Branchi. Stephen Goldin
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“Lo sei fino a quando la legge dirà altrimenti.” Attraversò la stanza con due lunghi passi per andare verso di lei, la afferrò per le spalle e la girò. “Guardami quando parli con me.”
Stella cercò di liberarsi dalla presa, ma le dita di lui penetrarono ancor di più nella sua pelle, e una di loro (lo faceva intenzionalmente?) le colpì un nervo, così una scossa di dolore le corse su tutta la spalla. Stella smise di contorcersi e alla fine lui lasciò la presa.
“Ora va un po’ meglio,” disse. “Il minimo che un uomo può aspettarsi è un po’ di educazione da parte della propria moglie.”
“Mi dispiace,” disse lei dolcemente. Ci fu una lieve inclinazione nella sua voce mentre tentava di metterci con forza della gioia. “Dovrei correre in cucina e preparare una grande torta di bentornato a casa.”
“Risparmia il sarcasmo per qualcuno che apprezza quella merda, Stella,” ringhiò Stoneham. “Voglio sapere perché vuoi il divorzio.”
“Perché, mio bene mio prezioso—” cominciò a parlare con gli stessi toni sdolcinati. Stoneham le diede uno schiaffo secco sulla guancia. “Ti ho detto di piantarla,” disse.
“Credo che i miei motivi dovrebbero essere più che evidenti,” disse Stella amaramente. Sentiva che il rossore stava lentamente crescendo sulla guancia dove era stata colpita. Alzò la mano per toccare il punto più per la vergogna e l’imbarazzo che per il dolore.
Le narici di Stoneham fiammeggiavano, e il suo sguardo era gelido. Stella evitò di osservarlo negli occhi e cercò ostinatamente di fissare il terreno. C’era il gelo nelle parole di suo marito mentre le chiese “Hai una storia con quell’hippie fuori età?”
Le ci volle un momento per capire di chi parlasse. A circa un miglio dal cottage, nel Totido Canyon, un gruppo di giovani si era trasferito in un campeggio estivo abbandonato e avevano formato quello che chiamavano con orgoglio la “Comune di Totido.” A causa dei loro comportamenti e del loro abbigliamento non convenzionale, erano ritenuti degli hippie dai residenti della zona e condannati di conseguenza. Il loro capo era un uomo più anziano, quasi quarantenne, e sembrava riuscisse a tenere il gruppo entro i limiti della legge.
“Stai parlando di Carl Polaski?” chiese Stella incredula.
“Di certo non parlo di Babbo Natale.”
Nonostante il suo nervosismo, Stella rise. “Questo è assurdo. E tra l’altro non è un hippie ma un professore di psicologia che sta facendo una ricerca sul fenomeno dei drop-out.”
“La gente mi dice che frequenta spesso il cottage, Stella. Questo non mi piace.”
“Non c’è nulla di immorale. Fa qualche commissione e qualche lavoretto per me. Lo ripago permettendogli di usare il cottage per scrivere. Batte a macchina qui, perché alla comune non riesce ad avere abbastanza privacy per dire quello che realmente pensa. Qualche volta abbiamo parlato. È un uomo molto interessante, Wes. Ma no, non ho avuto alcuna storia con lui, e neppure è probabile che ne abbia.”
“Allora cosa ti rode? Perché vuoi il divorzio?” Andò verso il divano e si sedette, senza staccare nemmeno per un istante gli occhi da lei.
Stella camminò avanti e indietro davanti a lui parecchie volte. Aprì e richiuse le mani e alla fine le appoggiò sui fianchi. “Voglio poter avere del rispetto per me stessa,” disse alla fine.
“Ce l’hai già ora. Puoi andare a testa alta di fronte a chiunque nel paese.”
“Non è questo che intendo. Vorrei, solo per una volta, poter firmare col mio nome ‘Stella Stoneham’ invece che con ‘Signora Wesley Stoneham.’ Fare magari una festa con le persone che piacciono a me, invece che con i tuoi compari politici. Wes, voglio sentirmi come una partner alla pari in questo matrimonio, e non solo un altro accessorio di buon gusto nella tua casa.”
“Non ti capisco. Ti ho dato tutto quello che una donna potrebbe volere—”
“Tranne l’identità. Per quanto ti riguarda, io non sono un essere umano ma solo una moglie. Ti abbellisco il braccio alle cene da un centinaio di dollari a piatto e faccio le moine alle mogli degli altri aspiranti politici. Rendo socialmente rispettabile un avvocato esperto in diritto societario, abbastanza da pensare di candidarsi per una carica politica. E, quando non mi stai usando, ti dimentichi di me, mi mandi al piccolo cottage sul mare o mi lasci percorrere da sola le quindici stanze della villa, a marcire lentamente. Non posso vivere in questo modo, Wes. Io me ne chiamo fuori.”
“Cosa ne dici di una prova di separazione, magari un mese o poco più—”
“Ho detto ‘fuori,’ F-U-O-R-I’. Una separazione non servirebbe a nulla. La colpa, caro marito, non è nelle stelle, ma in noi stessi. Ti conosco troppo bene, e so che non cambierai mai in qualcosa che sia accettabile per me. E io non sarò mai soddisfatta di essere un ornamento. Una separazione non ci sarebbe utile in alcun modo. Voglio un divorzio.”
Stoneham accavallò le gambe. “Ne hai già parlato con qualcuno?”
“No.” Stella scosse la testa. “No, avevo intenzione di vedere Larry domani, ma mi sembrava giusto dirtelo prima.”
“Bene,” disse Stoneham con un sussurro appena percepibile.
“Cosa dovrebbe significare?” chiese Stella bruscamente. Le sue mani si stavano agitando, segnale che era il momento di cercare nella sua borsetta sullo scrittoio e prendere il suo pacchetto di sigarette. Ne aveva dannatamente bisogno in quel momento.
Ma fu solamente quando mise una sigaretta tra le labbra che si rese conto che non aveva più fiammiferi. “Hai un fiammifero?”
“Certo.” Stoneham pescò nella tasca della giacca e tirò fuori una scatola di fiammiferi. “Tienili,” disse lanciandoli a sua moglie.
Stella la prese al volo e la esaminò con interesse. L'esterno della scatola era di un grigio raffinato, con stelle rosse e blu intorno al bordo. Al centro c’erano delle parole che dicevano:
WESLEY STONEHAM
SUPERVISORE
CONTEA DI SAN MARCOS
All'interno, i fiammiferi si alternavano, rossi, blu e bianchi.
Stella guardò interrogativamente suo marito che le stava facendo un grande sorriso. “Ti piacciono?” le chiese. “Li ho ritirati questo pomeriggio dalla stamperia.”
“Non è un po’ prematuro?” chiese lei con sarcasmo.
“Solo di un paio di giorni. Il vecchio Chottman rassegnerà le dimissioni dal Consiglio,a causa della sua cattiva salute, alla fine della settimana, e gli permetteranno di fare il nome dell’uomo che vuole che sia il suo successore per completare il mandato. Non sarà ufficiale, certo, fino a quando il Governatore lo nominerà, ma ho appreso da fonti molto affidabili che il mio nome sarà quello proposto. Se Chottman dice che vuole che sia io a completare il mandato, il Governatore lo ascolterà. Chottman ha settantatré anni e un sacco di