Branchi. Stephen Goldin

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Branchi - Stephen Goldin

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di sfuggire —con che mezzi Garnna non era in grado di dirlo—la punizione che altrimenti sarebbe arrivata naturalmente.

      Era una situazione unica. Non era mai successo prima, per quel che ne sapeva Garnna, che un Esploratore fosse mai stato coinvolto in una situazione individuale fino a quel punto. Era sempre il quadro generale quello che importava. Ma forse qualche informazione si poteva ottenere osservando come si sarebbe sviluppata la situazione. Mentre pensava questo, “udì” una campana risuonare nella sua mente. Era il primo avviso che il suo tempo per l’Esplorazione era quasi terminato. Avrebbe avuto solamente altri sei minuti e poi sarebbe dovuto ritornare a casa. Decise di restare e vedere come si sviluppasse la situazione prima che questo accadesse.

      Esplorò un po' più a fondo la mente dell'alieno e fu testimone dell'inganno al suo interno. La creatura stava cercando di evitare la sua giusta punizione incolpando del crimine qualche altro essere innocente. Se il crimine originale era stato odioso per Garnna, questa combinazione era inenarrabile. Una cosa era permettere che un momento di passione provocasse una violazione delle regole del Branco, ma era del tutto un'altra cosa ingannare consapevolmente e deliberatamente gli altri in modo da danneggiare un altro individuo. La creatura non solo stava mettendo il suo benessere al di sopra di quello del Branco, ma anche al di sopra di quello di altri individui.

      Garnna non poteva restare più a lungo neutrale e indifferente. Questa creatura doveva essere un degenerato. Anche permettendo differenze nei costumi, nessuna società poteva durare a lungo se quegli standard erano la norma. Sarebbe crollata per l'odio e la mancanza di fiducia tra i componenti.

      La creatura ora aveva lasciato il cottage, e stava camminando lentamente tra gli alberi. Garnna lo seguì. La creatura stava trasportando i vestiti che aveva indossato all’interno della stanza e anche uno strumento che aveva preso dal cottage. Quando la creatura ebbe percorso un miglio dall’edificio, mise a terra i vestiti e cominciò a usare lo strumento per scavare una buca. Quando la buca fu profonda abbastanza, l’alieno vi seppellì i vestiti vecchi e la coprì di nuovo, pulendo attentamente la zona intorno in modo che il terreno sembrasse non essere stato toccato.

      Garnna colse qualche flash dalla mente della creatura. C'era la soddisfazione di aver fatto qualcosa con successo. C'era un senso di diminuzione della paura ora, visto che erano stati fatti dei passi per evitare la punizione. E c’era un sentimento di trionfo, per avere in qualche modo sconfitto o essere stato più furbo del Branco. Quest'ultima provocò una scossa mentale a Garnna. Che tipo di creatura era questa, che in realtà poteva festeggiare nel causare un danno al resto del suo Branco? Questo era sbagliato per qualsiasi tipo di standard. Doveva esserlo. Si doveva fare qualcosa per far sì che questo degenerato venisse scoperto nonostante il suo inganno. Ma....

      Il secondo campanello suonò nella sua mente. No! pensò. Non voglio tornare indietro. Devo restare e fare qualcosa per questa situazione.

      Ma non c’era scelta. Non si sapeva quanto a lungo una mente potesse restare al di fuori del proprio corpo senza conseguenze catastrofiche su uno o sull'altra. Se fosse stato via troppo a lungo il suo corpo poteva morire, ed era difficile che la sua mente potesse sopravvivergli. Non avrebbe raggiunto nessun buon risultato se la sua mente fosse stata distrutta per disattenzione.

      Con riluttanza, allora la mente di Garnna iff-Almanic si staccò dalla scena della tragedia sul terzo pianeta bianco-blu della stella gialla e tornò nel suo corpo a più di cento parsec.

       * * *

      Mentre ritornava al cottage Stoneham provò una certa soddisfazione nell'aver superato con successo una situazione così grave. Anche se la polizia non avesse incolpato gli hippie, non c’era nessuna prova rimasta che potesse incolparlo, pensò. Nessun motivo, nessuna prova, nessun testimone.

      A circa un miglio di distanza, una ragazza di nome Deborah Bauer si svegliò da un incubo, urlando.

       CAPITOLO 2

      Non sarebbe stata una buona giornata, decise John Maschen mentre guidava lungo la costa verso il suo ufficio nella città di San Marcos. Alla sua destra, il cielo stava cominciando a passare dal blu scuro all’azzurro mentre il sole aveva appena iniziato la sua ascesa all'orizzonte; era ancora, però, nascosto alla vista di Maschen dalle scogliere sul mare che s’impennavano sul lato orientale della strada. A ovest, le stelle erano scomparse nella dissolvenza di velluto blu che era tutto quello che era rimasto della notte.

      Nessuna giornata che comincia col dover andare al lavoro alle cinque e mezza di mattino può essere buona, proseguì Maschen. Soprattutto quando c’è di mezzo un omicidio.

      Guidò fino all'edificio dove c'era il suo ufficio sentendosi particolarmente trasandato. Il vice Whitmore lo aveva chiamato e gli aveva detto che era urgente e Maschen non aveva neppure avuto il tempo di farsi la barba. Non aveva voluto disturbare sua moglie che stava ancora dormendo, e, nell'oscurità, aveva preso l'uniforme sbagliata, quella che aveva indossato il giorno prima. Puzzava come se ci avesse giocato un'intera partita di pallacanestro. Aveva impiegato una quindicina di secondi per dare una veloce spazzolata ai suoi capelli ormai radi, ma era stata la sua unica concessione alla pulizia.

      Nessun giorno che inizia così, ribadì, può essere nient'altro che un casino.

      Il suo orologio indicava le cinque e quarantotto quando oltrepassò la soglia della stazione dello sceriffo. “Va bene, Tom, cosa è successo?”

      Il vice Whitmore alzò lo sguardo quando il suo capo entrò. Era un tipo dall'aria fanciullesca, in polizia da solo sei mesi, e la sua mancanza di esperienza lo rendeva un elemento ideale per il posto di guardiano notturno. I suoi lunghi capelli biondi erano in ordine, la sua uniforme stirata e immacolata. Maschen sentì una temporanea ondata di odio per chiunque potesse sembrare così immacolato a quell’ora, anche se sapeva bene che quel sentimento era del tutto irragionevole. Faceva parte del lavoro di Whitmore sembrare efficiente a quell'ora, e Maschen avrebbe dovuto rimproverarlo se non fosse stato così.

      “C’è stato un omicidio in un cottage privato lungo la costa a metà tra qui e Bellington,” la vittima era la moglie di Wesley Stoneham.”

      Maschen spalancò gli occhi. Dando ragione alle proprie aspettative, il giorno era già diventato incredibilmente pessimo. E non erano ancora le sei. Sospirò. “Chi lo sta gestendo?”

      “Acker ha stilato il rapporto iniziale. Sta rimanendo sulla scena del delitto, raccogliendo le informazioni che riesce. Soprattutto, si sta assicurando che nulla venga alterato prima che lei possa darci un'occhiata.”

      Maschen annuì. “É un bravo poliziotto. Hai una copia del suo rapporto?”

      “Fra un minuto, signore. L’ha trasmesso via radio e ho dovuto batterlo a macchina io stesso. Devo solo completare un paio di frasi.”

      “Bene. Vado a procurarmi una tazza di caffè. Voglio quel rapporto sulla mia scrivania quando torno.”

      C'era sempre del caffè pronto in ufficio, ma era sempre terribile e Maschen non lo beveva mai. Attraversò, invece, la strada verso la tavola calda aperta tutta la notte e vi entrò. Joe, l'inserviente al bancone, alzò lo sguardo verso di lui dalla sedia appoggiata con le zampe posteriori a uno dei tavoli. Abbassò il giornale che stava leggendo. “Piuttosto presto per lei, Sceriffo. No?”

      Maschen ignorò l'amicizia che nascondeva una sottile richiesta di informazioni. “Caffè, Joe, e lo voglio nero.” Tirò fuori delle monetine dalla tasca e le sbatté sul bancone. L'inserviente comprese l'umore dello sceriffo e procedette a versargli in silenzio una

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