Nemmeno un bacio: Dramma in tre atti e un epilogo. Bracco Roberto
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(fa per baciargli la mano.)
(la ritira con modestia) Meno baciamani, e più studio, figliuolo! Svelto sveltino, al lavoro, al lavoro! (Gli prende i libri e li depone sul tavolino.)
… E la mamma?
L'ottima signora mamma è uscita in questo momento con l'ottimo signor Corrado.
(correndo verso il parco) Mamma! Mamma!..
(correndo dietro di lui e afferrandolo per la sottana) Ma dove andate, adesso?
La mamma mi aveva promesso di raccomandarvi…
(tenendolo pel braccio e avvicinandolo al tavolino) So bene. So bene. So benissimo. Avete bisogno di riposo. Mettetevi a sedere, e riposatevi. Parlerò io, lavorerò io, mi affaticherò io. Ma poi sarete bocciato voi.
(con umiltà artificiosa) È interesse mio, professore, di sbrigarmi. Non vedo l'ora di dedicarmi alla missione che m'è stata assegnata.
(soddisfatto) Questo è parlar da senno, questo è parlar da senno. Concentriamoci, dunque, mio ottimo Enricuccio, e procediamo.
(Siedono, dirimpetto, presso il tavolino.)
(si concentra.)
Continueremo, oggi, a lumeggiare il concetto substanziale del razionalismo e dell'idealismo nella dottrina di San Tommaso, che sarà sempre la nostra guida superna nell'immensurabile cammino che dobbiamo percorrere. Dicemmo ieri ciò che, per Lui, sono le «idee». Idea in Deo nihil aliud est quam Dei essentia. Ma… a questo punto soffermiamoci per non incorrere nelle confusioni del vulgo. Per hoc excluditur quorundam error qui dicebant omnia ex simplici divina voluntate pendere absque aliqua ratione. È chiaro?
(che non ha capito nulla) … Non molto.
(paziente – con una intenzione che vorrebbe essere persuasiva) Voluntas intellectum sequitur. Bonitatem suam ex necessitate…
(animandosi a un tratto e spezzandogli la frase) Un'automobile, professore!..
(Si ode, infatti, di lontano, il fragore d'un'automobile a tutta velocità.)
Cerchiamo di non distrarci, figliuolo! Bonitatem suam…
(tendendo gli orecchi) Si sta fermando!
Lasciatelo fermare. Non m'interrompete. Bonitatem suam…
Pare che si fermi dal lato superiore della villa. Chi sarà?
Che volete che ne sappia, io?
Ecco: avete sentito?.. S'è fermata. (Scatta in piedi.)
(grida) Ma state cheto, Enricuccio!
Vado a vedere dal terrazzino.
Io vi proibisco di muovervi!
Non arriva mai nessuna automobile fin qui. Un po' di curiosità, professore! (Salta via, precipitosamente, per la porta a sinistra.)
(si alza, urla, si congestiona) Enricuccio, dico!.. Voi trattate il vostro maestro come se fosse un citrullo vestito! Non è questo il modo di comportarvi!.. E che San Tommaso vi potete imparare, così? (Poi, tra sè, agitandosi) Io mi vedo perduto. Io mi vedo perduto. Il tempo stringe. La materia è ampia! E fa caldo, per giunta… Fa caldo! (Si soffia col suo cappelletto.)
SCENA OTTAVA
(di fuori, vociando) Zia Clotilde!.. Zia Clotilde!.. (Indi, più velocemente) Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde!
Oh Oh! Che carrucola!
(entra a passi rapidi, ripetendo:) Zia Clotilde! Zia Clotilde! Zia Clotilde! (Vede Don Giacinto e, senza badargli, senza fermarsi, lo saluta appena) Buon giorno, signore! (Fa un giro per la stanza continuando vertiginosamente) Zia Clotilde, zia Clotilde, zia Clotilde, (infila la porta a destra) zia Clotilde, zia Clotilde… (La sua voce si allontana.)
(l'ha seguìta con lo sguardo, intontito.)
(tornando) Ho visto slanciarsi dal cancello superiore del parco una signora; ma non ho capito chi è.
Io, invece, l'ho capito. È una maniaca. Sicuro! Una maniaca che ripete cento volte in un minuto «zia Clotilde».
Una maniaca?!.. Ma no… Dov'è?!..
Sta perlustrando liberamente tutta la casa. Eccola qui!..
(di dentro) Zia Clotilde, zia Clotilde, zia Clotilde… (Venendo diritta, s'incontra, di faccia, con Enrico e gli si ferma davanti) Oh oh!.. Il cuginetto prete, forse?.. (Vivacissima) Io so d'avere un cuginetto prete, o quasi prete. Siete voi?
(guarda impastoiato.)
Se è certo che siete mio cugino, vi do subito del tu e vi abbraccio.
(sempre più impastoiato) … Io sono Enrico.
Io sono Nanetta.
Ma sì… Ora vi riconosco. Da che sono entrato in seminario non ho avuto più l'occasione di vedervi. Là per là, non potevo riconoscervi.
E io, ugualmente. Mi ti ricordavo un puttino, ti ritrovo uomo. Cioè… cioè: uomo non è la parola esatta. Vestito in cotesta maniera!..
È vero.
(preso da una specie di spavento, si agita più che mai, tentando di appartarsi. Sembra un pappagallo che, in allarme, si rabbuffi.)
(a Enrico, con brio crescente) Intanto, non ti ho abbracciato. (Fa per abbracciarlo.)
(evitando, arrossendo) No, no… Grazie…
Guarda lì. Sempre lo stesso!.. Nemmeno quando eri un mocciosetto ti lasciavi abbracciare da me. (Si scioglie il fitto e abbondante velo che le avvolge la testa.) E ricordo che me ne arrabbiavo, perchè i bambini erano la mia adorazione e la mia aspirazione. Avevo poco più di vent'anni e già avrei voluto esser madre di tre o quattro