentre il mio intendimento era quello di eliminare le distanze tra noi, e non aumentarle.
“Aspetti, signorina: perché non viene a sedersi anche lei qui dietro alla scrivania, di fianco a me?”
Lei mi guardò con un'espressione come a dire: questo è proprio fuori di testa. Ma io sapevo benissimo quello che stavo per fare. Mi ero ben documentato, e l'avevo provato più di una volta: era una mossa ben studiata, con cui sorprenderla e fare colpo su di lei.
“Non sono impazzito, signorina. Mi dia solo qualche secondo e vedrà”.
Digitai la sequenza prescritta e, come per magia, in un attimo la situazione cambiò. La sua stanza ora entrava nella mia non più attraverso la parete di fronte a me, la più lunga, ma da quella più stretta laterale. Naturalmente avevo tolto in precedenza qualsiasi ostacolo che potesse guastare il risultato, e ora ci trovavamo veramente più vicini, con un approccio davvero molto più confidenziale.
Per lo stupore e l'incredulità lei rimase senza parole. Io ne approfittai per creare un altro effetto speciale, anche questo studiato in precedenza: un'ampia finestra virtuale sulla parete opposta, spalancata su un profumato giardino fiorito.
“Ma lei è proprio un mago, dottore! Così è davvero più bello. Certo, se devo dirle la verità, dalla finestra avrei preferito vedere il mare: sa com'è, noi greci ce l'abbiamo nel sangue.”
“Lei vuole il mare? E avrà il mare. Mi dia solo un minuto e ci trasferiamo tutti e due vicino a qualche bellissima spiaggia.” Cominciai con l'ingrandire la finta finestra e cambiare il paesaggio, scegliendo, tra i tanti disponibili, quello con la spiaggia che mi sembrava più adatta alle nuotate della signorina Kanakis. In sottofondo si udiva il mormorio delle onde. Fu allora che mi ricordai che si poteva adeguare anche la temperatura al paesaggio. Lo feci, e notai subito che la stanza iniziava a riscaldarsi come sotto un sole estivo.
Ragionando sulle potenzialità offerta dalla cabina, mi ricordai anche che era possibile fare in modo che le pareti sparissero, proiettando un panorama su ciascuna di esse e dando l'effetto di trovarsi proprio all'aria aperta. Ma su questo non mi ero documentato: perciò preferii non avventurarmi in un campo sconosciuto, col rischio di fare una figuraccia. “La prossima volta farò di meglio: ci trasferiremo proprio sul bagnasciuga”, le promisi.
“Ne sarò felicissima. Se ci riesce lo prenderò come un regalo per il mio compleanno, e le prometto che mi porterò il costume”, disse lei ridacchiando. “Però adesso lasci stare gli effetti speciali. In fondo è già bellissimo così, e io sono qui per illustrarle quella relazione.”
Aveva parlato di compleanno? Quando era il suo compleanno? Avrei voluto chiederglielo. Ma forse sarebbe stato più bello scoprirlo da solo. Doveva esserci scritto in qualche banca dati aziendale. Avevo già perso dei punti nel non averci pensato, per il fatto che fosse stato lei a suggerirmelo. Adesso potevo forse recuperare con un bel regalino, recapitandoglielo a casa nel giorno esatto. E cosa sarebbe stato più adatto: un costume da bagno? Ridicolo. Un anello? Troppo impegnativo. Un bel braccialetto, decisi.
Lei aveva già iniziato da un po' la sua relazione. “Dottore, non mi segue? Mi sembra un po' assente.” In effetti stavo smanettando alla tastiera del computer.
“No, no, continui pure”. Avevo appena trovato i suoi dati aziendali e stavo trascrivendo il suo indirizzo, per poterle recapitare almeno un mazzo di fiori. Il compleanno era l'indomani. Calcolando la sua età ragionai tra me che la sua bellezza era ancor più straordinaria per essere una trentacinquenne.
“Dottore,