Attacco Agli Dei. Stephen Goldin

Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Attacco Agli Dei - Stephen Goldin страница 7

Attacco Agli Dei - Stephen Goldin

Скачать книгу

larga scala, a livello di pianeta—”

      “Dimenticatelo per il momento. Presumi un conto spese illimitato e parla in termini di possibilità tecnologiche.”

      Dunnis fece una smorfia. “Sì, è possibile —ma coordinare tutte le conversazioni casuali sarebbe una rottura di palle.”

      “Noi sappiamo che possono udire quello che si dice, perché evidentemente hanno udito Zhurat,” continuò Dev, ignorando il commento di Dunnis. “Quindi dovremmo considerare la possibilità che le nostre conversazioni sono tenute monitorate. Perché pensi che io sia stata così attenta su quello che dicevo mentre tornavamo qui? Non eravamo ancora fuori pericolo, e tu continuavi a volerci confrontare su quello che era successo. Fino a che non potevamo parlare in modo sicuro, non volevo dire nulla che mi potesse fare diventare un candidato per le loro esercitazioni eteree di tiro al bersaglio.”

      Dunnis lanciò uno sguardo sopra al pannello di controllo, dove la luce blu della spia degli schermi deflettori stava splendendo freddamente. “E tu pensi che abbiano qualche spia qui? Come? “

      “Non posso esserne sicura, ma abbiamo caricato un bel po’ di cose la settimana scorsa. Qualcuno di quei piccoli diavoli potrebbe essersi infilato ed avere vagato per tutta la nave. Ma se sono così piccole, non possono essere davvero potenti nel trasmettere, e gli schermi del deflettore dovrebbero emettere abbastanza interferenze da bloccarle.”

      “E cosa dici dell’angelo? Come lo spieghi?”

      “Era un robot,” disse Dev, sedendosi sul suo divano di accelerazione e tastando svogliatamente la divisa di Zhurat. “Doveva esserlo per brillare in quel modo. Mi hanno detto che alcuni pesci nelle profondità dell’oceano hanno una loro naturale fosforescenza, ma è il loro modo di adattarsi all’ambiente. Quest’angelo non ne aveva bisogno – e non aveva nemmeno bisogno di quelle ali.”

      “E quindi come riusciva a volare?”

      “Nello stesso modo della nostra Foxfire —spinta gravitazionale. Non hai notato come stava abbastanza in alto e abbastanza lontano da tutti per evitare di ucciderci con la risacca della propulsione? Quando sbatteva le ali, i battiti non erano mai veloci o forti abbastanza per sollevare qualcosa così solido nel cielo. Poi si è librato nel cielo per molto tempo senza mai battere le ali. Con le attrezzature adatte, probabilmente anche tu potresti costruirne uno simile in un paio di giorni.”

      Il tecnico annuì. “Sì, ora che lo spieghi così, tutto sembra davvero semplice Ma non riesco ancora a capire lo scopo dell’operazione.”

      “Quando vuoi controllare un pianeta, devi pensare in grande,” sottolineò Dev.

      “Suppongo di sì,” ammise Dunnis. “Bene, allora cosa facciamo?”

      “La nostra priorità è rimuovere le cimici dalla nave – sempre presumendo che sia infestata, prima di tutto. Lasciare accese le schermature per i meteoriti consuma le nostre riserve di potenza. C’è qualche modo in cui tu possa preparare un rilevatore per trovare i trasmettitori?”

      “Adesso, Capitano? Non ho chiuso occhio dalla notte scorsa—”

      “E nemmeno io. Da quanto ricordo, è stato il fatto che tu e Zhurat eravate fuori fino a più tardi di quanto avreste dovuto che ha iniziato tutta questa catena di eventi. Mi chiedevo quale potrebbe essere una punizione adeguata — forse un’ulteriore perdita di sonno sarebbe appropriata.”

      Non aggiunse che per fare in modo che non si staccasse dal lavoro, anche lei avrebbe dovuto perdere il sonno, e lei non aveva fatto nulla per meritarsi la punizione. La responsabilità arriva con l’autorità, si ripeté dentro di sé. Ecco perché tu sei un capitano e lui solo un tecnico.

      Dunnis scosse la testa. “Anche se non fossi stanco sarebbe difficilissimo identificarle. Non ho la benché minima idea della frequenza a cui trasmettono, o della potenza del loro segnale. Ci impiegherei una vita.”

      Dev rifletté sulle sue parole. “Allora ne dovremo trovare una, prima, ed esaminarla. Questo dovrebbe darci abbastanza indizi per costruire qualcosa.” Dev si alzò. “La zona di carico è il punto più logico da cui partire a cercare. Andiamo.”

      Dunnis era chiaramente scocciato di dovere lavorare mentre era così stanco, ma era altrettanto chiaro che rispettava l’autorità di Dev. Lei si era creata almeno quello nelle sei settimane in cui aveva condotto la nave. Zhurat era stato il solo a mancarle di rispetto – ed ora lui non avrebbe più causato problemi. Anche se la sua perdita significava più lavoro per tutti, inclusa lei, poteva almeno ringraziare gli dei di Dascham per questo piccolo favore.

      Gli angusti quartieri dell’equipaggio erano dietro alla sala di controllo. Roscil Larramac dormiva dietro ad una di quelle porte chiuse e Lian Bakori, l’astrogatore della nave, era sicuramente nell’altra stanza. Il resto dell’equipaggio della Foxfire era composto da robot, che erano stati sotto la responsabilità di Zhurat; erano stati spenti per la notte e riposti in una stanza speciale proprio davanti alla zona di carico. Una nave di queste dimensioni avrebbe dovuto avere davvero almeno il doppio dell’equipaggio, ma Roscil Larramac aveva tagliato ogni angolino che poteva, nei suoi sforzi di ottenere un utile; Dev aveva discusso con lui per aumentare il numero dei membri dell’equipaggio di almeno una o due persone, ma lui aveva rifiutato. Ora, alla loro prima fermata planetaria erano già sottodimensionati.

      “Non dà gioia fare pesare alla gente quando hai ragione,” citò uno scrittore del ventiduesimo secolo di nome Mellers, “almeno quanto loro gioiscono nel fare pesare a te quando hai torto.” Nonostante questo, le sarebbe piaciuto avere quei membri dell’equipaggio in più.

      Subito dietro la zona soggiorno, c’erano le zone comuni, che comprendevano la cambusa, la mensa, la lavanderia, il ponte con le scialuppe di salvataggio, la stanza del riciclaggio e della ricreazione. Poi veniva la zona di stoccaggio dei robot, e infine la stiva, con i motori nell’estremità posteriore della nave. La disposizione era quella standard per la maggior parte delle piccole navi commerciali. Sebbene Dev fosse a bordo da solo due mesi, si sentiva come se vi avesse vissuto la maggior parte della sua vita.

      Mentre si avvicinava alla stiva, Dev pensò di udire un rumore provenire dall’altro lato della porta. Guardò immediatamente Dunnis, e l’omone annuì indicando che l’aveva sentito anche lui. In silenzio, i due percorsero il resto del corridoio fino al portello della stiva. Dev estrasse la pistola laser dalla cintura e la tenne pronta, indicando a Dunnis di fare lo stesso. Quando entrambi furono pronti, premette un pulsante che avrebbe fatto aprire il portello scorrevole nel pavimento.

      Dentro alla stiva c’era buio, la sola luce era quella che filtrava dal corridoio dove loro stavano in piedi. Nessun movimento, niente sembrava fuori posto, ma Dev non abbassò la guardia. Allungò il braccio verso il pulsante successivo, e accese le luci all’interno della stiva.

      Qui—dietro una fila di scatole coperte—vide un movimento, ne era sicura. Calandosi prudentemente attraverso il portello nel pavimento, atterrò a ginocchia piegate e guardò in quella direzione. Oltre la cima delle scatole, riuscì a scorgere un ciuffo di pelliccia marrone.

      C’era un clandestino a bordo della Foxfire.

       CAPITOLO 3

       La moralità migliore si riduce ad un semplice rispetto per gli altri.

      —Anthropos, La Bontà dell’Uomo

       

Скачать книгу