Una visita preoccupante. Фиона Грейс

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Una visita preoccupante - Фиона Грейс Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle

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Naomi, la sorella più giovane e simpatica. E tu devi essere Tom.” Disse il tutto con una voce sensuale che la faceva sembrare un gatto che fa le fusa.

      Gli occhi di Tom scattarono di lato verso Lacey, come se fosse terrorizzato. Prese la mano di Naomi. “Bene,” disse con aria incerta. “Piacere di conoscerti.”

      Naomi strinse la mano di Tom in una sorta di carezza. “Non mi avevi mai detto che era così bello,” disse a Lacey.

      “Non ne ho mai avuto l’occasione,” rispose lei. “Eri troppo occupata a dare di matto dicendomi che era un santone serial killer.”

      Tom ridacchiò nervosamente, lo sguardo che si spostava ansioso tra le due sorelle.

      “Non essere sciocca,” esclamò Noemi. “Non ho mai detto niente del genere.”

      Lacey ruotò gli occhi al cielo.

      Tom cercò di liberare la mano dalla stretta di Naomi. “Lacey non mi aveva detto che sareste venuti a trovarla,” disse.

      “Lacey non lo sapeva,” spiegò Naomi. “Volevamo farle una sorpresa.

      “E ci siete riusciti benissimo,” commentò le sarcasticamente. Poi, rendendosi conto che il povero Tom era ancora prigioniero, disse con tono severo a sua sorella: “Puoi lasciarlo andare adesso.”

      Non appena Tom si fu liberato dalla morsa della mano di Naomi, Shirley avanzò verso di lui. Era come guardare dei lupi che accerchiano un cucciolo di cerbiatto, pensò Lacey, trovando l’immagine in parte divertente.

      Tom doveva essersi accorto dell’avvicinarsi di Shirley, perché sgranò ancora gli occhi. La donna teneva lo sguardo fisso su di lui, come se lo stesse curiosamente giudicando. Teneva ancora la braccia stretta attorno alla sua borsa a motivo floreale, come se fosse una sorta di scudo protettivo.

      “Questa è mia mamma Shirley,” disse Lacey nervosamente, indicandogliela. La sua pazienza si stava lentamente esaurendo.

      Tom parve stupefatto, proprio come era stata Lacey pochi minuti prima. Lei poteva non essere pronta a presentarlo a sua madre, ma a quanto pareva non era per niente pronto neppure lui.

      “È un immenso piacere conoscerla,” disse Tom con tono gentile che mascherava lo shock sottostante.

      Fece un passo avanti come a volerla salutare con un bacio, ma il fagotto che la donna teneva in mano gli impedì di avvicinarsi troppo, quindi rifece un passo indietro e le porse la mano. Shirley cercò di sistemare la borsa in modo da liberare un braccio, ma non ci riuscì, quindi Tom riportò la propria mano lungo il fianco e rimase fermo, con un sorriso timido e insicuro in volto.

      Lacey non poteva che trovare divertente tutta quella scena. Almeno stava ripagando Tom con la sua stessa moneta! Magari ora capiva perché lei si fosse sentita così impacciata quando lui l’aveva presentata a sua madre, Heidi, mentre si era trovata alla stazione di polizia, sospettata per omicidio!

      Shirley sorrise. “È un piacere anche per me,” disse, anche se Lacey era piuttosto sicura che la madre lo stesse mentalmente confrontando con il suo ex marito David, che Shirley ancora adorava, tanto da incontrarlo in diversi brunch.

      In quel momento, Frankie apparve dietro alla nonna. “Io sono Frankie.”

      “E tu da dove salti fuori?” esclamò Tom scherzosamente. Si guardò attorno in maniera esageratamente teatrale. “Siete tutti? C’è nessun altro che sta per saltare fuori dagli scaffali?”

      Frankie ridacchiò.

      “Hai un accento fantastico!” esclamò Naomi entusiasta. “Sei come l’eroe di una commedia romantica.”

      Tom arrossì davanti al suo sorriso ardente. “Per quanto vi fermerete in città?” chiese. L’imbarazzo che evidentemente provava fece poco per mascherare l’immagine del goffo britannico a cui Naomi faceva riferimento. “Vi va di cenare con noi stasera?”

      Inorridita, Lacey ruotò la testa di scatto per guardarlo. “Ma dovevi prepararmi una torta salata speciale!”

      “È piuttosto facile da poterne fare per cinque,” disse Tom, fraintendendo completamente il suo commento. Guardò la famigliola. “Vi andrebbe di provare una torta di carne tradizionale britannica?”

      “Oh sì. Tu sei uno chef, vero?” disse Naomi con la sua voce suadente. “Beh, io ho assolutamente voglia di assaggiare una delle tue delizie…”

      Lacey si coprì gli occhi, sentendosi sprofondare per l’imbarazzo.

      “Meraviglioso!” disse Shirley. Evidentemente l’offerta di un pasto fatto in casa era tutto ciò che bastava per eliminare il suo velo di sospetto.

      “Ottimo!” disse Tom, ignaro della reticenza di Lacey. Le diede un bacio sulla guancia. “Ci vediamo alle sette. Buona giornata, signore!” Salutò poi Frankie con un leggero pugno contro pugno. “E signori.”

      Uscì dal negozio e attraversò di corsa la strada, tornando alla postazione sicura della sua pasticceria. Lacey lo guardò andare, sentendo nel petto una sensazione di pesantezza per quell’improvviso invito che Tom aveva appena offerto alla sua famiglia, cancellando quindi il loro appuntamento a due.

      Si voltò quindi verso la famigliola, ansiosa per la scomparsa della zona cuscinetto rappresentata fino a poco fa dal suo adorato. Non era che lei avesse un cattivo rapporto con nessuno dei suoi parenti. Solo che c’erano un sacco di cose non dette tra loro, soprattutto in relazione a suo padre. Dopo che Francis (detto anche affettuosamente Frank, al tempo) aveva improvvisamente lasciato la famiglia quando Lacey era ancora una bambina, Shirley si era rifiutata di parlare ancora di lui. E anche se Naomi aveva dato al figlio il suo nome, comunque non se ne parlava mai. In effetti nessuno aveva neanche mai espresso apertamente dei commenti sul nome del bambino. Shirley aveva immediatamente iniziato a chiamarlo Frankie – probabilmente per evitare che qualcun altro iniziasse a dargli il soprannome di Frank – e Naomi aveva semplicemente finto che quel nome le piacesse e basta. E dato che le cose non dette avevano la tendenza a gonfiarsi sempre più – come grossi buchi neri che poi inghiottono tutto e non si lasciano dietro nient’altro che antimateria – il legame madre-figlia-sorella era stato intaccato in maniera significativa.

      “Allora, Lacey?” disse Shirley con tono impaziente. “Quando pensi di farci fare un giro della città?”

      Frankie sembrava elettrizzato. “Sì! Un giro! Un giro! Voglio vedere le montagne!”

      “Non ci sono montagne a Wilfordshire,” iniziò a dire Lacey, prima di essere interrotta dalle voci simultanee di Naomi – “Io voglio andare a bere una pinta di birra al pub” – e Shirley: “Questo posto sembra essere saltato fuori da un film.”

      “Nessun giro,” esclamò Lacey, alzando le mani in segno di STOP. Ma lo disse con tono un po’ troppo forte e deciso. Tutti fecero silenzio, guardandola con espressioni abbattute.

      “Ho un negozio da mandare avanti,” disse lei rapidamente, cercando di spiegarsi. “Non posso mollare tutto senza preavviso.”

      “Ma certo che puoi,” disse Gina intromettendosi. “Questa mattina te ne sei andata per portare Chester dal veterinario, no?”

      “Motivo in più per non lasciarti da sola un’altra volta,” disse Lacey annaspando.

      “Sciocchezze,” rispose Gina. “Posso occuparmi

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