Regno Diviso. Джек Марс
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La nave incombeva. Più vicina adesso, molto più vicina. I motoscafi rallentarono avvicinandosi al massiccio mercantile. La barca con il ponte volante si spostò a destra, puntando la pesante mitragliatrice sui ponti superiori della Lady Jane. Finora lassù non c’era stato movimento.
C’era una scala di emergenza imbullonata alla poppa, circa due piani sull’acqua. Sotto, la scala era stata tagliata per scoraggiare i pirati – pirati come Eddie e i suoi uomini. Bene così. Ognuno dei suoi motoscafi aveva una scaletta estendibile di alluminio che avrebbe raggiunto il fondo di quella di emergenza. Da lì poi c’era una salita di altri due piani per arrivare al primo ponte. Facile, con gli occupanti ben disposti.
Altrimenti…
Eddie si portò un megafono alle labbra. Con un solo dito portò la levetta su ON, e qualche secondo dopo la sua voce rimbombava nell’acqua.
“Lady Jane, Lady Jane, abbassate le armi e preparatevi all’arrembaggio.”
Sul ponte più alto, da dietro un parapetto di metallo apparvero due mani scure. Agitavano un ampio tessuto bianco – forse parte di un lenzuolo – pensato come bandiera di resa. Eddie di quella bandiera non si fidava. Non ancora.
“Tutti gli uomini non armati verranno risparmiati,” disse nel megafono. “Chiunque si opporrà verrà ucciso. Non metteteci alla prova.”
Dalla nave rimbombò una voce. Ce l’avevano anche loro, un megafono.
“Non abbiamo niente che volete.”
Eddie fece un grosso sorriso. Niente?
“Lo vedremo noi stessi.”
* * *
Se ci fossero stati problemi, si sarebbero palesati adesso.
Il primo motoscafo si era ancorato alla nave. Eddie osservava da un centinaio di metri di distanza. Il motoscafo sembrava un giocattolino accanto al mercantile.
Una scala di alluminio argentato si estendeva dal motoscafo al fondo reciso della scala di emergenza del mercantile. Il mare era calmo – qualche salto, ma abbastanza piatto da consentire la salita.
Un uomo salì la scala argentata, poi un altro, entrambi muovendosi come ragni. Quando il primo ebbe raggiunto quella di emergenza, con un AK-47 agganciato alla schiena, un terzo era salito su quella argentata e stava salendo.
Tre uomini in aria. Tre uomini fuori sopra al nulla, assolutamente esposti.
“Fermi ora,” disse Eddie nel megafono. “Non fate niente di stu…”
D’un tratto da dietro la bassa parete di metallo che abbracciava il ponte più basso saltò su un uomo. Si sporse oltre, con una mitragliatrice. Il brutto chiasso di fuoco automatico esplose nel silenzio del giorno.
DA-DA-DA-DA-DA. DA-DA-DA-DA-DA.
I due sulla scala d’argento crollarono, e i loro corpi andarono in pezzi. I resti sanguinolenti caddero nell’oceano, cibo per gli squali.
Il primo si aggrappò alla scala di emergenza, cercando di incastrare la testa e la parte superiore del corpo sotto a uno dei pioli. Finora era stato risparmiato.
Quello sul ponte si sporse fuori del tutto, puntando all’eliminazione dell’ultimo scalatore.
Eddie mirò all’uomo.
“Uccidetelo,” disse nel walkie-talkie nero.
Istantaneamente uno scoppio dalla pesante mitragliatrice sulla barca da pesca trasformò l’uomo in groviera. No, troppo delicato così. Lo liquefece. Il rinculo della pesante arma aveva fatto oscillare assurdamente la barca, ma il tiratore era un esperto. Inclinava su e giù l’arma, mettendo il fuoco sul ponte. Il metallo del muretto andò in pezzi come cartone. Vi apparvero dei buchi, e un istante dopo si accartocciò come una lattina.
Il primo scalatore era ancora vivo, e ancora una volta si faceva strada verso la cima. Altri due erano passati dal motoscafo alla scaletta argentata.
“Ancora!” urlò Eddie. “Voglio altri uomini sulla nave.”
Diavolo, ci sarebbe andato lui. Vedere i suoi uccisi gli aveva attizzato il sangue nelle vene. Urlò al pilota di avvicinare la nave. Il primo motoscafo si stava già scostando. Mentre il suo si avvicinava, la scala di alluminio della barca cominciò ad allungarsi. Eddie ci fu sopra prima ancora che la nave fosse stata agganciata.
La scala sorse a un angolo di quarantacinque gradi verso il mercantile. Lui la scalò, rapido come un gatto, anche se così traballante sferragliava e tremava. Si udirono altre armi. Guardò alla sua destra. La barca da pesca stava inondando i ponti superiori della nave di fuoco automatico.
“Bene!” urlò. “Fateli a pezzi.”
Eddie aveva quasi raggiunto la pensante scala di metallo di emergenza. Era a poco più di un metro di distanza, in avvicinamento, e poi si allontanava. Coprì la distanza con un balzo, poi si rimise a salire, stavolta dritto in linea verticale.
In meno di un minuto aveva salito altri due piani. Fece un respiro profondo e fece capolino col capo oltre la cima. C’erano tre dei suoi – ancora vivi, lì a tenere quell’angolo del ponte. Benissimo. Potevano portare tutti gli uomini su per di là.
Eddie abbassò lo sguardo. C’erano altri quattro uomini che salivano dietro di lui. Otto combattenti pesantemente armati presto sarebbero stati a bordo, con altri in arrivo. I trafficanti di quella nave probabilmente non avevano mai avuto più di una dozzina di uomini, tanto per cominciare.
Scivolò oltre la ringhiera.
I suoi erano accucciati sull’orlo in cui il passaggio curvava, e gli restituivano lo sguardo. Due contrabbandieri giacevano sulla passerella, a malapena cadaveri, i corpi eviscerati dal fuoco della mitragliatrice.
Eddie li guardò appena. Scuri neri, piccoli, congolesi, probabilmente hutu. Africani sì, ma selvaggi. Eddie Killem Dead era kanuri. Un’eredità di cui essere orgogliosi. Quelli lì erano spazzatura.
“Andiamo,” disse ai suoi. “Finiamo la cosa.”
Aveva un Uzi assicurato alla schiena. Lo prese e svoltò l’angolo. Cinquanta metri avanti, una spruzzata di pallottole mandò in pezzi i muri. La nave da pesca stava ancora mitragliando il fianco del mercantile. Altri due uomini giacevano morti sul passaggio. Oltre c’erano il frastornante cielo azzurro e il mare scuro.
Eddie e i suoi risalirono il passaggio, con gli stivali che producevano un rumore metallico sulla maglia d’acciaio sottostante. La passerella stessa sussultava a ogni passo – pareva che potesse separarsi dalla cornice. Quel mercantile era messo male.
Davanti, da un oblò spuntò fuori un’altra bandiera bianca che si mise a sventolare su un bastoncino. Forse questa era la vera resa, forse no.
Eddie aveva il megafono agganciato alla spalla. Lo abbassò e se lo portò alle labbra. “Gettate fuori le armi!” disse. “Tutte.”
Un AK-47 scivolò fuori dall’oblò successivo. Poi una pistola semiautomatica nove millimetri. Un machete. Un’altra pistola. Sferragliavano con un clangore quando colpivano la passerella.
Eddie