La Vicina Perfetta. Блейк Пирс

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La Vicina Perfetta - Блейк Пирс Un thriller psychologique avec Jessie Hunt

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dei guanti per tutto il tempo.”

      “Possibilità di ricavare dalle fibre della calza resti di pelle o capelli?” chiese Garland al tecnico.

      “Possibile. Ma ci vedo sopra dei pezzi di materiale che suggeriscono anche che il colpevole possa aver indossato dei guanti. Vi faremo sapere.”

      Garland lasciò che Hernandez e la polizia del Dipartimento di Manhattan Beach si concentrassero sui dettagli della scena del crimine, mentre lui girovagava per la casa, cercando di farsi un’idea di quello che poteva essere successo. Non c’erano segni di colluttazioni da nessun’altra parte, il che lo faceva sospettare che la teoria di Breem – che la donna fosse stata seguita o fosse finita nel mezzo di qualcosa – potesse essere corretta. Sapeva che era arrivata almeno alla cucina prima che le succedesse qualcosa. Ma dove altro fosse stata nella casa era ancora un mistero.

      “Garland!” lo chiamò Hernandez.

      Garland tornò nel foyer, dove tutti lo stavano guardando in completa attesa.

      “Sì?”

      “Garth Barton vuole parlare con te,” disse Hernandez. “Sta insistendo e pare si stia innervosendo.”

      “Andiamo,” sospirò Garland. “Non vorrei far aspettare il VIP. Dove si trovava quando il fatto è accaduto, comunque?”

      “Ha detto che stava venendo a casa in auto e che per tutto il viaggio è stato impegnato in una riunione telefonica,” gli spiegò Breem. “Dice che il viaggio dal lavoro a casa gli richiede circa settanta o ottanta minuti. Stiamo confermando il tutto. Ma se dice la verità, ha un alibi per il momento della morte.”

      “Circostanza spiacevole, se vera,” mormorò Garland sottovoce.

      “Perché?” chiese Breem.

      “Perché se non è stato il marito, abbiamo una vera sfida tra le mani: area fortemente trafficata, pochissima sicurezza e prove fisiche minime.” Poi, incapace di trattenere il proprio cinismo, aggiunse: “Non invidio chi dovrà risolvere questo caso.”

      CAPITOLO QUATTRO

      Kyle Voss si svegliò il mattino dopo e rotolò giù dal letto.

      Cadde a terra e fece immediatamente cento flessioni. Poi fece tre minuti di plank, seguiti da cinquanta burpee. Felicemente madido di sudore dopo essersi alzato da soli quindici minuti, andò in bagno e si spogliò.

      Fissandosi nello specchio, non poteva che ammirare il proprio fisico. Due anni di prigione potevano aver messo in pausa la sua vita professionale, ma avevano fatto miracoli per il suo corpo. Era più sodo e in forma di quanto fosse mai stato anche ai tempi del football al liceo. Con un’altezza di un metro e novanta e cento chili di muscoli, pensava seriamente di essere passibile come Safety nella nazionale di football americano. Aveva i capelli biondi ancora piuttosto corti, un rimasuglio del taglio a spazzola portato in prigione. Gli occhi azzurri erano limpidi.

      Si infilò sotto la doccia e aprì l’acqua completamente fredda. Si assicurò di strofinare ogni centimetro della sua pelle, rifiutandosi di fare frettolosamente e di rabbrividire. Quando ebbe finito, si asciugò e indossò il suo completo preferito. Questa era una giornata importante e lui voleva apparire al meglio.

      Aveva mantenuto un basso profilo da quando era uscito di prigione, pianificando le basi per i suoi imminenti programmi senza attirare troppo l’attenzione su di sé. Ma tutto questo sarebbe cambiato oggi. Questo era l’inizio del suo re-inserimento pubblico, del suo re-inventarsi. Era cruciale per il piano generale e doveva andare bene. Sentì una strana sensazione allo stomaco e alla fine la identificò come nervosismo.

      Il programma della giornata era piuttosto fitto. Anche se il giudice aveva chiuso il suo caso, Kyle doveva comunque incontrare un ufficiale di sorveglianza due volte alla settimana. Non era un problema. La presenza a queste sessioni avrebbe portato i suoi vantaggi quando il suo personaggio sarebbe stato inevitabilmente interrogato in futuro.

      Dopo quell’appuntamento, aveva un incontro con la fondazione che aveva recentemente fondato, la WCP, che stava per ‘Wrongly Convicted Project”: progetto per detenuti incarcerati per errore. Devolveva fondi alle associazioni che fornivano supporto legale ai prigionieri che lottavano contro false accuse. Questo permetteva a Kyle anche si eseguire delle furbe magie contabili, che alla fine avrebbe utilizzato per aiutare gli amici che si era fatto dietro alle sbarre.

      Dopodiché, aveva un’intervista con un notiziario locale riguardo alla fondazione. A seguire avrebbe incontrato un esperto di relazioni con i media che gli stava insegnando come concentrarsi sulla fondazione senza trovarsi incastrato in spiacevoli conversazioni sul motivo per cui era stato condannato lui stesso e tutto quel casino con Jessie. Quello sarebbe stato il suo primo tentativo di navigare quelle acque tumultuose.

      Una volta terminata l’intervista con il notiziario, aveva un altro colloquio di diverso genere. Doveva incontrare una ditta di gestione finanziaria con base alle porte di Rancho Cucamonga, poco distante dalla sua residenza di Claremont. Si era trasferito nell’affascinante cittadina universitaria, una cinquantina di chilometri da Los Angeles, in modo che nessuno potesse credibilmente accusarlo che stesse tentando di intimidire la sua ex moglie. E se il colloquio fosse andato bene (i suoi amici di Monterrey gli avevano assicurato di sì), avrebbe ottenuto un’approvazione di legittimità che sarebbe stata cruciale per il lavoro che aveva programmato per le settimane e i mesi a venire.

      Aveva bisogno della credibilità che derivava da una posizione stabile in una ditta di tutto rispetto. E anche se non gli piaceva ammetterlo, gli servivano pure i soldi. Si era costruito un bell’impero prima di quella cosa dell’omicidio. Ma il divorzio da Jessie e la sua difesa legale avevano prosciugato buona parte delle sue risorse. Aveva ancora accesso a dei fondi che aveva saggiamente tenuto nascosti durante il matrimonio. Ma non bastavano per portare avanti la fondazione, supportare lo stile di vita che voleva e finanziare la totale distruzione del mondo della sua ex moglie. Aveva semplicemente bisogno di un maggiore reddito.

      Stava finendo di fare colazione quando suonarono alla porta. Controllò la videocamera di sicurezza usando il telefono e vide che era l’agente addetto alla sorveglianza, cosa che non era poi un totale shock. Lo avevano avvisato che le visite fuori programma a casa non erano rare e di tenersi pronto.

      “Salve, signor Salazar,” disse, aprendo la porta. “Pensavo che dovessimo trovarci in ufficio da lei alle nove. Non vedeva l’ora, eh?”

      “È al corrente del fatto che le visite domiciliari non programmate sono permesse, signor Voss?” chiese Salazar con tono secco.

      “Certamente,” disse Kyle come se si fosse aspettato quella domanda. “Immaginavo proprio che dopo tanti viaggi nel suo ufficio, a un certo punto avrebbe ricambiato il favore. Stavo giusto finendo di fare colazione. Le posso offrire qualcosa? Caffè? Faccio delle uova strapazzate con formaggio che sono micidiali.”

      “No, grazie. Non ci vorrà molto. Volevo solo vedere quali fossero i suoi programmi per la settimana per assicurarmi che tutto sia conforme agli obblighi predisposti dalla corte.”

      “Certamente,” disse Kyle calorosamente, voltandosi e ritornando in casa. “Il mio calendario è in cucina.”

      Salazar lo seguì con cautela. Kyle continuò a comportarsi come se fossero vecchi amici che facevano due chiacchiere, versando all’uomo una tazza di caffè e posandola sul tavolo davanti a lui. Salazar, nonostante l’iniziale rifiuto, ne prese un sorso.

      Kyle spiegò dettagliatamente all’uomo l’itinerario che aveva ripassato mentalmente solo pochi istanti prima, senza accennare

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