Yellow Peril: Quel Brutto Muso Giallo. Patrizia Barrera
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Ciò che suona decisamente strano è l’intervento di Celis e Deck, a cui era stato ordinato di non muoversi dal Coronel. Si dirà che hanno trasgredito l’ordine per salvare l’amico ma anche così non quadra: in genere le guardie colpite venivano abbandonate per terra, soprattutto se nella zona si sparava. Inoltre non dimentichiamo che Thompson NON ERA un poliziotto bensì un sorvegliante, per di più un pezzo di farabutto, e normalmente non correva buon sangue tra le forze dell’ordine e i cittadini improvvisati sorveglianti. In genere la Polizia ci teneva a mantenere una certa distanza tra loro, e con sommo disprezzo: è impensabile quindi che i due abbiano violato un ordine rischiando le proprie vite per salvare un tale che probabilmente gli stava pure sui cosiddetti, per portarlo in strada a vederlo morire. E’ presumibile invece che i due abbiano assassinato Thompson oppure che lo abbiano spinto direttamente in bocca ai mafiosi, sparando essi stessi per primi per stimolare il fuoco diretto senza coprirgli le spalle. Alcune testimonianze citano anche un terzo poliziotto, di nome Richard Kerren, che sembra fosse appostato nel vicolo davanti alla bottega di Yuen. In seguito, quando il processo fu archiviato, molti testimoni oculari ricordarono di averlo visto schizzare fuori dal vicolo subito dopo i primi spari gridando ” Hanno ammazzato Thompson ! ” Pochi istanti dopo ecco apparire Celis e Deck con al collo l’uomo gravemente ferito; i due quindi erano DENTRO Negro Alley e non sono accorsi DOPO, richiamati dagli spari, come invece testimoniarono. Non dimentichiamo infine che proprio in zona erano presenti anche i due poliziotti eroici Harris e Gard, che avevano proprio il compito di piantonare l’edificio. Com’ è possibile che in cinque non siano stati capaci di difendere Thompson, che fu sparato per due volte in pieno petto e a distanza ravvicinata?
Tutto fa pensare dunque che l’omicidio di Thompson fu un evento pretestuoso atto a giustificare un massacro previsto ed organizzato, che coinvolse sicuramente anche una folla di balordi ma che agì sotto gli occhi consapevoli della Polizia e di molti notabili del Paese, che anzi quella notte si trovavano tra le sue stesse fila e che in un modo o nell’ altro nutrivano vecchi rancori nei confronti dei commercianti Cinesi. Moltissimi imprenditori furono accusati dal Coroner di aver preso parte ATTIVAMENTE al massacro e fra questi uomini di spicco come il consigliere comunale
George Fall, che fu visto chiaramente spaccare in testa a due Cinesi prima una lastra di legno e poi una mazza di ferro. La folla inferocita era formata per lo più da onesti padri di famiglia che esercitavano i mestieri più disparati e più in competizione coi Cinesi come il contadino, l’allevatore di bachi da seta, il commerciante di spezie e l’agricoltore, ma non mancavano fabbri, falegnami, macellai e gestori di saloon che in un modo o nell’ altro avevano avuto rapporti diretti d’affari con i mafiosi Cinesi. Si stima che circa 500 persone parteciparono al massacro, un decimo della città. Le azioni condotte hanno un sapore vagamente militare: non si trattò infatti di esaltati che, armati di fucili e forconi, penetrarono in massa in Negro Alley tirandone fuori i Cinesi a forza, ma un assalto organizzato e gestito da pochi e che quindi , contrariamente a quanto il comandante Baker affermò al processo,poteva essere facilmente sedato dalle Forze dell’Ordine. Subito dopo la morte di Thompson, che NON FU soccorso ma unicamente portato in strada agonizzante perchè tutti lo vedessero, un drappello di uomini esperti penetrò in Negro Alley sparando per attirare l’attenzione dei mafiosi ma mantenendosi a distanza di sicurezza. Ciò permise ad altri di salire sul tetto dell’edificio Coronel, di posizionarvi delle assi di legno atte a permettere agli spari dei fucili di fare buchi nel catrame e di fare fuoco diretto sui Cinesi all’interno , che quindi furono falciati abbastanza agevolmente dalla raffica dei proiettili. Il fuoco continuo durò una decina di minuti, poi qualcuno gridò dal tetto ” E’ fatta, entriamo! ” A quel segnale la folla si precipitò nell’ edificio e per i vicoli debolmente illuminati dalle lampade Cinesi, abbattendo a forza le porte delle case in cui la popolazione impaurita si era barricata.
I veri mandanti
Un crimine deciso a tavolino
Poi cominciò il massacro. Ciò che sorprende dell’ intero evento, ancora una volta, è l’attenta organizzazione e la premeditazione. Quando al processo si parlò di forche e di linciaggio i verbali furono redatti in modo da far passare la cosa come ” un folle gesto a cui più o meno tutti gli abitanti della zona parteciparono, contribuendo ognuno a far si che la cosa avvenisse “. Si indugiò a lungo anche sulle ” corde prese dagli stessi edifici Cinesi o procurate da ” zelanti ” del luogo, non ultime delle donne fra cui la proprietaria di una pensione a un isolato dal vicolo.
Ma non fu così. Testimoni oculari, di cui non si seppe mai nulla se non dopo 140 anni dal massacro, affermarono davanti al Coroner che ” gli esaltati arrivarono armati e dotati di attrezzatura per il linciaggio e che, non appena in grado di penetrare nel vicolo, iniziarono a costruire le strutture di impiccagione proprio nella Tomlison Corral” , una zona a ridosso dell’omonimo edificio già utilizzata comunemente per i linciaggi pubblici e che solo l’anno prima era stato teatro di esecuzione del Francese Miguel Lachenais. Ma non solo: alcuni si diressero direttamente verso la casa di John Goller, un ex consigliere comunale molto conosciuto per le sue battaglie contro gli abusi della Polizia locale sui Cinesi e i sud Americani, e che aveva tentato di frenare il massacro minacciando di denunciare l’accaduto alle Autorità Giudiziarie. I primi due Cinesi furono infatti impiccati proprio ad alcune travi della sua abitazione , davanti agli occhi dei figlioletti impauriti, la moglie e la vecchia madre . Sembra inoltre che, alle implorazioni di Goller di fermarsi perchè dentro la casa c’ erano dei bambini, egli sia stato minacciato col fucile proprio dal valoroso poliziotto Kerren , all’ epiteto ” Attento a te, figlio di una cagna! ”
Gli abitanti di Chinatown nel 1871, anno del massacro, erano stimati intorno ai 3000. Tra questi le famiglie regolari erano pochissime, dato il veto legislativo di introdurre donne negli States. Questa foto quindi è una rarità . Concessa dalla biblioteca nazionale della California è datata 1880 .
Le stesse vittime del linciaggio parlano chiaro: si trattò di 19 Cinesi, tutti più o meno coinvolti in diatribe con la Polizia o direttamente in competizione con i grossi commercianti della zona, i quali a loro volta nei propri affari si erano ” accordati ” più volte con la mafia Cinese locale. Ecco infatti l’elenco delle vittime la cui età va dai 17 ai 50 anni ( tratto dal Los Angeles Daily News del 25/10/1871)
Wong Tuck, un semplice civile che non a caso fu impiccato per primo prelevandolo ” direttamente “dalla sua casa. Ah Cut , produttore di liquori, che fu accoltellato all’ addome , amputati gli arti e lasciato a dissanguarsi davanti casa sua; Ah Long, commerciante, linciato; Ah Te,
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