L'Angelo Dalle Ali Nere. Amy Blankenship
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Darious era seduto sull’ampio davanzale, con la schiena poggiata al vetro, e aveva una gamba accavallata sull’altra. Aveva sentito tutto e la cosa gli aveva lasciato una strana sensazione di appartenenza che stava cercando di ignorare. Aveva sempre combattuto da solo contro i demoni e ora aveva finito per trovarsi in una stanza piena di... “umani” non era la parola giusta per alcuni di essi, anche se era ciò che fingevano di essere.
La prova era che quell’uomo sapeva che lui era lì anche se non poteva vederlo. Tuttavia, lo sguardo che gli stava rivolgendo era una sfida. Quel tipo dai capelli argentati non era umano... non era un demone... che accidenti era? Darious si accigliò, finché un’aura potente non attraversò la stanza, diretta verso di lui. Non lo stava minacciando... gli stava solo facendo capire che sapeva esattamente dov’era.
Darious restrinse lo sguardo... aveva sentito gli altri chiamarlo “Kyou”. Dove lo aveva già sentito quel nome? Rimase senza fiato e i suoi occhi neri divennero come pozzi senza fondo. Era impossibile.
Quando era tornato al monastero, trovandolo abbandonato e senza la statua, aveva perquisito i tunnel sotto le macerie e aveva trovato le pergamene perdute che parlavano dei guardiani. Era lì che aveva letto di Kyou e dei suoi fratelli. Gli scritti dei monaci raccontavano dei guardiani che circondavano la loro sacerdotessa e proteggevano il mondo dai demoni.
Aveva pensato che si trattasse di un mito... nient’altro che le speranze degli umani aggiunte alle terribili profezie delle pergamene. Cercò di ricordare che cos’aveva letto ma era tutto sfuggente, non aveva prestato attenzione a quelle “favole”. Aveva lasciato le pergamene dov’erano, per poi tornare anni dopo e trovarne una nuova che si riferiva ai guardiani.
Ricordava che lui era più anziano dei guardiani e che loro avevano abbandonato questo mondo nell’istante in cui il sigillo dell’inferno si era spezzato. Perfino i monaci non avevano capito perché i guardiani lo avessero lasciato solo nel momento più buio.
Adesso erano tornati e fingevano di essere umani... vivendo in mezzo a loro come se ne avessero il diritto, mentre lui era rimasto fuori al freddo, a combattere i demoni come se quello fosse il suo destino? Cosa aveva portato gli umani ad accettare i guardiani, e a guardare lui con aria spaventata? Tutto quello che gli umani gli avevano offerto non era stato altro che la solitudine.
Darious si alzò tutta la sua altezza mentre nascondeva i suoi desideri dietro le massicce pareti in cui li teneva intrappolati. Se avesse permesso a se stesso di provare qualcosa, avrebbe trovato soltanto dolore... aveva imparato quella lezione nel modo più difficile. Non aveva mai avuto bisogno di nessuno e non sarebbe successo adesso... soprattutto se gli altri erano più deboli di lui. Ringhiò silenziosamente verso l’uomo prima di andarsene, frantumando i vetri della finestra.
Kyou rimase in piedi con le mani nelle tasche dei pantaloni, lasciando che il vento gli spettinasse i capelli. Alzò un sopracciglio, chiedendosi che cos’avesse fatto per far arrabbiare l’entità. Non era riuscito a scoprire che cos’era... eppure, la sensazione di familiarità lo perseguitava. Qualcosa gli diceva che quella non sarebbe stata l’ultima volta che le loro strade s’incrociavano.
Voltandosi verso la porta, fece un sorriso consapevole. La aprì di scatto e fece un passo indietro appena in tempo per vedere tutti cadere verso l’interno.
Era usciti dalla stanza ma, non appena lui aveva chiuso la porta a chiave, si erano accalcati premendo le orecchie sul legno lucido. Furono colti di sorpresa quando la porta si aprì bruscamente, e caddero a terra.
«Suppongo che dovrò rieducare le vostre abilità di spionaggio.» disse Kyou prima di uscire dalla stanza, «Suki, chiama gli operai per far riparare la finestra.»
*****
Toya si aggiustò il colletto della camicia ringhiando per la frustrazione. Vai a fidarti di Kyou per trovare un costume adatto... Il travestimento era simile alle schifezze che vedeva nei film con vampiri melensi, completo di quel “coso” di pizzo da legare al collo. I pantaloni gli arrivavano al ginocchio ed erano accompagnati da calze bianche. Le calze... a che diavolo stava pensando, Kyou? Lo aveva preso per una donnetta?
Toya rinunciò alla parrucca e raccolse i capelli in una coda bassa, con alcune ciocche che ricadevano ai lati. L’unica parte che gli piaceva di quell’elaborato costume era il lungo mantello nero con il cappuccio foderato di rosso. Si abbinava molto bene a tutto il resto. L’altra cosa positiva era che Kyoko si era illuminata quando lo aveva visto vestito così.
I suoi occhi dorati s’intenerirono quando la guardò. Lo aveva definito come “il vampiro più sexy che avesse mai visto”. Scrutò il suo corpo con lo stesso apprezzamento.
Indossava un abito elaborato quanto il suo, ma il risultato finale era migliore. Kyou aveva scelto per lei un costume che ricordava l’epoca coloniale. Era di una bella fantasia rossa e nera, con un arricciamento sulla parte posteriore che sembrava muoversi ad ogni passo che faceva. Teneva in mano un parasole di pizzo nero e aveva un cappello a cilindro da donna, che all’epoca era usato solo come vezzo della moda.
L’unico problema con il vestito di Kyoko era che era corto sul davanti... arrivava appena a metà coscia mentre dietro aveva lo strascico. La parte superiore del corpetto era scollata e mostrava più di quello che Toya avrebbe mai voluto che gli altri vedessero... oltre a lui.
“Sensuale” era la prima parola che gli era venuta in mente, ma aveva tenuto per sé quel complimento. Si era limitato a prenderla in giro, dicendole che i bambini per strada si sarebbero presi la loro prima cotta per una ragazza.
Nonostante il probabile lato perverso di Kyou emerso nella scelta dell’outfit, Toya doveva ammettere che suo fratello aveva un gusto impeccabile. Nessuno dei due aveva l’aspetto di un mostro spaventoso, quindi erano perfetti per stare in mezzo ai bambini durante i festeggiamenti. Se Kamui e Amni avevano ragione, quella notte la strega avrebbe preso un altro bambino.
«Prova!»
Kyoko si portò una mano all’orecchio e fece una smorfia, mentre Toya ringhiò verso l’auricolare. «Abbassa quel maledetto volume, idiota!» esclamò ad alta voce, sperando che le casse di Kamui sarebbero esplose.
Kamui ridacchiò, «Scusate, era più forte di me. Ah, Toya, se vuoi spogliare Kyoko con gli occhi, non farlo qui.»
«Ma che cavolo…?» borbottò Toya guardandosi intorno.
Kyoko sogghignò e gli posò una mano sul braccio per attirare la sua attenzione, poi indicò la telecamera del traffico montata sopra il semaforo.
«Figlio di puttana.» ringhiò Toya, «È entrato di nuovo nel sistema di controllo del traffico.». Poi sorrise e guardò Kyoko, «Perché non diamo spettacolo?»
Kyoko gli diede uno schiaffo sul braccio e lo guardò imbarazzata.
«L’unico che vedrà Kyoko nuda sono io.» esclamò Kotaro da qualche parte nel raggio dei cinque isolati che erano stati chiusi per Halloween. «Sono io quello di cui è innamorata veramente.»
«Ha!» esclamò Kamui, «A Kyoko piacciono i tipi silenziosi, quindi al momento sono in vantaggio.»
«Le hai appena gridato nell’orecchio... che cosa avresti di tanto silenzioso?!» disse Toya.
«Volete smetterla di scherzare?» esclamò Tasuki, «Siamo qui per cercare i demoni, non per discutere della vita sessuale di Kyoko.»
«Vogliamo parlare della