Scherzi Del Futuro. Marco Fogliani
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Scherzi Del Futuro - Marco Fogliani страница 6
“E chi è costui?”, mi chiesi stupefatto. Mentre mi ponevo questa domanda ne avevo già la risposta sulla punta della lingua, reperita chissà dove tra i meandri della mia mente.
“Non mi riconosce?”
“Il cavalier Grandi, l’amministratore delegato”, continuai quasi tra me, ma conscio del fatto che anche lui mi avrebbe sentito.
“Ci è andato vicino. Sono Grandi padre, come molti mi chiamano per distinguermi dai miei figli, i Grandi fratelli. Sono loro ormai che hanno in mano la direzione di tutto il ramo italiano dell’azienda. Ormai io qua dentro conto poco.”
“Ehm, è un onore per me conoscerla di persona. A cosa devo il piacere di questa visita inaspettata?”
“Se lei considera un onore conoscermi di persona, allora accetterà volentieri il mio invito per domattina nel mio studio, qui in sede. Così, dopo avermi firmato la sua lettera di dimissioni, avrà anche il piacere di stringermi la mano di persona.”
“Dimissioni? Ma che cosa dice? Perché mai dovrei dare le dimissioni?”
“Certo, potrebbe anche non darle, se preferisce che sia io a licenziarla. Vede, si dà il caso che stamattina abbia assistito a tutta la “riunione” - se così si può definire - che ha tenuto con la signorina Kanakis. Lei sa come è potente questa diavoleria con cui lavora. Sa bene che, anche se non si dovrebbe, consente di controllare il comportamento dei nostri collaboratori: pratica che a quanto mi risulta lei non disdegna, e che peraltro approvo. Naturalmente si può anche registrare quello che accade, non lo sapeva? Glielo dico perché, se per caso avesse desiderio di rivedere meglio qualche passaggio della sua performance… anzi, glielo raccomando: alcune delle scene sono molto divertenti. Certo, non molto edificanti…”
“Ma cavaliere, sia comprensivo: in fondo non ho fatto niente di particolarmente grave. Nulla su cui non si possa chiudere un occhio.”
“A parte il danno alla sua postazione, quel vergognoso segno a forma di mano sulla parete parla di quello che è accaduto nei suoi termini esatti: molestie sessuali. Il fatto che sia passato inosservato per lei è una grande fortuna, ma per me è del tutto secondario. E comunque si ricordi che, per manager del suo livello, la fiducia è presupposto unico ed essenziale per proseguire il rapporto di collaborazione con la nostra azienda. E io la fiducia in lei l'ho persa completamente.”
“Ma dal punto di vista professionale non credo che abbia a che lamentarsi di me.”
“Posso senz'altro obiettarle che oggi non solo ha buttato una mattinata del suo ben pagato lavoro, ma l'ha fatta perdere anche ad altri nostri validi collaboratori, come l'ottima signorina Kanakis, il che è assai più grave.”
“Cercavo di conoscere meglio il prodotto di cui mi occupo…”, obiettai timidamente.
“Il suo rendimento lavorativo e professionale mi importano relativamente poco. Se vuole stasera posso interessare del suo caso i Grande fratelli: si faranno due risate anche loro con questo filmino.”
Mi rendevo conto che improvvisare un'autodifesa si prospettava difficile e inutile: rischiavo solo di peggiorare la mia situazione. “Spero solo che non sia stata la signorina a lamentarsi di me: me ne dispiacerebbe immensamente. D'altronde trovo così strano che una persona importante come lei, cavaliere, dedichi il suo prezioso tempo a stupidaggini del genere.”
“Dopo aver guidato per anni come un padre questa importante realtà aziendale, che considero come una grande famiglia”, mi rispose, “oggi mi dedico a quello che ritengo sia il suo aspetto più importante: lo spirito e le motivazioni dei suoi dipendenti, soprattutto ai più alti livelli. E ciò non può prescindere dalla loro moralità. Se lei vuole sfasciare la sua famiglia è liberissimo di farlo; ma la mia azienda non è disposta a collaborare con lei.”
Un vecchio moralista bacchettone, ecco cosa sei, pensai, non hai proprio nessun modo migliore di passare il tempo che facendo il guardone nelle stanze degli altri?
“Quanto alla signorina Kanakis”, continuò lui, “le consiglio, la prossima volta che tenterà di abbordare una ragazza, di informarsi meglio prima su chi sia, e non solo sulla data di nascita. È evidente che lei ignora alcuni particolari importanti della vita della Kanakis, soprattutto sulla sua famiglia e le sue conoscenze.”
Questo spiega tutto, pensai. Per meritarsi l'interessamento così particolare del Grande padre deve essere la figlia, o forse la fidanzata o l'amante, di qualche personaggio molto importante. Probabilmente qualche uomo politico, magari un ministro o un leader sindacale: chissà, dei fatti della Grecia proprio non me ne intendo. Anche se a pensarci bene il suo mi sembra un cognome abbastanza diffuso. Mi pare di averlo già sentito prima. Appena posso troverò il modo di scoprirlo.
“Comunque può pensare fin da oggi a cercarsi un nuovo impiego: domattina nel mio ufficio sarà solo una formalità. A domani, dunque.” Il grande volto del Grande padre scomparve, e con esso ogni luce, ogni rumore, qualunque segno di attività elettrica là dentro. La cabina, disabilitata, piombò nell'oscurità come per un black-out. Per fortuna che la porta di uscita, secondo le specifiche di sicurezza, si era aperta.
Nel buio mi rimase impressa negli occhi l'immagine di quel severo moralista, che per me avrebbe fatto meglio a godersi la sua meritata pensione. Occhi vivaci, sguardo stranamente malizioso a dispetto delle sue parole: e se fosse stato lui il padre, l'amante, l'amico della signorina Kanakis?
Uscii. Era ora di pranzo, ma sinceramente l'appetito mi era completamente passato.
LA MISSIONE DELL'ULISSE VOLANTE
Il comandante Ulisse aveva il volo nel sangue, già per tradizione familiare. Ed era un navigatore esperto di vecchio stampo, di quelli che riconoscevano e chiamavano per nome le diverse parti di un motore, e che ancora sapevano compiere tutte le manovre azionando e regolando manualmente i propulsori, il timone e le ali senza l'aiuto di assistenti automatici computerizzati. Sì, proprio come in quei videogiochi di vecchio tipo di cui egli, neanche a dirlo, era appassionato.
Avvicinandosi a Deltoide, il pilota automatico aveva segnalato problemi nell'avviare la fase di atterraggio, ed ora l'Ulisse Volante era parcheggiata, in modalità manuale ed a motori spenti, appena al di fuori dell'orbita stazionaria del piccolo pianeta.
“Base Deltoide, qui è Ulisse Volante. Chiedo l'autorizzazione a entrare nel vostro spazio orbitale.”
Dal grande schermo rispose il volto scuro e brizzolato di un ufficiale non certo alle prime armi.
“Autorizzazione non concessa”.
“Come? Può ripetere per favore?”
“Avete problemi di ricezione? Ho detto autorizzazione non concessa. Ed aggiungo che la sosta in orbita stazionaria è consentita solo per un massimo di un'ora, o in caso di avaria grave al motore. Insomma, siete pregati di andarvene.”
“Ma come … ”, obiettò il capitano, “ci deve essere un errore. Ho volato per mesi per arrivare fino a qui, seguendo un piano di volo regolarmente autorizzato. Protocollo ADS5557294. Se vuole può contattare l'armatore, è una compagnia seria con cui non ho mai avuto problemi di questo genere. Deve esserci stato un malinteso.”
“No