Una visita preoccupante. Фиона Грейс
Чтение книги онлайн.
Читать онлайн книгу Una visita preoccupante - Фиона Грейс страница 7
“E il Lodge?” chiese alla fine, aggrappandosi disperatamente a una scusa. “Non vai a lavorare lì al giardino il pomeriggio? Non vorrai abbandonare Suzy.”
Gina rise. “Ho finito con i miei lavori al Lodge. Sono di nuovo tutta tua. E poi c’è il giardino qui che sta iniziando a dare segni di incuria. Ci sono pomodori non raccolti che stanno marcendo nell’orto, dato che qualcuno non capisce quando siano abbastanza maturi da essere raccolti,” le disse con sguardo eloquente.
“Lacey!” la rimproverò Shirley, come se lei – una residente di New York – fosse un’esperta nella coltivazione dei pomodori.
“Significa che oggi sei libera?” chiese Frankie con tono esaltato, tirandole la maglietta.
“Ha-ha,” disse lei, sforzandosi di cancellare la frustrazione che provava, per non deluderlo. “Immagino di sì…”
Un cane malato. Un’improvvisa intrusione famigliare. Le cose non stavano esattamente andando secondo programma. E ora che la sua famiglia sarebbe venuta con lei anche al suo appuntamento serale, si stava chiedendo di quanto ancora la situazione sarebbe potuta peggiorare.
CAPITOLO QUATTRO
“Possiamo entrare lì?” giunse la voce eccitata di Naomi da dietro le spalle di Lacey.
Stringendo i denti, Lacey ruotò di 180 gradi per guardare sua sorella in faccia.
Per ora l’allegra famigliola era arrivata alla fine della via principale senza imbattersi in persone del posto, cosa che non era stata per niente facile. Lacey aveva fatto il possibile per tenere Shirley alla larga dalla boutique di Taryn, e Frankie a debita distanza dal negozio di giocattoli di Jane, ma ora Naomi si era fermata fuori dalla Coach House Inn e stava sorridendo entusiasta.
“Avevamo detto che prima saremmo andati alla spiaggia,” le ricordò Lacey, sentendosi come un’insegnante durante una gita scolastica, intenta a tenere a bada un gruppo di discoli scolaretti, guidandoli verso la loro destinazione.
Anche se la spiaggia sarebbe stata piena di gente, vi avrebbero trovato per lo più turisti, e le loro possibilità di mescolarsi anonimamente con la folla erano molto più elevate lì. Ma se fossero entrati al Coach House, era scontato che vi avrebbero trovato qualcuno del posto. E se Brenda, la cameriera pettegola, avesse visto Lacey con la sua rumorosa famiglia americana, la notizia si sarebbe diffusa a macchia d’olio nella cittadina in un batter d’occhio. Lacey sapeva benissimo quale fosse l’accoglienza riservata agli americani in quella cittadina, e aveva lavorato sodo lei stessa per staccarsi di dosso l’etichetta da straniera.
“Ma io voglio una bella pinta di nera,” disse Naomi facendo il broncio come un bambino disobbediente.
“Nessuno la chiama così qui,” le disse Lacey, ormai esasperata. “E poi è troppo presto per l’alcool. E poi Frankie non potrebbe entrare. È troppo piccolo.”
“Davvero?” disse Naomi con tono sorpreso. “Pensavo che tutti i bambini europei bevessero vino a tavola.”
“Vino?” esclamò Frankie con eccitazione, tirando la maglietta di Lacey. “Posso bere il vino?”
Lacey scosse la testa. “Sono i bambini francesi che bevono vino. Nel Regno Unito sono severi quanto noi in materia di alcolici.”
Era un bluff. L’età per bere era di diciotto anni in Inghilterra, e i bambini potevano entrare nella maggior parte dei pub durante il giorno, se accompagnati da un adulto. Ma non era necessario che Naomi lo sapesse.
“Io voglio davvero andare in spiaggia,” disse Shirley. “È da tantissimo tempo che non vedo l’oceano.”
“Visto!” disse Lacey, cogliendo la palla al balzo. “Facciamoci una camminata sulla Promenade. Poi possiamo andare a vedere le rovine del vecchio castello.”
“È un castello scozzese?” chiese Frankie, tirando la mano di Lacey mentre riprendevano il cammino.
“Non è scozzese,” gli spiegò lei. “Siamo in Inghilterra. La Scozia è molto distante da qui. E poi cos’è tutta questa ossessione per la Scozia? Da dove è saltata fuori?”
Naomi ruotò gli occhi e rispose per lui. “Uno dei suoi compagni di classe ha fatto una festa di compleanno a tema Braveheart. Frankie ha fatto il collegamento dei capelli rossi e tutto è partito da lì. Quando la mamma gli ha chiesto cosa volesse per il suo ottavo compleanno, lui aveva pronte due richieste: lezioni di cornamusa, oppure un viaggio a vedere il treno a vapore giacobita nelle Highlands scozzesi. Fortunatamente per i timpani di tutti, la mamma aveva tutte quelle miglia aeree da usare.”
“Per fortuna…” mormorò Lacey sottovoce.
“Hmm?” chiese Naomi.
“Niente,” le rispose prontamente.
Doveva darsi una regolata, ricordò a se stessa. Avere qui la sua famiglia era bello. Soprattutto poter vedere Frankie dopo tanto tempo. Ne aveva sentito la mancanza negli ultimi mesi, e il bambino era cresciuto un sacco. E sembrava anche essersi calmato un poco. Era solo lo shock di esserseli trovati tutti davanti senza preavviso. E il tempismo. Un tempismo davvero pessimo!
Lacey pensò alla sua fuga romantica con Tom. Prima o poi avrebbe dovuto parlarne con la sua famiglia, spiegando che li avrebbe dovuti lasciare a loro stessi. Ma adesso non era il momento. Erano appena arrivati in terra britannica.
“Ehi, mamma, guarda qua,” disse Naomi, rivolgendosi a Shirley. Si era fermata fuori da un’agenzia immobiliare e stava guardando la vetrina con gli annunci di enormi proprietà agricole che nessuno poteva permettersi, ma dove tutti amavano immaginare di poter vivere.
Lacey sbuffò dalle narici: ora sarebbero rimasti fermi qua in eterno.
Proprio in quel momento, una voce femminile la chiamò alle sue spalle: “Lacey!”
Uh oh, pensò Lacey mentre si girava a guardare chi aveva parlato. Carol, la proprietaria del famoso B&B color rosa-gomma-da-masticare a Wilfordshire, li stava raggiungendo frettolosamente lungo la strada di acciottolato. Tra tutte le persone che Lacey non voleva incontrare, Carol era in cima alla lista, subito dietro alla sua nemica Taryn e a quella chiacchierona di Brenda. Si preparò al peggio.
Carol la raggiunse, le guance rosse per lo sforzo della corsa appena fatta. Il suo sguardo andò dritto a Frankie, che teneva stretta la mano di Lacey.
“Hai scambiato il cane con un bambino?” chiese Carol ridacchiando.
“Chester l’ho dovuto portare dal veterinario,” spiegò Lacey. “Questo è mio nipote Frankie. Starà da me per qualche giorno.”
“Nipote?” esclamò Carol. “Non sapevo neanche che ne avessi uno.”
Perché non ti sei mai presa realmente il tempo per conoscermi, pensò Lacey, ma non lo disse. “Beh, ce l’ho,” fu la sua più diplomatica risposta.
“Lascia che ti dia uno di questi,” disse Carol, che già aveva perso interesse per l’argomento. Porse a Lacey un volantino rosa chiaro.
Lacey lesse il testo e vide che era la pubblicità di un nuovo sconto