Was bleibt von kommunikativer Nähe und Distanz?. Группа авторов

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      Raible, Wolfgang (2006). Medien-Kulturgeschichte. Mediatisierung als Grundlage unserer kulturellen Entwicklung (Schriften der Philosophisch-Historischen Klasse der Heidelberger Akademie der Wissenschaften 36). Heidelberg, Winter.

      Scherner, Maximilian (1984). Sprache als Text. Ansätze zu einer sprachwissenschaftlich begründeten Theorie des Textverstehens. Forschungsgeschichte – Problemstellung – Beschreibung (Reihe Germanistische Linguistik 48). Tübingen, Niemeyer.

      Schlobinski, Peter/Siever, Torsten (edd.) (2018). Sprachliche Kommunikation in der digitalen Welt. Eine repräsentative Umfrage, durchgeführt von forsa (Networx 80). <https://www.mediensprache.net/networx/networx-80.pdf> [Zugriff am 10. Januar 2020]

      Schneider, Jan Georg (2016). „Nähe, Distanz und Medientheorie“, in: Helmuth Feilke/Mathilde Hennig (edd.), Zur Karriere von ‘Nähe und Distanz’. Rezeption und Diskussion des Koch-Oesterreicher-Modells (Reihe Germanistische Linguistik 306). Berlin/Boston, De Gruyter, 333–356.

      Schneider, Jan Georg/Butterworth, Judith/Hahn, Nadine (2018). Gesprochener Standard in syntaktischer Perspektive. Theoretische Grundlagen – Empirie – didaktische Konsequenzen (Stauffenburg Linguistik 99). Tübingen, Stauffenburg.

      Selig, Maria (2017). „Plädoyer für einen einheitlichen, aber nicht einförmigen Sprachbegriff: Zur aktuellen Rezeption des Nähe-Distanz-Modells“, Romanistisches Jahrbuch 68, 114–145.

      Söll, Ludwig [1974] (31985). Gesprochenes und geschriebenes Französisch. Bearbeitet von Franz Josef Hausmann (Grundlagen der Romanistik 6). Berlin, Schmidt.

      Stark, Elisabeth/Robert-Tissot, Aurélia (2017). „Subject drop in French text messages“, Linguistic Variation 17/2 (Register Variation and Syntactic Theory, special issue edited by Diane Massam and Tim Stowell), 251–271.

      Stark, Elisabeth/Robert-Tissot, Aurélia/Frick, Karina (2018). „Determiner Ellipsis in Electronic Writing – Discourse or Syntax?“, in: Anne-Kathrin Gärtig/Roland Bauer/Matthias Heinz (edd.), Pragmatik – Diskurs – Kommunikation. Festschrift für Gudrun Held zum 65. Geburtstag. Wien, Praesens, 186–198.

      Storrer, Angelika (2001). „Getippte Gespräche oder dialogische Texte? Zur kommunikationstheoretischen Einordnung der Chat-Kommunikation“, in: Andrea Lehr/Matthias Kammerer et al. (edd.), Sprache im Alltag. Beiträge zu neuen Perspektiven in der Linguistik. Berlin/New York, De Gruyter, 439–465.

      Storrer, Angelika (2017). „Internetbasierte Kommunikation“, in: Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung/Union der deutschen Akademien der Wissenschaften (edd.), Vielfalt und Einheit der deutschen Sprache. Zweiter Bericht zur Lage der deutschen Sprache. Tübingen, Stauffenburg, 247–282.

      Ipertesti e iperdiscorsi

      Proposte di aggiornamento del modello di Koch e Oesterreicher alla luce dei testi nativi digitali1

      Emilia Calaresu (Modena/Reggio Emilia) & Massimo Palermo (Siena)

      The aim of this paper is to verify the suitability of Koch and Oesterreicher’s ‘orality/literacy model’ to account for the important innovations introduced by the digital revolution, with particular regard to EMC (Electronically Mediated Communication). After an introduction on digital textuality and an overview of Italian studies on the differences and interplays between written and spoken language, both the ‘conceptional’ and ‘medial’ dimensions of the model are reviewed. This is done to test to what degree their specific parameters fit for EMC, which allegedly shows features of both written and spoken language. Special attention will be given to the fact that on the internet, some textual genres still display their processual character, even in their final form, thus challenging the traditional distinction between ‘text’ as a product and ‘discourse’ as a process. Due to their pragmatic flexibility, the conceptional parameters of the model still seem suitable to account for the new types of communication and require only a few adjustments. Conversely, the medial dimension of Koch and Oesterreicher’s model requires a more precise redefinition. This is further compounded by the relevance of diverse technological innovations: it will be useful to pay greater attention to the differences between ‘medium’ (material or technical means of transmission) and ‘channel’ (phonic vs. graphic), as well as the general semiotic and communicative circumstances that distinguish different formats of communication – such as real face-to-face conversation from semi-synchronous chat.

      1 Premessa

      La rivoluzione digitale ha determinato importanti novità nella produzione e nella ricezione di testi, scritti e orali. Le novità sono state il risultato dapprima della diffusione dei personal computer e poi, con importanti cambiamenti nelle pratiche di lettura e scrittura, dello sviluppo della connessione in mobilità e della conseguente diffusione degli smartphone, avvenuta da non più di un ventennio.

      Se si prescinde da alcuni accenni alle nuove tecnologie presenti negli ultimi lavori dei due autori, su cui torneremo più avanti, il modello di Koch/Oesterreicher (1985; 1990/22011; 2007)1 rimane inevitabilmente al di qua della rivoluzione digitale. Come è noto, il modello ha un impianto complessivo assai articolato che prevede una prima distinzione su due dimensioni: quella attinente il Medium (dimensione ‘mediale’), basata sulla netta contrapposizione ‘fonico’ vs. ‘grafico’, e quella, forse più nota in Italia, attinente la Konzeption, cioè la concezione globale del testo (dimensione ‘concezionale’), basata sulla contrapposizione ‘vicinanza’ (Nähe) vs. ‘distanza’ (Distanz) comunicative, intese come poli opposti di un continuum. Proprio la natura non binaria, pragmatica e interlinguistica di questa seconda parte rende il modello abbastanza duttile per trattare fenomeni di organizzazione della comunicazione mediata elettronicamente (EMC)2 e per comprendere il circuito di produzione/comunicazione di testi spesso ibridi come quelli digitali. Un aggiornamento o una rivisitazione del modello a oltre trent’anni dalla sua prima formulazione (Koch/Oesterreicher 1985) è tuttavia auspicabile e necessario, sia per quanto riguarda alcuni parametri fondamentali, alcuni dei quali inevitabilmente assenti nell’impianto originale, sia per quanto riguarda il ripensamento delle nozioni stesse di ‘parlato’ prototipico e di ‘scritto’ prototipico, dalla cui tradizionale contrapposizione scaturiva inizialmente anche il modello complessivo. Siamo, per fare solo un esempio, oggi assai più attenti e consapevoli anche rispetto al diverso tipo e grado di multimodalità e pluricanalità che non solo i diversi generi di parlato ma anche di scritto in misura maggiore o minore normalmente comportano (cf. Kress 2010; Jucker/Dürscheid 2012, 45; Voghera 2017).

      La quantità e la qualità delle novità è tale, insomma, da suggerire di rivedere e approfondire non solo alcuni parametri della parte concezionale ma soprattutto di ripensare in maniera più articolata anche il côté mediale del modello originario, ed è quello che proveremo a fare in questo lavoro, dopo una rapida sintesi sulle principali caratteristiche delle scritture digitali e sulla situazione italiana rispetto ai modelli (o all’assenza di veri e propri ‘modelli’) alternativi a quello di Koch e Oesterreicher. Ciò ci consentirà di osservare come alcune forme di organizzazione del testo che la EMC consente mettano in crisi non solo le procedure tradizionalmente usate per distinguere la modalità scritta da quella parlata, ma anche la nota distinzione concettuale tra testi intesi in quanto ‘prodotti’ e discorsi in quanto ‘processi’ (cf. Palermo 2013, 21–23; Calaresu 2015a, 43–45). Si tratta di cambiamenti particolarmente visibili soprattutto nelle conversazioni scritte semi-sincrone della EMC. Su queste, tenendo conto sia del processo di produzione che di ricezione, concentreremo maggiormente la nostra attenzione. L’odierna

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