La Vicina Perfetta. Блейк Пирс

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La Vicina Perfetta - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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spiace se lo raggiungo?” chiese Garland.

      “No signore. È nel foyer. È lì che si trova il corpo.”

      “Grazie,” rispose Garland. Si incamminò verso l’ingresso, ma poi si fermò e si girò. “Conosci i Barton, agente Timms?”

      “Non proprio,” disse il giovane. “Non ho mai interagito con loro personalmente, ma li conoscevo di reputazione.”

      “In che senso?”

      “Il signor Barton chiamava spesso con lamentele sui suoi vicini, violazioni dei limiti del rumore, roba del genere.”

      “E la signora Barton?” insistette Garland, scribacchiando furiosamente degli appunti nel suo blocchetto.

      “Non voglio parlare male dei morti,” disse Timms esitante.

      “Non stai parlando male. Stai solo condividendo delle informazioni. E le informazioni sono quello che ci serve per catturare l’assassino.”

      Timms annuì, apparentemente convinto.

      “Ok,” disse, la voce che calava a un sussurro. “Aveva una certa reputazione come stalker delle celebrità. Innocua ma fastidiosa. Un po’ di volte delle persone famose che vivono qui si sono lamentate perché se la trovavano appresso. Tentava di intavolare delle conversazioni, di farseli amici, cercava di sedersi con loro a bere qualcosa. Niente di grave. Non che facesse irruzione nelle case della gente e si mettesse sul letto ad aspettarli.”

      “Ne siamo certi?” chiese Garland scettico. “Questa non è casa sua, giusto?”

      Timms si fece rosso in viso.

      “Non ci avevo pensato in questi termini,” disse, chiaramente imbarazzato.

      “In che termini?” chiese qualcuno dietro di loro.

      Garland si voltò e si trovò davanti un sorridente Ryan Hernandez.

      “Lascia stare,” disse. “Come va, detective?”

      “Considerando che sono stato strappato via alla comodità domestica e alla buona compagnia, diciamo che va. E tu?”

      “Mi sto effettivamente godendo il cambio di scenario,” confessò Garland. “Quasi non ho voglia di entrare.”

      “Eppure…” disse Ryan con riluttanza.

      “… dobbiamo,” concluse Garland, facendo segno al collega di fare strada.

      Mentre Hernandez camminava davanti a lui in direzione della porta, Garland si meravigliò del giovane detective. Neanche a trent’anni lui aveva mai avuto un aspetto così composto come quello di Ryan Hernandez. Ovviamente non poteva neanche sfoggiare il suo bell’aspetto.

      Aveva preso in giro di tanto in tanto Jessie affermando che la sua altezza quasi da guerriera Amazzone, i suoi occhi verdi, i capelli ondulati scuri e gli zigomi ben definiti, mescolati con i capelli corti e neri del suo compagno, gli occhi castani e i pettorali così delineati, avrebbero sicuramente assicurato ai loro potenziali figli un posto di diritto sul Monte Olimpo. La cosa la faceva sempre arrossire. Decise di non fare la stessa battuta al collega.

      Entrarono in casa, dove il sergente Breem, un tipo allampanato e molto abbronzato sulla quarantina, che Garland sospettò essere un surfista, li stava aspettando insieme ad altri due agenti e alla squadra addetta alla scena del crimine. Un medico legale stava facendo delle foto al corpo. Il marito non si vedeva da nessuna parte.

      Garland si guardò attorno nel foyer, prendendo appunti sul suo blocchetto man mano che i suoi occhi scrutavano ogni dettaglio. Solo quando fu sicuro di essersi fatto un’idea della stanza, guardò la vittima. Priscilla Barton era sdraiata supina con quella che sembrava una calza avvolta attorno al collo.

      Aveva evidenti capillari rotti negli occhi sgranati, evidente segno di strangolamento. Indossava un top sportivo rosso, pantaloni da yoga e una ciabatta infradito. L’altra giaceva abbandonata a metà corridoio. Non c’era rigor mortis: non si era ancora gonfiata e la pelle era solo leggermente pallida, tutti segni che suggerivano che la morte fosse piuttosto recente, probabilmente non più di due ore prima.

      “Sergente Breem,” disse Hernandez, porgendo la mano per salutare e presentarsi. “Sono il detective Ryan Hernandez del Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Questo è il nostro profiler Garland Moses. Apprezziamo la vostra offerta di partecipare a questa indagine.”

      “Sta scherzando?” disse Breem quasi ridendo. “Noi siamo più che felici di starcene nelle retrovie. Non per essere insensibile, ma Barton non è un tipo facile con cui avere a che fare. È stato tutto un susseguirsi di rogne da quando lui e signora si sono trasferiti qui. Vi daremo tutto il supporto di cui avete bisogno, ma quando si tratta di interfacciarsi con quel tizio, sinceramente ci tiriamo formalmente indietro.”

      “Dove si trova il signor Barton?” chiese Hernandez.

      “A casa sua. Qui, alla porta accanto. Se ascoltate attentamente, lo potete probabilmente sentire che grida contro il mio agente.”

      “Allora aspetteremo un po’ prima di andare a parlargli,” disse Hernandez voltandosi verso il medico legale, un tipo piuttosto giovane di nome Pugh. “Cos’hai trovato finora?”

      “La temperatura corporea indica che è morta meno di tre ore fa. I segni di legatura e l’emorragia congiuntivale suggeriscono fortemente lo strangolamento. Ci sono dei lividi su braccia e petto, a indicare un possibile alterco prima della morte. Nessun segno di aggressione sessuale fino ad ora.”

      “Nient’altro?” chiese Hernandez.

      Il sergente Breem si intromise.

      “Abbiamo trovato una bottiglia di vino con un biglietto in cucina. Sembra un regalo di benvenuto da parte sua. Il biglietto suggerisce che la vittima pensasse di avere un nuovo vicino. Ma la coppia che possiede la casa non si è trasferita. Sono in vacanza, ma non hanno affittato il posto.”

      “Strano,” disse Hernandez.

      Breem annuì.

      “Abbiamo pensato che magari qualcuno fosse entrato in casa per rubare e che lei sia arrivata nel bel mezzo. O magari qualcuno l’ha vista entrare e l’ha seguita.”

      Hernandez si voltò a guardare Garland, che non fece alcun commento sulla teoria. Si chinò invece accanto al corpo e studiò la calza avvolta attorno al collo della Barton.

      Era una scelta strana come arma del delitto. Garland aveva visto un sacco di strangolamenti, molti eseguiti con cavi, prolunghe e addirittura a mani nude. Ma non ricordava che nessuno avesse mai strozzato a morte la vittima con una calza.

      Sembra costosa.

      Alzò lo sguardo, intenzionato a chiedere se qualcuno conoscesse la marca. Ma vedendo che il foyer era esclusivamente occupato da uomini, si prese un appunto mentale di fare una ricerca personale più tardi.

      “Qualcuno può insacchettare questa?” chiese.

      Un tecnico della scena del crimine si avvicinò ed eseguì gli ordini, raccogliendo la calza con una pinza e lasciandola cadere in un sacchetto per la raccolta delle prove.

      “Dubito che riusciremo a ricavarne delle impronte,” mormorò Breem. “Il posto è stato tutto

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