El príncipe. Nicolás Maquiavelo

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El príncipe - Nicolás Maquiavelo

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el estado a los venecianos; porque si no hubiera agrandado a la Iglesia ni metido a España en Italia, era bien razonable y necesario rebajarlos, pero una vez tomados aquellos primeros partidos jamás debía permitir la ruina de ellos, porque siendo poderosos ellos siempre habrían mantenido a los otros alejados de la conquista de Lombardía, tanto porque los venecianos no lo habrían permitido más que para ser señores ellos como porque los otros no habrían querido quitársela a Francia para dársela a ellos, y ninguno habría tenido ánimo de ir contra los dos juntos. Y si alguien dijera: el rey Luis cedió Romaña a Alejandro y el reino a España para evitar una guerra, respondo con las razones dichas más arriba; que nunca se debe dejar seguir un desorden por evitar una guerra; porque la guerra no se evita sino que se difiere en perjuicio tuyo. Y si algún otro alegara la promesa que el rey le había hecho al Papa, de hacer por él esa campaña a cambio de la disolución de su matrimonio y el capelo para Rouen, respondo lo que más abajo diré sobre las promesas de los príncipes y cómo deben observarlas. Perdió, pues, el rey Luis Lombardía por no haber observado ninguno de los términos observados por otros que han tomado provincias y querido conservarlas. Y no es eso milagro alguno, sino muy ordinario y razonable. Y de este asunto hable en Nantes con Rouen cuando el Valentino,7 como era llamado popularmente César Borgia, hijo del Papa Alejandro, ocupaba Romaña; porque al decirme el cardenal de Rouen que los italianos no entendían de guerra, yo le respondí que los franceses no entendían de estado, porque si entendieran no dejarían que la Iglesia llegara a tanta grandeza. Y por experiencia se ha visto que la grandeza de aquella y de España en Italia fue causada por Francia, y la ruina de esta última fue causada por áquellas. De lo que se deduce una regla general, que nunca o raramente falla: que quien es causa de que otro se haga poderoso, se arruina: porque esa potencia es causada por él o con industria o con fuerza, y tanto una cosa como la otra son sospechosas para el que se ha vuelto poderoso.

      Considerate le difficultà le quali si hanno a tenere uno stato di nuovo acquistato, potrebbe alcuno maravigliarsi donde nacque che Alessandro Magno diventò signore della Asia in pochi anni e, non l’avendo appena occupata, morí; donde pareva ragionevole che tutto quello stato si rebellassi; nondimeno e’ successori di Alessandro se lo mantennono; e non ebbono, a tenerlo, altra difficultà che quella che intra loro medesimi, per ambizione propria, nacque. Respondo come e’ principati de’ quali si ha memoria si trovono governati in dua modi diversi: o per uno principe e tutti gli altri servi, e’ quali come ministri, per grazia e concessione sua, aiutano governare quello regno; o per uno principe e per baroni, e’ quali, non per grazia del signore, ma per antiquità di sangue, tengano quel grado. Questi tali baroni hanno stati e sudditi proprii, li quali li riconoscono per signori e hanno in loro naturale affezione. Quegli stati che si governano per uno principe e per servi, hanno el loro principe con piú autorità, perché in tutta la sua provincia non è alcuno che riconosca per superiore se non lui; e se obediscano qualcuno altro, lo fanno come ministro e offiziale, e non gli portano particulare amore.

      Gli esempli di queste due diversità di governi sono, ne’ nostri tempi, el Turco e il re di Francia. Tutta la monarchia del Turco è governata da uno signore; gli altri sono sua servi; e, distinguendo il suo regno in Sangiachi, vi manda diversi amministratori, e li muta e varia come pare a lui. Ma il re di Francia è posto in mezzo d’una moltitudine antiquata di signori, in quello stato riconosciuti da’ loro sudditi e amati da quelli: hanno le loro preeminenzie; non le può il re torre loro sanza suo periculo. Chi considera, adunque, l’uno e l’altro di questi stati, troverrà difficultà nello acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che sia, facilità grande a tenerlo. Cosí, per adverso, troverrete per qualche rispetto piú facilità a occupare lo stato di Francia, ma difficultà grande a tenerlo.

      Le cagioni delle difficultà in potere occupare il regno del Turco sono per non potere essere chiamato da’ principi di quello regno, né sperare, con la rebellione di quelli ch’egli ha d’intorno, potere facilitare la sua impresa. Il che nasce dalle ragioni sopradette; perché, sendogli tutti stiavi e obligati, si possono con piú difficultà corrompere; e quando bene si corrompessino, se ne può sperare poco utile, non possendo quelli tirarsi drieto e’ populi per le ragioni assignate. Onde, chi assalta il Turco, è necessario pensare di averlo a trovare tutto unito, e gli conviene sperare piú nelle forze proprie che ne’ disordini d’altri. Ma, vinto che fussi, e rotto alla campagna in modo che non possa rifare eserciti, non si ha a dubitare di altro che del sangue del principe; il quale spento, non resta alcuno di chi si abbia a temere, non avendo gli altri credito con li populi: e come el vincitore, avanti la vittoria, non poteva sperare in loro, cosí non debbe, dopo quella, temere di loro.

      El contrario interviene ne’ regni governati come quello di Francia; perché con facilità tu puoi intrarvi, guadagnandoti alcuno barone del regno; perché sempre si trova de’ malcontenti e di quelli che desiderano innovare; costoro, per le ragioni dette, ti possono aprire la via a quello stato e facilitarti la vittoria. La quale di poi, a volerti mantenere, si tira drieto infinite difficultà, e con quelli che ti hanno aiutato e con quelli che tu hai oppressi. Né ti basta spegnere il sangue del principe, perché vi rimangono quelli signori che si fanno capi delle nuove alterazioni; e non li potendo né contentare né spegnere, perdi quello stato qualunque volta venga l’occasione.

      Ora, se voi considerrete di qual natura di governi era quello di Dario, lo troverrete simile al regno del Turco; e però ad Alessandro fu necessario prima urtarlo tutto e torli la campagna; dopo la quale vittoria, sendo Dario morto, rimase ad Alessandro quello stato sicuro per le ragioni di sopra discorse. E li suoi successori, se fussino suti uniti, se lo potevano godere oziosi; né in quel regno nacquono altri tumulti che quelli che loro proprii suscitorono. Ma li stati ordinati come quello di Francia è impossibile possederli con tanta quiete. Di qui nacquono le spesse rebellioni di Spagna, di Francia e di Grecia da Romani, per li spessi principati che erano in quegli stati: de’ quali mentre durò la memoria, sempre ne furono e’ Romani incerti di quella possessione; ma, spentala memoria di quelli, con la potenzia e diuturnità dello imperio, ne diventorono securi possessori. E posserno anche, quelli, combattendo di poi infra loro, ciascuno tirarsi dreto parte di quelle provincie, secondo l’autorità vi aveva presa dentro; e quelle, per essere el sangue de’ loro antiqui signori spento, non riconoscevano se non e’ Romani. Considerato adunque tutte queste cose, non si maraviglierà alcuno della facilità che ebbe Alessandro a tenere lo stato di Asia, e delle difficultà che hanno avuto gli altri a conservare lo acquistato, come Pirro e molti. Il che non è nato dalla molta o poca virtú del vincitore, ma dalla disformità del subietto.

       IV POR QUÉ RAZÓN EL REINO DE DARÍO, QUE OCUPADO POR ALEJANDRO, NO SE REBELÓ CONTRA SUS SUCESORES DESPUÉS QUE ALEJANDRO MURIÓ

      Considerando las dificultades que existen para conservar un estado recién adquirido, alguien podría preguntarse cuál fue la causa de que Alejandro Magno haya llegado a ser señor de Asia en pocos años y después cuando apenas la había ocupado, murió, de modo que parecía razonable que aquel estado se rebelase y, sin embargo, los sucesores de Alejandro lo conservaron, y no tuvieron para mantenerlo otra dificultad que la que nació entre ellos mismos, por su propia ambición. Respondo que los principados de que hay memoria se encuentran gobernados de dos maneras distintas por un príncipe, siendo todos los demás siervos que como ministros, por gracia y concesión suya ayudan a gobernar ese reino, o por un príncipe y barones, los cuales no por gracia del señor sino por antigüedad de sangre tienen ese grado. Esos tales barones tienen estados y súbditos propios, que los reconocen como señores y sienten por ellos natural afecto. Los estados gobernados por un príncipe y siervos tienen a su príncipe con más autoridad, porque en toda la provincia no hay nadie a quien reconozcan por superior sino a él, y si obedecen a algún otro lo hacen como a ministro y oficial, y no sienten por él particular amor.

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