Spettri, Ragazze E Fantasmi Vari. Stephen Goldin

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Spettri, Ragazze E Fantasmi Vari - Stephen Goldin

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non ci posso credere,” disse Jerry Blaine. “Voglio dire, qualcuno laggiù sta facendo trucchetti.”

      “Nessuno fa trucchetti in codice top secret” replicò il Colonello Briston. “Gli ordini li ha firmati personalmente Jess Hawkins. E le ragazze le avete viste coi vostri occhi. Ammetto che è da folli….—”

      “Folli? Amico mio è da pazzi furiosi” disse Phil Lewis. “Mark, leggimi di nuovo questi ordini per favore. Devo sentire ancora quel messaggio, ancora una volta.”

      Briston ridacchiò. “Cari amici,” lesse, “assieme a ciascuna sezione della USSF 193 riceverete tre componenti dell’equipaggiamento necessario per il progetto Coccole (per un totale di dodici Unità). Il nostro caro Zio Sam non si è risparmiato per inviarle direttamente dall’Europa, quindi trattatele con cura, d’accordo? Saranno sostituite a rotazione ogni sei mesi circa, ma nel frattempo potranno essere stoccate nell’USSF 193. Condividetevele con giustizia e divertitevi – è un ordine! Qualsiasi comunicazione riguardante questo equipaggiamento dovrà essere inoltrata personalmente a me, con questo stesso codice. Anche questo è un ordine. Cordialmente, Jess Hawkins, Direttore Agenzia Spaziale Nazionale.”

      “Wow!” esclamò Lewis. “Ricordami di smettere di lamentarmi perché pago le tasse.”

      Proprio in quel momento dalla stanza attigua emerse Sydney. Si era tolta la tuta ed era lievemente più sgonfia. “Blimey,” disse “sicuramente voi ragazzi state al freddo quassù. Io Nanette e Constance stiamo gelando. Ci domandavamo se…. Forse qualcuno di voi ragazzi vorrebbe gentilmente riscaldarci…”

      Per via del grado, il Colonnello Briston riuscì a posizionarsi in testa alla fila.

       ***

      Era molto tardi, cioè ciò che sulla stazione veniva considerata notte, ed era passato un mese circa dall’arrivo delle ragazze. Lucette, Babette, Francette, Toilette, Violette, Rosette, Suzette e Myrtle erano di turno, mentre le altre cercavano di dormire, per quanto possibile. Sydney era pacificamente rannicchiata nel letto, immersa nei suoi sogni non tanto innocenti, quando improvvisamente una meteora della grandezza di un pugno le forò la parete accanto al letto andando a scoppiare contro il muro all’estremità opposta della stanza. L’ambiente fu invaso da un sibilo; Sydney boccheggiò mentre il foro creato dal meteorite risucchiava via rapidamente tutta l’aria.

      Un secondo ed era fuori, chiudendo dietro di sé la porta stagna dello scompartimento. Le altre tre ragazze si precipitarono nel corridoio, cercando di capire cosa era successo.

      “Blaine!” disse Sydney appena riuscì a riprendere fiato. “Quell’accidente ha aperto una falla!”

       ***

      “Ora è tutto a posto, Sydney,” annunciò Jerry Blaine rientrando dall’esterno. “L’ho rappezzato. Mi dispiace ma tutto quel che avevi in giro per la stanza è stato risucchiato nello spazio. Nulla di valore, spero.”

      “Nulla che io ricordi” gli rispose Sydney. “Siamo sicuri che non succederà di nuovo?”

      “Come ti ho già detto, questi sono colpi di fortuna che capitano con una probabilità su un miliardo. Non potrebbe succedere ancora in altri mille anni.”

      “Meglio di no, gente, altrimenti me ne torno sulla Terra in un batter d’occhio.” Si voltò per tornarsene in stanza.

      “Oh, a proposito” la chiamò Blaine, “sei prenotata per stanotte? Bene. Io stacco alle quattro – mi puoi raggiungere a quell’ora.”

      “Il lavoro di una donna non finisce mai” sospirò con saggezza Sydney rientrando in stanza. La maggior parte delle sue cose era ancora nei cassetti del comò, ma per quanto cercò non riuscì a trovare la scatolina portapillole che teneva accanto al letto. “Oh beh” si disse “ne ho fatto a meno già altre volte. Potrò ben farne a meno ancora per un po’”.

      Fu quasi dopo quattro mesi, per essere esatti, che decise che la situazione doveva essere esposta a qualcuno; quindi ne parlò al Colonnello Briston, che era appena tornato dai suoi tre mesi sulla Terra. “Oh Cielo!” fu tutto quel che riuscì a dire lui.

      “Non è poi così grave.”

      “Non è così grave? Sicuramente la prendi con calma. Perché non ne hai mai parlato prima con qualcuno?”

      “Beh, perché non mi era mai successo.”

      Briston sussultò.

      “Penso che faremmo bene a fare una chiamata a questo signor Hawkins. Lui sa sempre cosa fare.”

       ***

      Sen. McDermott: E’ stato lei a scoprire cosa stava accadendo, Generale, giusto?

      Gen. Bullfat: Ci può scommettere. Ho sospettato sin dall’inizio che Hawkins avesse mandato su delle ragazze, ma gli Spaziali non agiscono mai senza una prova certa. Quindi mi ero tenuto i sospetti per me e avevo raccolto meticolosamente le prove, in attesa del momento opportuno per mostrare le mie scoperte al Presidente.

      Sen. McDermott: In altre parole, la sua scoperta era basata su un’indagine lunga e meticolosa?

      Gen. Bullfat: Esatto Senatore. E’ così che fanno le cose i Militari.

       ***

      Come Fortuna volle, quando arrivò la comunicazione sia Hawkins che Starling erano fuori per il pranzo. Era classificata come “urgente,” quindi l’addetto alla sala telecomunicazioni la fece inoltrare direttamente all’ufficio di Hawkins. La porta era chiusa a chiave.

      Il Generale Bullfat, che proprio allora usciva dal suo ufficio e si incamminava per il corridoio, trovò il fattorino che aspettava il ritorno di Hawkins fuori dalla sua porta. Con la sua tipica capacità di persuasione —e duecentocinquanta libbre che indossano cinque stellette possono essere molto persuasive – Bullfat convinse il fattorino che una comunicazione urgente non poteva attendere “i capricci di un dannato imbroglione come Hawkins.”

      Bullfat si portò il messaggio in ufficio e lo aprì. Decodificò con facilità la noticina di cinque parole e poi restò a fissarla per un minuto con gli occhi di fuori. “Parks,” scattò contro il segretario sul telefono interno - “passami il Presidente. No, pensandoci bene, non ti disturbare – vado a trovarlo di persona.”

      Usciva dall’ufficio proprio mentre Hawkins e il suo assistente tornavano dal pranzo. Il Generale non sapeva se ridere trionfante in faccia a Hawkins oppure fargli la predica, quindi si limitò a dire: “Adesso ti ho acciuffato, Hawkins. Finalmente ti ho acciuffato.”

      Hawkins e Starling si scambiarono occhiate perplesse e preoccupate. Entrarono nell’ufficio del Generale: Hawkins trovò il messaggio sulla scrivania, lo lesse silenziosamente tra sé, ricadde pesantemente a sedere. Vagava con gli occhi assenti sul muro di fronte: le mani inerti lasciarono andare il messaggio, Starling lo raccolse e lo lesse a voce alta, incredulo.

      “Sydney incinta. E ora? Briston.”

       ***

      Sen. McDermott: Signore e Signori. Appena ieri ho avuto ancora occasione di comunicare con il Presidente e siamo giunti alla conclusione che compiere ulteriori indagini al riguardo ormai sia davvero sterile. Quindi, desidero

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