I rossi e i neri, vol. 2. Barrili Anton Giulio

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу I rossi e i neri, vol. 2 - Barrili Anton Giulio страница 9

I rossi e i neri, vol. 2 - Barrili Anton Giulio

Скачать книгу

il Cigàla, sempre armato di tutto punto, e destro schermidore in cosiffatte tenzoni (tanto più destro in quanto che non ci aveva malinconie dentro il cuore), fu pronto a rispondere.

      – Questa sarebbe un'eccezione, signora, e noi parliamo sui generali.

      – Rispondete anche pel signor di Montalto?

      – S'egli lo permette, perchè no? —

      Aloise, così messo al punto, accennò all'amico che proseguisse liberamente per tutti e due.

      – Stando adunque sui generali, – disse il Cigàla, – io chiederò a voi, gentili signore, chi pensiate amar più fortemente, fra le donne e gli uomini.

      – Ah, veramente, voi non volete più avere quest'altra matassa che io stavo slacciando per voi! – gridò la Monterosso in atto di minaccia.

      – L'avrà un guindolo migliore; – rispose sospirando il Cigàla. – Ecco infatti un assente, che sarà lietissimo di pigliare il mio posto. —

      L'arguta allusione del giovinotto accennava alla comparsa del Pietrasanta alle falde del prato. Poco dianzi s'era udito rumore d'una carrozza dall'altro lato del palazzo, ed era il __landau__ del nostro Eurialo, che veniva in traccia di Niso. Il Pietrasanta si avanzò spigliatamente sul prato, alla volta degli alberi, e col cappello tra mani, il sorriso sulle labbra, corse ad ossequiare la marchesa Ginevra e le altre due dame; dopo di che si volse a salutare i cavalieri, stringendo la mano ai più intrinseci, e da ultimo si sedette accanto ad Aloise, col quale già incominciava a barattare qualche parola, allorquando fu interrotto dalla marchesa Giulia.

      – Siete venuto in buon punto, Pietrasanta, – ella diceva, – per aiutarmi a dipanare la lana di Ginevra. Il Cigàla ha ardito mettere in dubbio che le donne siano migliori degli uomini, e non mi farà più da guindolo.

      – Crudelissimo Cigàla, ne fai di queste?

      – Cioè a dire… – rispose il Cigàla, – io non ho messo in dubbio nulla; chiedevo mi si dicesse chi ami più fortemente, se l'uomo o la donna, e torno a chiederlo, checchè possiate infliggermi per penitenza, ingiustissima dama.

      – Alzatevi intanto, e date il posto al Pietrasanta; – disse la Giulia.

      – Signora, – soggiunse Enrico, in quella che poggiava amorevolmente le mani sulle spalle dell'amico, per trattenerlo sul sedile; – perdonate al Cigàla, e sarà la grazia maggiore che mi potrete concedere.

      – Ma bene, ottimamente! – entrò a dire Ginevra. – Vedi Giulia, come sono galanti tra di loro, questi signori uomini.

      – Perchè amano fortemente, marchesa! – gridò, con aria di trionfo, il Cigàla. – Questa cortesia di Enrico, che io non ho chiesta nè preparata, viene in aiuto alla mia tesi.

      Ora io lo dimanderò alla signora Maddalena, che non mi ha ancora dato il suo voto di biasimo; chi ama più fortemente? gli uomini o le donne?

      – E lo chiedete ancora? – rispose la soave Maddalena. – Le donne, a mio credere. E voi, seriamente, ardireste essere d'una contraria opinione?

      – Pur troppo, signora, e non solo tengo che gli uomini amino più fortemente a gran pezza, ma aggiungo…

      – Suvvia, non vi fermate a mezza strada! – disse Ginevra. – Dopo quello che avete già sentenziato, non ci può esser altro che rechi stupore a Maddalena.

      – Or bene, aggiungo… Ma intendiamoci, lascio da parte le dame presenti! Aggiungo insomma che le donne amano poco, per non dir nulla, addirittura.

      – È grossa! – esclamò la Giulia.

      – E la sostengo, foss'anche grossa come il nostro pianeta! – disse di rimando l'oratore pessimista. – Le donne, generalmente parlando, sono egoiste. Amano, sì, non lo nego, ma anzitutto sè stesse. L'affetto di un uomo dice loro, in tutti i modi, una cosa sola: «siete bella!» Ecco perchè l'uomo che ama è ricambiato, e per che modo. Notate, io parlo delle migliori, di quelle che sono grate all'uomo un tantino di più che non allo specchio. Ma che cos'è poi questo loro ricambio di amore? È il superfluo dei loro pensieri, delle loro cure, e che non impedisce loro di contentare ogni loro capriccio, pari a quel superfluo che il Vangelo ci comanda di dare ai poveri, e che, levato di tasca, ci lascia ancor tanto da non patir difetto di nulla. Ora io lo chiedo a voi, gentilissime eccezioni; questo amare per una decima, anzi per una centesima parte della propria potenza spirituale, è egli amare davvero, o non piuttosto per celia?

      – L'accusa è antica, – rispose placidamente Ginevra, – e tutte le donne che ci hanno preceduto sulla scena del mondo, l'hanno combattuta, risospingendola agli uomini. Io non mi gioverò di questo spediente; non negherò neppure che ci sia molto di vero in quello che dite. Ma non si meritano questo, e peggio, i signori uomini? Lascio, s'intende, da parte i presenti; – aggiunse ella sorridendo, per rendere la pariglia al Cigàla, che s'alzò a mezzo, per farle un inchino; – ma è certo che i signori uomini sanno molto bene volere, e punto punto guadagnare. Oggi, pur di vederci, si contentano di starci dinanzi in adorazione; domani vogliono già udirci a parlare, e d'una cosa soltanto; entrati a mala pena, e quasi sempre a caso, nella cerchia delle nostre consuetudini, s'atteggiano a conquistatori, e vogliono essere adorati a lor volta, o chiedono una confessione in premio d'un sacrifizio che non hanno fatto, ed anche qui vogliono essere adorati alle prime. Ricordate la sentenza, Cigàla; «il vero amante è sempre timido».

      – È la contessa di Sciampagna che lo dice?

      – Non so, ma ne ricordo bene un'altra delle sue: «chi non sa nascondere non sa amare».

      – Signora, Lanfranco Cigàla, mio antenato, e trovatore di grido, lasciò scritto in una delle sue canzoni: «chi nasconde non fa veder nulla».

      – È autentica la citazione?

      – Poniamo che sia apocrifa; la sentenza rimane, e può valer quanto un'altra.

      – A questi patti ve ne citerò una terza, che potete leggere nel codice d'amore: «L'indiscreto non sarà mai un amante fedele». Ma tornando alla vostra, vi dirò che una donna si avvede mai sempre dell'affetto di un uomo, anco se gelosamente custodito nel profondo del cuore. E così i signori uomini si contentassero a lasciare indovinare i loro pensieri, che n'avrebbero assai più vantaggio. —

      Aloise, il quale era stato muto ad udire quella tenzone, respirò più liberamente all'ultima frase della marchesa Ginevra, che gli parve uno zuccherino per lui. Ma il Cigàla, che non poteva averci le ragioni di Aloise a contentarsi di quella chiusa, s'impuntò ancora a rispondere.

      – Voi dunque, signora, non ammettete nessuna uguaglianza tra le donne e gli uomini? Voi sarete un cortèo di regine, e noi un branco di schiavi?

      – E che altro vorreste essere? – dimandò Ginevra, con piglio di leggiadra alterezza. – Non vi basta di avere lo scettro per tutte l'altre cose della vita? Lasciate a noi il regno del cuore, questo povero regno, questo alveare che abbiamo fabbricato noi, api pazienti, colla nostra industria sottile, cavando la cera e il miele dal calice dei fiori. Ma sapete che se questo regno grazioso cadesse per avventura anch'esso in vostra balìa, ne fareste un bell'uso!

      – Non io certamente, marchesa!

      – Lasciamo da parte i presenti, uomo di corta memoria! Vi arrendete?

      – A discrezione.

      – Bene!

Скачать книгу