Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo

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Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti - Italo  Svevo

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una prima volta quando tanti riguardi e tanti timori avrebbero dovuto sostenerla; sapeva quindi che avrebbe ceduto egualmente una seconda volta quando questi riguardi più non fossero esistiti.

      La lettera si chiudeva definitivamente con una frase con cui Annetta voleva spiegare e scusare la sua caduta: “Sai, caro, è l’amore che mi ha fatto cedere tanto facilmente, non il tuo coraggio, grande, a dire il vero. Io ti amavo da lungo tempo e tu lo sapevi. Quando mi abbandonavo ad una tua carezza ero altrettanto colpevole. Con te cedetti sempre, tu però non volesti sempre la stessa cosa”.

      Questa lettera, segnata da capo a fondo da un grande affetto, commosse Alfonso, ma in tutt’altro senso di quello che Annetta avrebbe potuto sperare. Ai suoi occhi restava inutile quello sforzo di apparire non rassegnata ma lieta e di far credere che, se non fosse stato già fatto, ella sarebbe stata disposta a fare di nuovo e perfettamente conscia di sé il medesimo passo. No, ella era caduta e agiva come la persona che cadendo cerca l’atteggiamento più elegante e più dignitoso e dimentica di stendere le braccia per salvare il capo dalla botta. Quella testina, portata sempre fieramente ritta sul collo, aveva battuto malamente il suolo e Annetta rinunziava di levarla mai più in alto. In quella lettera a lui parve che, ove cessava la sensualità, cominciasse il contegno indicato da un ragionamento di necessità.

      Ora, ora appena comprendeva perché, dopo raggiunto lo scopo cui aveva mirato da sì lungo tempo, anziché felice si sentisse inquieto e disgustato. Non era così ch’egli avrebbe voluto ottenere la ricchezza, anche rassegnandosi a riceverla da Annetta. Si rammentava di aver sperato di raggiungere il medesimo scopo per tutt’altra via. Annetta avrebbe dovuto dichiarargli serenamente ch’ella lo amava e che riconosceva di non saper porre il proprio destino in migliori mani che nelle sue! Molto tempo prima aveva riconosciuto ch’era inammissibile che il suo sogno si realizzasse ed era proceduto oltre trascinato dalla sensualità, non da altri scopi. Annetta era la più colpevole fra i due perché le scuse ch’egli aveva trovate per sé, per lei non sussistevano. Ella aveva agito per sensualità e per vanità, dal principio sino alla fine. Egli aveva sempre avuto il conato d’ingentilire il loro amore con la parola e coi modi mentre ella non aveva che tollerato in lui quest’amore senza mostrare di dividerlo. Così egli s’era ritrovato con un sentimento che aveva finito coll’essere simile a quello di Annetta: cessava quando cessava il desiderio. Eppure più di qualunque altro dubbio lo turbava la compassione che gli destava Annetta. Ella era stata colpita proprio nella parte più importante della sua vita, nella sua superbia, e prima o poi ne avrebbe sofferto orribilmente.

      Non s’era mai sentito tanto infelice alla banca come quel giorno, quantunque dopo ricevuta quella lettera lavorasse rapidamente e bene quasi avesse voluto apportare qualche utile al signor Maller per indennizzarlo della mala azione fatta in suo danno. Lo incontrò sul corridoio e gli s’inchinò profondamente per fargli buona impressione. Nel pomeriggio venne improvvisamente invitato da Santo di portarsi dal signor Maller. Trasalì. Maller ben di rado aveva bisogno di parlargli, e andando da lui, pensò che Annetta avesse parlato prima del tempo, lasciandolo impreparato dinanzi alla collera del padre. Si trattava invece di affari d’ufficio. Fu tanto imbarazzato che il signor Maller lo guardò con curiosità, certo pensando che la letteratura non era fatta per rendere i suoi cultori più disinvolti.

      Il motivo ai suoi sogni ulteriori era dato precisamente da questo spavento. Si vedeva chiamato dal signor Maller, più addolorato di dover maritare a lui la figliuola che del disonore di costei. Lo accoglieva con rimproveri e insulti che non cessavano neppure quando egli dichiarava che, i fatti pur comportandosi a quel modo, le conseguenze da trarne non erano quelle che il signor Maller riteneva perché egli, se così si voleva, si sarebbe ritirato e avrebbe rinunziato ad Annetta conservando il segreto come una tomba. Ah! egli poteva fare ben poco per diminuire l’ira di Maller al quale la sua colpa doveva sembrare enorme. E per quanto egli avesse voluto imporre le sue condizioni, — rifiutare consensi strappati per forza, — non ne aveva alcuna libertà. Doveva assoggettarsi al volere di coloro nelle cui mani era posto il suo destino.

      Durante la giornata sentiva ardente il bisogno di confidarsi con qualcuno. Gli costò molto di non parlarne affatto con Ballina, in stanza del quale passò metà della giornata, per non sentirsi tanto solo co’ suoi pensieri. Provava il bisogno di sentire il parere di qualcuno non acciecato da utopie come, a quanto gli era stato detto di spesso, era lui. Il comune degli uomini pensava forse tutt’altrimenti e la parola di un amico avrebbe potuto alleggerirgli la coscienza se anche non portarlo a tripudiare di una cosa che non gli si confaceva.

      Ma con Ballina seppe trattenersi. White abbandonava il giorno appresso la banca, e ne parlò a lui togliendo al fatto i nomi e ogni particolare più concreto. Gli raccontò che un giovane di sua conoscenza aveva corteggiata una ragazza molto più ricca di lui e che veramente di lui non ne voleva sapere, finché, colta in un momento patologico, gli aveva ceduto e mutato di parere per necessità. Il giovane a fatto compiuto esitava ad approfittare della sua cattiva azione per mettersi in circostanze che, lo prevedeva, non potevano di certo dargli la felicità.

      White lo guardò col suo sguardo calmo, non uso ad offuscarsi per le preoccupazioni altrui e rispose:

      — Bisogna conoscere altri particolari. Se il giovine ama la ragazza, l’affare è certamente buono; se non l’ama, pessimo.

      Aveva proprio messo il dito sulla piaga e così, imposto da altri, Alfonso non poté sorpassare senza risposta quel dilemma che già dalla mattina gli torturava il cervello. L’aveva amata ma non sapeva se l’amasse ancora. Era accaduto qualche cosa che avesse dovuto togliergli tale affetto? No, ma non l’amava! Per lui il quesito era sciolto, ma non volle dirlo a White.

      — Se non l’ama, — continuò White, — gli consiglio di togliersi senz’alcun riguardo da qualunque impegno perché è affare sconsigliabile sempre e in tutte le circostanze. Non lo si crederebbe, ma pure ancora esistono a questo mondo delle cose che non si possono vendere.

      Egli parlava gravemente e commosso, ma Alfonso comprese che la commozione non era destata dal quesito ch’egli aveva posto. White era disattento; si capiva che non sapeva rivolgere tutto il suo pensiero a rispondere ad Alfonso.

      Il congedo da White fu molto affettuoso. Alfonso era tanto predisposto alla commozione che per commoversi fino alle lagrime non gli abbisognava che di una occasione qualunque, e sembrava che l’altro, di solito tanto freddo, si trovasse nell’identico stato. Raccontò ad Alfonso che non sapeva ancora precisamente a quale scalo del Levante egli verrebbe destinato, ma ad ogni modo molto molto lontano e in quel molto ripetuto la sua voce si spezzava dalla commozione.

      Alfonso, che aveva dopo ufficio ancora mezz’ora di tempo prima dell’appuntamento, lo accompagnò a casa.

      — E la signora...? — chiese accennando alla casa di White.

      — Ella non mi accompagna perché... non lo vuole.

      Per tagliar corto rispondeva subito anche ad altra domanda che Alfonso avrebbe potuto fargli e mutò subito discorso.

      — Ah! in questa città sono stato molto più felice che a Parigi ed è doloroso doverla abbandonare per guadagnarsi la pagnotta. Oh! maledetto l’argento! — La parola francese dava meglio l’aspetto di sincerità all’imprecazione. — Se lei può attendermi ridiscendo subito e faremo un pezzo di strada insieme verso la stazione ove abita una famiglia dalla quale devo prendere congedo.

      Ma Alfonso non poteva attendere perché aveva giusto il tempo di arrivare, come suo dovere, poco prima dell’ora stabilita.

      I due amici si strinsero la mano e si guardarono per un istante senza parole negli occhi, White col suo volto regolare molto serio, gli occhiali quasi aderenti agli occhi. Poi si divisero ambidue con passo rapido e Alfonso sentì tutta l’importanza di tale separazione. Due esseri ch’erano stati avvicinati

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