Obiettivo Zero . Джек Марс

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Obiettivo Zero  - Джек Марс Uno spy thriller della serie Agente Zero

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quasi portata alla bocca quando Maya intervenne, strappandogliela di mano.

      “Che cosa credi fare?” volle sapere la ragazza.

      “… Mangio? O almeno ci sto provando…”

      “Uhm, no. Hai un appuntamento, ricordi?”

      “Cosa? No, è domani…” si interruppe, incerto. “Oddio, è stasera, non è vero?” Si trattenne dal darsi una manata in fronte.

      “Certo che lo è,” disse Maya con la bocca piena di pizza.

      “E comunque non è un appuntamento. È una cena con un’amica.”

      La figlia maggiore scrollò le spalle. “Come dici tu. Ma se non vai a prepararti, arriverai in ritardi per la tua ‘cena con un’amica’.”

      Lui guardò l’orologio. Maya aveva ragione; avrebbe dovuto incontrare Maria alle cinque.

      “Muoviti, su. Vai a cambiarti.” Lo spinse fuori dalla cucina e Reid corse al piano di sopra.

      Con tutto quello stava succedendo e i suoi continui sforzi per evitare di riflettere, si era quasi dimenticato della promessa di vedersi con Maria. Avevano fatto diversi tentativi di ritrovarsi nelle ultime quattro settimane, ma per un motivo o per l’altro i loro piani erano sempre andati a monte; se doveva essere sincero con se stesso, la maggior parte delle volte era stata colpa sua. Alla fine Maria era sembrata stancarsi e non solo aveva programmato l’uscita, ma aveva scelto un posto a metà strada tra Alexandria e Baltimora, dove viveva lei, purché Reid le avesse promesso di vederla.

      Sentiva la mancanza della collega. Gli mancava la sua presenza. Non erano solo partner nell’agenzia, ma condividevano un passato, anche se Reid non riusciva a ricordarne la maggior parte. In effetti quasi niente. Tutto ciò che sapeva era che quando era con Maria, aveva la netta sensazione di essere in compagnia di qualcuno che teneva a lui, un’amica, qualcuno di cui potersi fidare, e magari anche qualcosa di più.

      Andò all’armadio e tirò fuori un completo che riteneva sarebbe stato adatto all’occasione. Preferiva uno stile classico, anche se era consapevole che il suo guardaroba lo invecchiava di almeno un decennio. Estrasse un paio di pantaloni color cachi, una camicia plaid, e una giacca di tweed con le toppe di pelle sui gomiti.

      “È così che ti vuoi vestire?” domandò Maya, facendolo sobbalzare. Era appoggiata allo stipite della porta della sua camera, masticando pensierosa una crosta di pizza.

      “Che cosa ha che non va?”

      “Quello che non va è che sembra che tu abbia appena finito di far lezione. Andiamo.” Lo prese per un braccio per riportarlo all’armadio, e iniziò a spulciare tra i suoi vestiti. “Accidenti, papà, ti vesti come se avessi ottant’anni.”

      “Che cosa hai detto?”

      “Niente!” replicò la ragazza. “Ah. Ecco.” Tirò fuori un cappotto nero dal taglio sportivo, l’unico che aveva. “Metti questo, con qualcosa di grigio sotto. O di bianco. Una maglietta o una polo. Liberati dei pantaloni da papà e indossa dei jeans. Scuri. Aderenti.”

      Su richiesta della figlia, cambiò l’outfit mentre lei aspettava nel corridoio. Supponeva che avrebbe fatto meglio ad abituarsi a quello strano rovesciamento dei ruoli. Un momento prima era un padre iperprotettivo, quello dopo cedeva agli ordini della figlia furba ed esigente.

      “Molto meglio,” disse Maya quando le si presentò di nuovo. “Sembra quasi che tu sia pronto per un appuntamento.”

      “Grazie,” replicò, “e non è un appuntamento.”

      “Continui a dirlo. Ma se vai a cena e poi a bere con una donna misteriosa che definisci una vecchia amica, anche se non hai mai parlato di lei e noi non l’abbiamo mai incontrata…”

      “Lei è una vecchia amica…”

      “E, potrei aggiungere,” continuò a parlargli sopra Maya, “è piuttosto attraente. L’abbiamo vista mentre scendeva dall’aereo a Dulles. Quindi se anche solo uno tra voi due sta cercando qualcosa di più di ‘una vecchia amicizia’, questo è un appuntamento.”

      “Buon Dio, io e te non parleremo di questo argomento.” Reid sussultò. Ma dentro di sé, si stava facendo prendere dal panico. Ha ragione. Questo è un appuntamento. Aveva fatto talmente tante acrobazie mentali di recente che non si era soffermato a riflettere su che cosa significasse veramente ‘una cena e qualche bicchiere’ per una coppia di adulti single. “Va bene,” ammise, “diciamo che è un appuntamento. Uhm, che cosa faccio?”

      “Lo stai chiedendo a me? Non sono esattamente un’esperta.” Maya sorrise. “Parla con lei. Conoscila meglio. E ti prego, cerca di fare del tuo meglio per essere interessante.”

      Reid sbuffò e scosse la testa. “Guarda che io sono molto interessante. Quante persone conosci che sanno esporre l’intera storia orale della rivolta di Bulavin?”

      “Solo una.” Maya roteò gli occhi. “E non esporre a quella donna l’intera storia orale della rivolta di Bulavin.”

      Reid ridacchiò e abbracciò la figlia.

      “Andrai bene,” lo rassicurò lei.

      “Anche voi starete bene,” disse il padre. “Chiederò al signor Thompson di passare per un po’…”

      “Papà, no!” Maya si liberò dal suo abbraccio. “Andiamo. Ho sedici anni. Posso tenere d’occhio Sara per un paio d’ore.”

      “Maya, sai quanto è importante per me che voi due non siate da sole…”

      “Papà, quell’uomo puzza di olio per motori, e tutto quello di cui vuole parlare sono ‘i bei vecchi tempi’ con i Marines,” disse lei esasperata. “Non succederà niente. Mangeremo la pizza e guarderemo un film. Sara sarà a letto prima del tuo ritorno. Andrà tutto bene.”

      “Credo ancora che il signor Thompson dovrebbe venire…”

      “Può spiare dalle sue finestre come fa di solito. Staremo bene. Te lo prometto. Abbiamo un ottimo sistema di sicurezza, catenacci a tutte le porte, e so della pistola vicino all’ingresso…”

      “Maya!” esclamò Reid. Come faceva a saperlo? “Quella non devi toccarla, hai capito?”

      “Non la toccherò,” lo rassicurò lei. “Sto solo dicendo. Lo so che è lì. Per favore. Lascia che ti dimostri che posso farlo.”

      A Reid non piaceva l’idea che le sue ragazze rimanessero da sole in casa, neanche un po’, ma Maya lo stava praticamente supplicando. “Ripetimi il piano di fuga,” disse.

      “Tutto quanto?” protestò la figlia.

      “Tutto quanto.”

      “Va bene.” Si lanciò i capelli dietro una spalla, come faceva spesso quando era irritata. Roteò gli occhi al soffitto mentre recitava, con tono piatto, il piano che Reid aveva messo a punto poco dopo il loro arrivo nella casa nuova. “Se qualcuno arriva alla porta d’ingresso, prima devo accertarmi che l’allarme sia armato, e che il catenaccio e i lucchetti siano chiusi. Poi controllo dallo spioncino per accertarmi che sia qualcuno che conosco. Se non lo è, chiamo il signor Thompson e gli chiedo di indagare.”

      “E se

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