Due. Eva Forte

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Due - Eva Forte

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Mi scuote solo il profumo del vicino ristorante sul mare che sta cominciando a preparare con largo anticipo il pranzo, probabilmente per qualche festa o un evento speciale.

      

      

      Tutte emozioni che riscopro a settimane di distanza guardando le mie foto, sperando che anche il committente di questo lavoro possa capirne a fondo il valore. Scorrerle sul computer mi fa solo venire una grande voglia di tornarci, e per la prima volta il desiderio è quello di andarci con la mia misteriosa compagna di caffè, senza parlare, assaporando insieme le stesse emozioni magari mano nella mano, un contatto mai cercato fino ad oggi tra noi due. Finisco di lavorare e invio tutto via e-mail, poi chiudo velocemente prima di gettarmi sotto la doccia e prepararmi per la cena con Lucia. Come al solito arrivo sul posto dell'appuntamento con largo anticipo e così mi fermo di lato e mi diverto a guardare i passanti e le loro piccole storie fatte di pochi attimi rubati. Passa la famiglia con due bambini piccoli, tutti di corsa anelando il rientro a casa dopo una lunga giornata passata ognuno con i propri impegni. La mamma abbraccia dolcemente il bambino più piccolo, stanco e sonnecchioso tra le sue braccia, mentre il grande sta raccontando al padre del pomeriggio passato a fare chissà quale sport. Poco dopo arriva la signora in bicicletta, vestita di tutto punto e con la borsa messa dietro per non perdere l'equilibrio. Non manca il ragazzo che passa immerso nella sua musica preferita e l'uomo che con passo veloce parla al telefono dei progetti per la serata. Infine arriva lei, la mia cara amica che spunta dall'angolo in fondo, sempre più bella e raggiante. Sono mesi che non ci vediamo, ma appena me la ritrovo davanti sembra come se non ci fossimo mai salutati all'aeroporto, nascondendo una lacrima ciascuno per poi perderci nella quotidianità di due Paesi lontani. Un lungo abbraccio ci riporta al giorno d'oggi e cominciamo subito a fare a gara a chi inizia prima a raccontare all'altro delle ultime novità, mentre andiamo nel nostro ristorante preferito dove si mangiano solo pizza e arrosticini. Il posto è alla buona, tavoli di legno con le tovaglie di carta a quadretti bianchi e rossi, sedie tipiche delle trattorie romane e l'accoglienza calorosa dei gestori storici che ormai ci conoscono bene. Davanti a una bella pizza cotta a legna e un boccale di birra, Lucia ha il volto in preda a una forte eccitazione, scalpita nel volermi dire per prima la sua vera novità e io sono li pronto a festeggiare il suo ritorno. Quando comincia a parlare capisco però che le mie speranza sono completamente sbagliate. In Francia ha conosciuto un uomo, si sono innamorati da subito e ora lei aspetta un figlio. Così di colpo crolla il mio castello fatto di speranza di riavere la mia amica sempre qui con me e la vedo nuovamente andare via lontana, questa volta per sempre. Infatti è tornata a Roma per predisporre il trasloco delle sue cose e si stabilirà definitivamente da lui, in un bellissimo palazzo nel centro di Parigi. Sarà per me una buona occasione per tornare a visitare la capitale più romantica del mondo, con uno spirito diverso però, quando nascerà il piccolo. Festeggiamo la bella notizia della nuova vita che sta per arrivare e Lucia continua a raccontarmi i suoi bellissimi mesi francesi tra il nuovo lavoro che le sta dando tante soddisfazioni, la sua prima mostra fotografica e la sua edificante storia d'amore che ha galoppato velocemente fino all'arrivo della gravidanza inattesa ma subito ben accolta. Tutti questi racconti mi fanno capire che la mia vita si è fermata, sono in un momento di stallo che però riguarda solo me e questo un po' mi infastidisce. Comincio a finire nei miei pensieri e a non ascoltare più niente di quello che mi circonda, Lucia compresa, che così concentrata sulla sua vita non ha neanche il desiderio di sapere cosa stia succedendo alla mia. Torno con la mente alla mattinata così serena e fatta di colori, che ora vorrei solo scappare dal caos del locale ormai pieno e immerso nel frastuono della gente che parla e mangia voracemente. Il pensiero che tra qualche ora tornerò nel mio bar a ricaricarmi con il suo sorriso mi offre una via di uscita e il locale torna ad avere l'aspetto familiare di quando siamo arrivati e il frastuono si trasforma in un normale vociare fatto di risate e chiacchiere tra amici. Lucia sta ancora parlando mentre tira fuori dalla sua borsa gigantesca un tablet per farmi vedere le foto della sua mostra. Questo è uno dei miei sogni nel cassetto, poter esporre in una mia personale le più belle foto scattate in tutti questi anni. Anche se non è in previsione neanche lontanamente ho già cominciato a scegliere un tema e a decidere quali siano le immagini più meritevoli di essere stampate su grandi dimensioni per catturare lo sguardo dei visitatori. Già me li immagino tutti con il naso all'insù immersi nei mie scatti e anche nelle mie stesse emozioni, rapportate però ognuno alla propria vita. Perchè la foto, come la poesia o anche la canzone puoi mettertela addosso come fosse un vestito. Le stesse identiche parole racchiudono dentro tanti significati e ognuno può farle proprie. Allo stesso modo la foto può trasmettere tante sensazioni diverse e quello che è triste per qualcuno può donare forza ed energia all'altro. Ripenso al mare d'inverno così triste e malinconico per chi lo ama pieno di gente e lo apprezza di più sotto il sole cocente, e rigenerante invece d'inverno per chi come me adora i luoghi solitari e che mostrano un aspetto fuori dalle regole convenzionali.

      

      

      La mostra di Lucia era stata organizzata veramente bene e nei minimi dettagli, in un open space con pareti altissime e candidamente bianche. Nessun mobile a spezzare l'andamento delle sue foto tutte esposte alla stessa altezza e della stessa grandezza lungo le tre pareti. Un unico tavolo accoglieva i visitatori con bevande e qualche stuzzichino per rifocillare durante la visita. Le foto erano tutte lavorate in bianco e nero con dei particolari a colori e il filo conduttore era la presenza di corsi d'acqua: angoli di fiumi, fontanelle con dei bambini che bevono, particolari di diverse fontane, un lago all'imbrunire... l'acqua in tutte le sue dimensioni fino a concludersi in una bellissima foto di un lavatoio dove ancora le donne del paese vanno a lavare i panni, mostrando tutto il sapore di qualcosa di antico che si dilunga nel presente.

      

      

      Hanno persino parlato della sua esposizione su uno dei principali quotidiani parigini, riservandole un buon trafiletto che ha portato molti visitatori in più dopo la sua pubblicazione. A quanto pare il nuovo uomo di Lucia, è un pezzo grosso che le ha permesso di emergere nel modo giusto e che si merita. Sono felice per lei, molto... un po' meno per me, che dovrò tornare a rintanarmi nell'invio di email e messaggi a distanza con un'amica che per me è come una vera e propria sorella, quella che non ho mai avuto.

      

      

      Casa sua è poco distante dal ristorante e così, finita la cena, l'accompagno fin sotto al suo vecchio portone. Ora dovrà vendere la casa e così un altro pezzo del mio passato si sta chiudendo per fare spazio alle novità future. Mi fa sempre uno strano effetto sapere che qualcuno cambia casa, così come quando vedo i negozi che chiudono, soprattutto se sono quelli storici della mia infanzia. Cresciuto da sempre nello stesso quartiere ormai conosco tutti, o almeno tutti quelli che ancora non se ne sono andati. Il periodo poco felice un po' per tutti ha portato a scelte radicali sia i commercianti più anziani, ormai stanchi di stare a combattere con tutti i cambiamenti e la crisi lavorativa, sia le famiglie che cercano case più a buon mercato e si allontanano dal centro. Dopo anni passati sempre con le stesse persone intorno, ho vissuto questi cambiamenti come un abbandono. A partire da mia madre che ha deciso di vendere la sua casa in centro per rimanere definitivamente al paese, dove è rinata riprendendo possesso di se stessa e di quello che ha sempre amato fare. Finchè mio padre era vivo, lui lavorava in un ufficio pubblico qui a Roma, scappando dalla città a ogni piccola occasione per il loro amato paesino dove liberarsi di tutta la stanchezza accumulata durante la settimana. Mia madre non ha mai amato molto la vita da città, si sentiva un po' persa anche se suo malgrado si è sempre occupata di tutto da perfetta casalinga di quartiere bene. Una bella signora, sempre ben vestita e con il filo di perle immancabilmente al collo. Le stesse perle che ancora adesso non abbandona, anche se preferisce abiti più comodi senza stare a guardare marca e tessuti pregiati.

      

      

      Sotto al grande portone di legno, saluto la mia cara amica, con la promessa di rivederci prima della sua partenza definitiva. Aspetto che entri e mi incammino

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