I rossi e i neri, vol. 2. Barrili Anton Giulio
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A Lorenzo non bastavano quelle notizie. Non che dubitasse del Martini, o che avesse fede nella possibilità del tentativo; ma, con una sì grave malleveria sulle spalle, voleva sincerarsi del contr'ordine, co' suoi occhi, colle sue orecchie medesime. Però, ceduto il comando all'ottimo popolano, e ordinato che la gente non si movesse dal posto, salvo il caso di suprema necessità (del resto il luogo aveva due uscite, l'una per l'andito che i lettori conoscono, l'altra dalla porticina d'un orto attiguo) uscì da quella casa per andare a sua volta al quartiere generale.
Verissima in ogni parte la relazione del luogotenente; il colpo era fallito. E ciò saputo dalla bocca istessa dei capi, Lorenzo rifece con pronto passo la sua strada, per andare a sciogliere i suoi, che lo aspettavano. Passato speditamente per la via del Campo e la porta dei Vacca, entrò nella via lunga ed angusta di Prè, dove già tutte le botteghe erano chiuse da un'ora, ed egli non si abbattè in anima nata, salvo in qualche ubbriaco, che proseguiva in lunedì il tripudio vinoso della domenica.
Così giunse alle spalle del palazzo reale; andò oltre; ma quando fu presso al vicolo, nel quale aveva a commettersi, gli ferì improvvisamente l'orecchio un rumore di passi, e uno strepito d'armi.
Era di sicuro un drappello di soldati. Tornare indietro e giuocar di calcagna? No certo, sebbene fosse quello il più savio consiglio. E i compagni? non doveva egli andare a cercarli, e, se erano scoperti, partecipare alla loro sorte? La sua deliberazione fu pronta: impugnò, senza cavarla tuttavia di tasca, la sua rivoltina, e affrettò il passo per entrare nel vicolo.
Ma egli aveva a mala pena svoltato l'angolo, che si udì gridare sul volto:
– Alto là! —
E innanzi che avesse potuto misurare la gravità del pericolo, si vide attorniato da un manipolo di soldati.
– Dove va Ella? – chiese il sergente che comandava la squadra.
– Pe' fatti miei; – rispose asciutto Lorenzo.
– Ah diamine, Sal…! siete voi? – gridò, balzando fuori a quelle parole del giovine, un uffiziale che era rimasto alcuni passi indietro.
– Nelli di Rovereto! – sclamò Lorenzo, ravvisando il capitano.
– Sì, per l'appunto, Nelli di Rovereto, che naviga in questi paraggi per comando del suo generale, e non avrebbe a lodarsene punto, se il caso non lo facesse imbattere in un volto d'amico. —
Ciò detto, il capitano si volse al sergente, che si era tirato in disparte co' suoi, per concedere alcuni minuti di riposo, mentr'egli stava ragionando con quel suo conoscente.
– E adesso a noi; – proseguì, tirando Lorenzo sull'angolo della strada. – Dove andate così frettoloso, mio buon Salvani?
– Passeggiavo; lo vedete.
– E avevate paura (scusate, dico paura, così, per modo di dire) e avevate paura dei ladri?
– Perchè? – dimandò stupefatto il Salvani.
– Perchè, – soggiunse, abbassando ancora la voce, il Rovereto, – perchè vi siete armato della vostra rivoltina, che vi fa un gomito traditore nella falda della giacca.
– Credete che fosse proprio paura dei ladri? – chiese Lorenzo, sorridendo.
– Non vi dirò quel che io credo, come voi non mi direste quello che è. Smettiamo dunque un simile discorso; e andate, che io non voglio trattenervi.
– Grazie! – rispose Lorenzo, stringendogli fortemente la mano. E fece per andar oltre; ma il capitano lo trattenne ancora.
– Intendiamoci, Salvani; non per di qua. Tornate indietro, e sarà meglio per tutti.
– Non posso; o lasciatemi passare, o fatemi arrestare senz'altro. —
Il buon capitano, che amava molto Lorenzo, avendolo conosciuto prode e gentil cavaliere in quella occasione che i nostri lettori rammentano, stette alquanto sovra pensiero; quindi, mettendo amorevolmente le mani sulle braccia di lui, e guardandolo fisso in volto, gli chiese:
– Che cosa sperate oramai?
– Nulla! – disse il Salvani.
– Dunque?..
– Dunque lasciatemi andare per di là, dove ho alcuni amici da vedere; e sarà, ve lo giuro, senza pericolo per la causa alla quale servite.
– Lo credo; ma se fosse, come io penso, con pericolo vostro?..
– Che importa? Non badate a ciò, e lasciatemi andare.
– Dovunque vi piacerà, salvo al numero __otto__.
– Che? – esclamò il giovine, piantando a sua volta gli occhi in viso all'amico. – Voi sapete…
– Ogni cosa. So, verbigrazia, che laggiù non trovereste più alcuno, salvo una mezza compagnia di soldati che custodisce le porte, e una mano d'altri personaggi, meno riguardosi coi loro avversari politici, i quali vanno rovistando dappertutto, per trovare una carta… che non c'è.
– Ah! – disse Lorenzo. – E gli amici miei…
– State di buon animo! – interruppe il Nelli. – L'uffiziale di pubblica sicurezza aveva fatto male il suo piano di battaglia, e ha assalito il nemico senza chiudergli la ritirata. Io m'ero avveduto bensì dell'errore; ma non era affar mio. L'intento del soldato era di sgominare da questo lato i vostri disegni, e questo io l'ho fatto. Sono entrato per l'androne, mentre i vostri sgattaiolavano dalla parte del giardino; ho atterrato l'uscio, e sono anche stato il primo a metter il naso in una certa cameretta, su d'un certo tavolino…
– Proseguite!
– Dov'era un certo foglio di carta… una specie di ruolino di compagnia.
– L'avevano dimenticato! – disse Lorenzo con accento di dolore.
– Sì, ma gli è caduto in mia mano, e mi servirà per accendere Biancolina, una eccellente spuma di mare, che consola i miei ozi pomeridiani.
– Grazie! – soggiunse Lorenzo, respirando; – grazie, non per me, ma per gli altri!
– Che diamine! – disse di rimando il Nelli. – Siamo amici, o non siamo? Io fo il soldato e non lo sgherro; combatto, non lego. Se vi avessi incontrati in armi, avrei comandato il fuoco; il resto non mi risguarda, e se c'è un amico di mezzo, mi adopero a salvarlo. Ma badate, Salvani; voi siete accennato a palazzo Ducale come uno dei capi della rivolta; si citava appunto il tentativo della Darsena come una impresa che doveva esser guidata da voi. Perciò, come addetto al comando generale, ho scelto di venire da questa parte, e la fortuna, che ama i soldati, quando non fa buscar loro una palla in petto, mi ha usato cortesia da gentildonna. Or dunque, io vi consiglio a non tornare in casa vostra, questa notte. Avete