L'Angelo Dalle Ali Nere. Amy Blankenship

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L'Angelo Dalle Ali Nere - Amy Blankenship

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violentemente. «Solo perché non ho un ragazzo, non significa che potete prendermi in giro.»

      L’espressione di Toya s’intenerì mentre la abbracciava. «Scusa.» sussurrò.

      «Oh mio Dio, chiamate un medico... Toya si è appena scusato!» gridò Kamui negli auricolari.

      «Sai che c’è?» disse Toya, «Sono quasi tentato di tornare indietro e prenderlo a calci nel culo.».

      Kyoko ridacchiò, «Non preoccuparti. Ci divertiremo più tardi.»

      Sorrise timidamente, rendendosi conto che era sembrato un doppio senso. Mentre i loro sguardi s’incrociavano, notò che i capelli gli erano ricaduti davanti al viso, che appariva dolce e tenero sotto la luce fioca. Gli sistemò le ciocche dietro le orecchie e lo baciò su una guancia.

      Toya inspirò mentre arrossiva per il commento a doppio senso e per la sensazione delle sue labbra morbide sulla pelle. Sogghignò verso la telecamera nascosta e fece una linguaccia, poi prese Kyoko per mano e la scortò lentamente attraverso la folla che li circondava. Almeno le sue parole avevano zittito tutti.

      La festa era in pieno svolgimento, con gruppi musicali che si esibivano all’angolo di ogni strada e in ogni locale. La luna parziale splendeva nel cielo, proiettando ombre contorte attorno a loro. Avevano parcheggiato dall’altra parte della piazza perché Kyoko voleva attraversarla a piedi e perlustrare l’area prima di raggiungere la festa per bambini.

      Fece fermare Toya e indicò uno scolo vicino al marciapiede.

      Lui annuì e vi si avvicinò. «Kamui, c’è uno scarico con la grata rimossa vicino a...» si guardò intorno alla ricerca di un punto di riferimento, che trovò proprio di fronte a loro.

      Alzò un sopracciglio, «“La Casa degli Orrori”... dai, è assurdo. Vuoi che controlliamo?»

      «Possono occuparsene Yohji e Kotaro se la smettono di palpeggiare Kyoko.» rispose Kamui con voce irritata.

      Toya ringhiò mentre si girava, Kotaro le teneva un braccio attorno alle spalle, mentre Yohji le cingeva la vita, con la mano pericolosamente bassa sul fianco. Toya si passò una mano sulla fronte come se sentisse dolore, poi si avviò verso di loro con passi lunghi e decisi.

      Entrambi scattarono all’indietro, nascondendo le mani dietro la schiena con aria da innocenti. Kotaro ebbe perfino l’audacia di iniziare a fischiettare, guardando gli edifici circostanti come se fossero le cose più affascinanti della Terra.

      «Kotaro.» ringhiò Toya, «Tieni giù le mani da Kyoko.»

      Lui mise il broncio e Toya si voltò verso Yohji, che era stato abbastanza stupido da riprovarci.

      «Non pensarci neanche.» disse Toya, «Ora volete controllare quello scolo o devo buttarvi giù?»

      Kotaro alzò le mani in segno di resa, «Va bene, va bene... andiamo. Ma ti invierò la fattura della lavanderia.». Trascinò subito Yohji lontano dal pericolo quando vide che l’idiota stava cercando di baciare Kyoko sulla guancia. «Muoviti, idiota, o stasera non dovrai preoccuparti soltanto dei demoni.»

      Kotaro si toccò l’auricolare: «Ehi, genio, dove porta questo scarico?»

      «Aspetta, sto controllando.» disse Kamui lentamente, «Penso che... sì, ci sono! Arriva proprio sotto la casa stregata davanti a voi. Vediamo, è un edificio vecchio... datemi un minuto.»

      «Dicci solo se c’è un modo per scendere nelle fogne da dentro la casa.» disse Yohji.

      «Secondo te che cosa sto facendo?» gridò Kamui «Per voi sembra sempre tutto facile da trovare. Bisogna fare delle ricerche, accidenti!»

      Yohji guardò Kotaro con aria impassibile, «Detto da chi può entrare nel sistema della CIA anche mentre dorme.»

      «D’accordo, voi tre continuate pure a discutere.» disse Toya, «Io e Kyoko andiamo nell’area per i bambini, così possiamo fare il nostro lavoro.»

      Le cinse le spalle con un braccio e la condusse lontano da loro. Ma si bloccarono tutti quando la voce di Kamui risuonò di nuovo negli auricolari: «Ehm, ragazzi... abbiamo un problema.»

      «Che altro c’è, genio?» chiese Toya, cambiando tono quando percepì la serietà di Kamui.

      «Quello scolo è raggiungibile dalla casa... attraverso il seminterrato. Ma porta anche al cimitero a circa cinque isolati di distanza. A quanto pare, i tunnel sono stati scavati durante una qualche rivoluzione. Le leggende dicono che era un’arteria sotterranea per l’attività demoniaca.»

      «Accidenti, sono contento di non venire con voi, ragazzi. Sarebbe terribile, in questo momento.» disse Toya con un sorrisetto. «Shinbe, Tasuki, potreste venire ad aiutare queste mammolette?»

      «Chiedo umilmente scusa, Toya.» disse Shinbe via radio, «Ma io e Tasuki siamo dall’altra parte della piazza e al momento siamo occupati a fare il nostro lavoro.»

      «Già.» disse Tasuki, poi gridò.

      «Tasuki?» disse Kyoko, «Tutto okay?»

      «Sta bene.» rispose Shinbe, cercando di non ridere. «Si è solo spaventato a morte per un anziano e uno zombi adolescente. Ehi Tama, bel costume.»

      «Abbiamo cambiato idea, vi raggiungiamo subito.» ringhiò Tasuki, «Vecchia canaglia, mi spaventa sempre.»

      Kyoko e Suki ridacchiarono all’unisono. A quanto pare, nonno Hogo aveva trovato Tasuki.

      «Salutami il nonno, digli che lo chiamo domani.» aggiunse Kyoko.

      «Io non gli dico proprio un bel niente!» esclamò Tasuki imbronciato.

      «Diglielo, altrimenti...» lo avvertì Kyoko, mentre i suoi occhi verde smeraldo diventavano burrascosi.

      Kotaro, Yohji e Toya fecero due passi indietro per allontanarsi da lei; quando Kyoko aveva quell’espressione, c’era una sola alternativa... scappare.

      «Ehm, noi ci avviamo per controllare all’interno.» disse Kotaro con esitazione, «Vi terremo aggiornati.»

      Yohji non se lo fece ripetere due volte. Indietreggiarono ancora, come se Kyoko potesse attaccarli alle spalle, poi corsero verso la casa.

      «Kyoko.» disse Toya meravigliato «Sei spaventosa, lo sai?»

      Lei sorrise, «È una caratteristica di famiglia.»

      «Puoi dirlo forte.» borbottò Tasuki nell’auricolare.

      Suki rise di nuovo, «E poi mi chiedete perché adoro lavorare con voi.»

      «Tesoro.» le disse Shinbe «Tu puoi essere spaventosa quanto vuoi... ti vorrei ancora di più.»

      «Chiudi il becco, Shinbe.» disse lei frustrata.

      Capitolo 3 “Case stregate”

      Darious rimase nell’ombra, osservando il gruppetto che prendeva strade diverse. Non si era neanche preoccupato di rendersi invisibile perché, stanotte più che mai, si sarebbe mimetizzato alla perfezione. Restrinse

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