Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo. Bracco Roberto

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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo - Bracco Roberto

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non ve l'ho detto, è chiaro che non ve lo voglio dire.

Corrado

      (animandosi e turbandosi) Vostra nipote Nanetta?!

Clotilde

      Ah? Lo sapevate, furfante?

Corrado

      (con una certa dissimulazione) Un mese fa, a Napoli, mi annunziò che sarebbe venuta, ma io non le prestai fede.

Clotilde

      (caricatamente) Ci viene! Ci viene! Sissignore!.. E ci viene in piena funzione di signorina emancipatissima: sola e libera come una farfalla al vento!

Corrado

      Sarà una semplice visita di qualche giorno.

Clotilde

      No, caro, perchè, in una lettera che ho ricevuta stamane, mi dà le seguenti notizie. Quel rammollito, che lei ha per padre e che io ho per fratello, va a scoprire la Scandinavia e la Russia; quella matta di mia cognata va a imperversare in casa dei suoi parenti a Boston; e lei, Nanetta – che dovrebbe volersi un po' sbizzarrire anche lei per consolarsi dei suoi crudeli trentasei anni – ha deciso invece (sottolineando) di passare tutta la stagione estiva in questa misera cittaduzza campestre, dove non è mai stata.

Corrado

      (sempre più turbato e nervoso) Tutta la stagione estiva?!

Clotilde

      Ma io ne sono felicissima! Le voglio molto bene, a Nanetta, per regola vostra.

Corrado

      Non ne dubito…

Clotilde

      (con intensione maliziosa) E le ho fatto preparare un bel quartierino civettuolo, a cui si accede dal parco per una scaletta speciale. Così, la mia bella nipote potrà lasciarsi rapire comodamente, senza che il suo rapitore adoperi la scala di seta…

Corrado

      (irritandosi) Ma smettete, Dio buono! Smettete!

Clotilde

      (vuotando il sacco all'improvviso) Se lei stessa mi ha scritto che spasima per voi!

Corrado

      (preso da un'intima agitazione) La signorina Nanetta ha, in certo modo, l'imprudente frivolezza di tutta la vostra famiglia, e, come voi, attribuisce poca importanza alle parole. Stupisco, non pertanto, che neppure questa volta le sia sembrato opportuno di misurarle!

Clotilde

      Oh, questa poi è nuova!.. Ce l'avete con lei?.. Ne parlate con voce adirata!.. Siete perfino diventato pallido!..

Corrado

      (ha tutti i nervi in sussulto e prorompe) Non ce l'ho con lei, ma non posso dissimulare che il suo arrivo mi preoccupa, mi sconcerta, mi dà fastidio. Lei non è per me una donna come un'altra. Fa male a venir qui ed è incredibile e deplorevole che non ne abbia la coscienza!

Clotilde

      (lo guarda stupita. Indi, levando gli occhi e le mani al cielo, con comicità) Santi del paradiso, se veramente quest'uomo ha trovato una donna che gli mette la tremarella addosso, vuol dire che è venuta la fine del mondo! (Esce a destra.)

Corrado

      (tra sè – dandosi rabbiosamente un pugno al petto) Con venti anni di meno, forse non tremerei!

      SCENA SESTA

Don Giacinto

      (entra dal fondo, frettolosamente, strisciando riverenze) Riverisco, signor Corrado. Servo suo. Riverisco. (È un prete alto, dalla testa piccola, dalle spalle strette, e disarmonicamente fornito di una abbondantissima pancia, d'una grossa pappagorgia e d'un lungo naso che gli s'inarca sulla bocca. Pancia, pappagorgia e naso paiono posticci, quasi estranei a quella sua figura di spilungone. Egli parla rapidamente, accompagnando le parole con molti gesti analoghi, e si muove e cammina con la sveltezza d'una persona magra. Indossa una zimarra leggera, sotto cui, a ogni suo movimento, il pancione tremola, come una enorme palla gelatinosa.)

Corrado

      (freddo) Buongiorno, professor Tabarra.

Don Giacinto

      Un po' caldo, oggi, per chi ha fretta. Son venuto di corsa. (Soffiandosi col cappelletto rotondo) Otto minuti di ritardo! Dico otto, saranno sette. Ma son troppi ugualmente! Son troppi ugualmente! (Chiamando una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!.. (Poi, di nuovo, a Corrado) Meno di un'ora per una lezione! Come si fa? Come si fa, ottimo signor Corrado? La materia è ampia, gli esami si avvicinano, Enricuccio è fuori di seminario, e temo che si sbandi, che si sbandi! Ha avuto il permesso per malattia… Uhm! Uhm! Malato di pigrizia, starei per dire. (Chiama una volta a destra, una volta a sinistra) Enrico!.. Enricuccio!

Corrado

      Potrebbe darsi che non si senta nato per la vita che gli si è voluta tracciare.

Don Giacinto

      Ah, no! Ah, no! Ah, no! La stoffa c'è, ottimo signor Corrado. La stoffa c'è. Natura spirituale, natura ascetica! Tal e quale suo padre.

Corrado

      (con un piccolo soprassalto) Cosa?!..

Don Giacinto

      Asceta vero, asceta puro, asceta purissimo quell'ottimo amico mio, rapito immaturamente alla devota prole e alla fedele consorte! Marito non infecondo per doverosa osservanza del settimo sacramento, ma dentro di lui!.. l'asceta c'era, l'asceta c'era. E ne aveva tutta l'infinita bontà. (Estasiandosi) Era buono! Era buono! Era buono!

Clotilde

      (rientrando) Chi era buono tre volte, professore?

Don Giacinto

      (con un profondo inchino d'ossequio) Suo marito, signora.

Clotilde

      Lasciatelo in pace dove si trova, quel poveretto.

Don Giacinto

      Spiegavo all'ottimo signor Corrado l'affinità ereditaria tra Enricuccio e l'ottimo defunto.

Clotilde

      Bravo!.. Un pensiero felicissimo! (Per deviare) Intanto, Enrico non sa che siete qui. (Chiamando forte) Enrico!.. C'è il professor Tabarra. Vieni subito.

La voce d'Enrico

      Sì, mamma.

Clotilde

      Vi raccomando, Don Giacinto: non troppo rigore. Quel ragazzo ha tanto bisogno di riposo!

Don Giacinto

      Rigore, no. Rigore, no. E, col degno figlio di Don Ubaldo Carmineti, sarebbe superfluo. Ma sa, mia ottima signora, mia eccellentissima signora: teologia!.. Materia ampia!

Clotilde

      Restringetela voi un poco.

Corrado

      (che è già presso l'uscio in fondo, aspettando e sbuffando) Gliela dia in pillole.

Clotilde

      (raggiungendolo) Voi siete pregato di tacere. Eretico! (Indi, voltandosi) Restate a colazione con noi, professore, se non avete altri impegni. (Via per il parco, seguìta da Corrado.)

Don Giacinto

      (andando fino alla soglia, striscia riverenze su riverenze) Grazie distinte, mia ottima signora! Invito graditissimo. Profitterò. Grazie distinte! Grazie distinte!

      SCENA SETTIMA

Enrico

      (entra, recando, con ostentazione, i suoi grossi libri. È pallidetto, d'un pallore di noia e di svogliatezza mal superata. Si avanza mentre Don Giacinto si sprofonda ancora in inchini sulla soglia.) Sono qua, professore. (A traverso il suo contegno reverente e untuoso traspare una certa vivacità contenuta.)

Don Giacinto

      (girando

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