Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo. Bracco Roberto

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Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo - Bracco Roberto

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Finalmente, vi siete compiaciuto!

Enrico

      (fa per baciargli la mano.)

Don Giacinto

      (la ritira con modestia) Meno baciamani, e più studio, figliuolo! Svelto sveltino, al lavoro, al lavoro! (Gli prende i libri e li depone sul tavolino.)

Enrico

      … E la mamma?

Don Giacinto

      L'ottima signora mamma è uscita in questo momento con l'ottimo signor Corrado.

Enrico

      (correndo verso il parco) Mamma! Mamma!..

Don Giacinto

      (correndo dietro di lui e afferrandolo per la sottana) Ma dove andate, adesso?

Enrico

      La mamma mi aveva promesso di raccomandarvi…

Don Giacinto

      (tenendolo pel braccio e avvicinandolo al tavolino) So bene. So bene. So benissimo. Avete bisogno di riposo. Mettetevi a sedere, e riposatevi. Parlerò io, lavorerò io, mi affaticherò io. Ma poi sarete bocciato voi.

Enrico

      (con umiltà artificiosa) È interesse mio, professore, di sbrigarmi. Non vedo l'ora di dedicarmi alla missione che m'è stata assegnata.

Don Giacinto

      (soddisfatto) Questo è parlar da senno, questo è parlar da senno. Concentriamoci, dunque, mio ottimo Enricuccio, e procediamo.

      (Siedono, dirimpetto, presso il tavolino.)

Enrico

      (si concentra.)

Don Giacinto

      Continueremo, oggi, a lumeggiare il concetto substanziale del razionalismo e dell'idealismo nella dottrina di San Tommaso, che sarà sempre la nostra guida superna nell'immensurabile cammino che dobbiamo percorrere. Dicemmo ieri ciò che, per Lui, sono le «idee». Idea in Deo nihil aliud est quam Dei essentia. Ma… a questo punto soffermiamoci per non incorrere nelle confusioni del vulgo. Per hoc excluditur quorundam error qui dicebant omnia ex simplici divina voluntate pendere absque aliqua ratione. È chiaro?

Enrico

      (che non ha capito nulla) … Non molto.

Don Giacinto

      (paziente – con una intenzione che vorrebbe essere persuasiva) Voluntas intellectum sequitur. Bonitatem suam ex necessitate…

Enrico

      (animandosi a un tratto e spezzandogli la frase) Un'automobile, professore!..

      (Si ode, infatti, di lontano, il fragore d'un'automobile a tutta velocità.)

Don Giacinto

      Cerchiamo di non distrarci, figliuolo! Bonitatem suam…

Enrico

      (tendendo gli orecchi) Si sta fermando!

Don Giacinto

      Lasciatelo fermare. Non m'interrompete. Bonitatem suam…

Enrico

      Pare che si fermi dal lato superiore della villa. Chi sarà?

Don Giacinto

      Che volete che ne sappia, io?

Enrico

      Ecco: avete sentito?.. S'è fermata. (Scatta in piedi.)

Don Giacinto

      (grida) Ma state cheto, Enricuccio!

Enrico

      Vado a vedere dal terrazzino.

Don Giacinto

      Io vi proibisco di muovervi!

Enrico

      Non arriva mai nessuna automobile fin qui. Un po' di curiosità, professore! (Salta via, precipitosamente, per la porta a sinistra.)

Don Giacinto

      (si alza, urla, si congestiona) Enricuccio, dico!.. Voi trattate il vostro maestro come se fosse un citrullo vestito! Non è questo il modo di comportarvi!.. E che San Tommaso vi potete imparare, così? (Poi, tra sè, agitandosi) Io mi vedo perduto. Io mi vedo perduto. Il tempo stringe. La materia è ampia! E fa caldo, per giunta… Fa caldo! (Si soffia col suo cappelletto.)

      SCENA OTTAVA

Nanetta

      (di fuori, vociando) Zia Clotilde!.. Zia Clotilde!.. (Indi, più velocemente) Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde!

Don Giacinto

      Oh Oh! Che carrucola!

Nanetta

      (entra a passi rapidi, ripetendo:) Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde! (Vede Don Giacinto e, senza badargli, senza fermarsi, lo saluta appena) Buon giorno, signore! (Fa un giro per la stanza continuando vertiginosamente) Zia Clotilde, zia Clotilde, zia Clotilde, (infila la porta a destra) zia Clotilde, zia Clotilde… (La sua voce si allontana.)

Don Giacinto

      (l'ha seguìta con lo sguardo, intontito.)

Enrico

      (tornando) Ho visto slanciarsi dal cancello superiore del parco una signora; ma non ho capito chi è.

Don Giacinto

      Io, invece, l'ho capito. È una maniaca. Sicuro! Una maniaca che ripete cento volte in un minuto «zia Clotilde».

Enrico

      Una maniaca?!.. Ma no… Dov'è?!..

Don Giacinto

      Sta perlustrando liberamente tutta la casa. Eccola qui!..

Nanetta

      (di dentro) Zia Clotilde, zia Clotilde, zia Clotilde… (Venendo diritta, s'incontra, di faccia, con Enrico e gli si ferma davanti) Oh oh!.. Il cuginetto prete, forse?.. (Vivacissima) Io so d'avere un cuginetto prete, o quasi prete. Siete voi?

Enrico

      (guarda impastoiato.)

Nanetta

      Se è certo che siete mio cugino, vi do subito del tu e vi abbraccio.

Enrico

      (sempre più impastoiato) … Io sono Enrico.

Nanetta

      Io sono Nanetta.

Enrico

      Ma sì… Ora vi riconosco. Da che sono entrato in seminario non ho avuto più l'occasione di vedervi. Là per là, non potevo riconoscervi.

Nanetta

      E io, ugualmente. Mi ti ricordavo un puttino, ti ritrovo uomo. Cioè… cioè: uomo non è la parola esatta. Vestito in cotesta maniera!..

Enrico

      È vero.

Don Giacinto

      (preso da una specie di spavento, si agita più che mai, tentando di appartarsi. Sembra un pappagallo che, in allarme, si rabbuffi.)

Nanetta

      (a Enrico, con brio crescente) Intanto, non ti ho abbracciato. (Fa per abbracciarlo.)

Enrico

      (evitando, arrossendo) No, no… Grazie…

Nanetta

      Guarda lì. Sempre lo stesso!.. Nemmeno quando eri un mocciosetto ti lasciavi abbracciare da me. (Si scioglie il fitto e abbondante velo che le avvolge la testa.) E ricordo che me ne arrabbiavo, perchè i bambini erano la mia adorazione e la mia aspirazione. Avevo poco più di vent'anni e già avrei voluto esser madre di tre o quattro

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