Una visita preoccupante. Фиона Грейс

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Una visita preoccupante - Фиона Грейс Un giallo intimo e leggero di Lacey Doyle

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pensò all’amica Suzy, che aveva recentemente aperto un altro B&B sulle colline circostanti. Suzy aveva assunto Lacey come interior designer, e anche se il lavoro non era andato proprio secondo i piani, dopo che il sindaco della cittadina era stato ucciso con un colpo di fucile nel salotto, le sorti del Lodge si erano comunque risollevate e il B&B stava rapidamente diventando la migliore struttura turistica di Wilfordshire.

      “Non sono sicura che sia legale affermare che la tua colazione è migliore di quella della concorrenza,” disse Lacey a Carol con tono indifferente.

      “Sciocchezze,” rispose Carol, scansando la critica con un gesto della mano. “Chi potrebbe mai denunciarmi? Sono sicura che il sovrintendente Turner e la detective Lewis hanno cose molto più importanti da fare che preoccuparsi delle parole riportate su un volantino!”

      Lacey rabbrividì al pensiero del sovrintendente Karl Turner. Aveva conosciuto l’arrogante poliziotto ben più di quanto avrebbe desiderato. Anche se la sua collega, l’ispettore capo Beth Lewis, era quantomeno una persona gradevole, Lacey aveva tutti i motivi per desiderare di non rivedere mai più nessuno dei due.

      In quel momento Shirley e Naomi apparvero ai suoi fianchi: a quanto pareva lo spettacolo offerto dalla vetrina dell’agenzia immobiliare, con tutte quelle ville di campagna così costose, le aveva annoiate ben prima di quanto Lacey aveva previsto.

      “Carol,” disse lei, sentendo le spalle che iniziavano a irrigidirsi, “questa è mia mamma Shirley, e questa è mia sorella Naomi. Sono arrivate questa mattina da New York.”

      “Oh, come sono felice di conoscervi,” disse Carol tutta elettrizzata.

      Naomi rise. “Anch’io sono molto felice di conoscerti,” disse, cercando di imitare l’accento inglese, ma fallendo miseramente.

      Carol la fissò. Lacey non riusciva a interpretare chiaramente la sua espressione, ma non ne aveva realmente bisogno, perché era molto probabile che la donna si sentisse offesa.

      Lacey doveva salvare la conversazione, e velocemente anche, altrimenti Carol se ne sarebbe andata subito in giro a parlare a tutti della sua maleducata famiglia.

      “Ehi!” esclamò, colpita da un’improvvisa idea. Fece sventolare l’orribile volantino rosa davanti ai volti della madre e della sorella. “Che ne dite se vi prenoto una stanza al B&B di Carol? Pago io. È pieno di decorazioni meravigliose, come i fenicotteri rosa,” disse a Frankie, tentando di stuzzicare il suo interesse. “E servono il migliore fritto di tutta Wilfordshire,” aggiunse, rivolgendo quel commento alla madre amante del cibo. “E dato che al momento c’è quest’offerta molto generosa,” proseguì, spostando lo sguardo da Carol – che si era gonfiata di orgoglio – a Naomi – sorella spendacciona – “non è un problema pagare per voi. Cosa dite? Offro io?”

      Lacey si morse il labbro, aspettando con ansia la loro risposta. Sistemarli al B&B le avrebbe permesso di prendere due piccioni con una fava: se li sarebbe levati di torno (e sarebbe scampata al loro costante controllo), e le sarebbe risultato più facile scappare a Dover quando fosse giunto il momento. Sperava di averli infilati in una situazione sociale sufficientemente imbarazzante, che impedisse loro di rifiutare l’offerta, perché ovviamente la cosa avrebbe rischiato di offendere Carol, che si trovava proprio davanti a loro.

      Ma ovviamente non fu così che andò. Lacey avrebbe dovuto aspettarselo.

      Shirley diede un’occhiata al volantino rosa e arricciò il naso in evidente segno di disgusto. “Sarebbe chiederti troppo, Lacey,” disse.

      “Sì, io voglio venire a dormire a casa tua!” aggiunse Frankie. “Scommetto che anche il tuo cottage è pieno di decorazioni bellissime!”

      “Sono accordo con loro due,” disse Naomi. “Preferisco stare a casa tua che nel B&B di qualcuno che non conosco.” Sollevò lo sguardo su Carol e si affrettò ad aggiungere: “Senza offesa.”

      Carol ovviamente si offese. In effetti sembrava aver appena ingoiato un limone particolarmente aspro. “Bene,” disse con tono secco. “Ti lascio alla tua famiglia, Lacey. Metti il mio volantino nella vetrina del tuo negozio, se non è un disturbo. Oppure puoi buttarlo come carta straccia, se non ti interessa.”

      E detto questo se ne andò di gran carriera, sventolando con rabbia i volantini rosa di fronte ai passanti che incrociava nel suo cammino.

      Lacey si sentì sprofondare. Si era convinta che una volta sistemata la sua famiglia nel B&B, avrebbe potuto spiegare loro con maggiore facilità della sua gita con Tom. Ma ora avrebbe dovuto ospitarli – e sopportare le critiche sulla casa che adorava, ma istintivamente sapeva non sarebbe piaciuta a loro – prima di destabilizzarli un’altra volta quando fosse arrivato il momento per lei e Tom di partire. Doveva parlare loro del viaggio, ed era meglio farlo prima che dopo.

      Stasera, decise. La torta di carne fatta in casa avrebbe aiutato ad attutire il colpo. Almeno lo sperava.

      Con l’apprensione che le attorcigliava lo stomaco, Lacey capì che la sua divertente serata con Tom sarebbe stata un’esperienza non certo all’ultimo grido, rispetto a quello che inizialmente si era prospettata.

      CAPITOLO CINQUE

      “Ta-dà!” esclamò Tom svoltando l’angolo della cucina della pasticceria, portando un piatto di ceramica con le mani infilate in un paio di guanti da forno.

      Tutti applaudirono.

      Dopo la gita giornaliera alla spiaggia, la famiglia era tornata alla pasticceria, che Tom aveva prenotato solo per loro, come se fosse una riunione clandestina dopo l’orario di chiusura. Tom aveva sistemato addirittura delle candele e c’era una bottiglia a rinfrescarsi nel cestello portaghiaccio. Sarebbe stato così romantico, pensò Lacey, se non avesse dovuto condividere la serata con la sua invadente famiglia.

      Il vapore saliva dal piatto che Tom posò sul tavolo.

      “Come hai detto che si chiama?” chiese Shirley, strofinandosi i palmi delle mani con trepidazione.

      “Homity Pie.” Tom iniziò a tagliare la torta con un coltello. “O anche Devon Pie, come la chiamiamo nella mia città natale. Anche se a pensarci bene non so se sia stata realmente inventata a Devon o se la nostra sia solo una falsa pretesa.”

      Ridacchiò e posò una fetta su un piatto, porgendolo a Naomi.

      “A me sembra una quiche,” disse lei, prendendo il piatto e tenendolo sollevato a livello degli occhi, neanche dovesse fare un’ispezione per igiene e sicurezza.

      Lacey le diede un calcio sotto al tavolo. “È di tradizione britannica,” disse a denti stretti.

      Tom non parve offendersi, ma si limitò a sorridere. “Le ricette sono molto simili, è vero. Anche se ovviamente in questa ci sono le patate. Noi britannici adoriamo le nostre patate.”

      “Sì, questo l’ho notato,” disse Shirley, tastando scettica la sua fetta con una forchetta. “Torta e purè. Fish ‘n’ chips, cioè pesce con le patatine. Dimmi un po’, ci sono altre verdure che mangiate, qui in Inghilterra?”

      Lacey si massaggiò la fronte: sentiva crescere l’irritazione. Sua madre stava tentando di mostrare interesse, ma le sue parole risuonavano velatamente critiche, come quelle di uno spassionato giudice culinario.

      “Certo, mamma,” disse con decisione. “E sono sicura che Tom non ha tutta questa voglia di starsene qui a elencartele tutte.”

      Shirley

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