Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
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— Questi baciucchiamenti mi seccano.
La frase era molto offensiva. Con essa Annetta metteva a nudo il ridicolo da lui già sentito nella loro relazione e di più ella vi si sottraeva lasciandone tutto il peso sulle sue spalle. Così sorgeva una persona che poteva deriderlo, Annetta stessa.
Fu allora ch’egli si propose di secondare il volere di Francesca, e per vendicarsi prima di tutto. Voleva ricacciare in gola ad Annetta quelle parole e dimostrarle che, se v’era del ridicolo nella loro relazione, non ne aveva la colpa soltanto lui. Oh! egli ne era convinto: ella aveva bisogno di lui, di quella relazione e precisamente nella forma ch’ella aveva voluto deridere. Anche Francesca era del suo parere, si capiva. Gli dava una grande fiducia l’opinione altrui; senza di questo consenso, anche avendo la convinzione di aver ragionato giustamente, non ne aveva mai tanta da dargli la risolutezza necessaria per agire.
Poi, messosi risolutamente alla sua parte, si sentì bene. L’ira era ben presto scomparsa in lui, ma egli continuò nel contegno che gli era stato dettato da lei. Avvistasi dell’effetto prodotto dalle sue parole, Annetta subito era divenuta gentile ed egli pensò che ella volesse fargliele dimenticare. Per la prima sera ella non ebbe sorprese. Egli era quale ella aveva voluto che fosse; soltanto sorrise ironicamente quando egli se ne andò stringendole la mano con freddezza. Ella non credeva che la lezione che gli aveva dato servisse per molto tempo, e voleva far credere o credeva che essa per la prima sarebbe stata lieta d’ingannarsi.
Era stato gentile ma con difficoltà, perché non era facile per lui di ritrovare con Annetta quel tono di amichevole cortesia da lungo tempo abbandonato per il tono di passione che fino ad allora, quando gli era mancato spontaneo, aveva imitato con sforzo.
Ben presto s’imbatté in altra difficoltà e maggiore. Per continuare la commedia era necessario di trovare un argomento per passare le serate con Annetta senza lasciare ch’ella provasse noia o che egli, pur provandone, — vi si rassegnava, — la lasciasse trasparire. Fino allora gli erano bastate quelle piccole insidie che tendeva ad Annetta per riempire tutto il tempo; gli davano una tensione di nervi che escludeva la noia. Da lungo tempo avevano cessato di lavorare al romanzo e restava bugia quanto avevano detto a Federico soltanto perché mai quando si ritrovavano soli Annetta aveva tralasciato di preparare l’occorrente per scrivere. Fra di loro avevano sempre continuato a manifestare l’intenzione di continuare nel lavoro.
— Ci mettiamo al lavoro? — chiese ad Annetta.
Ella approvò, ma poiché egli subito voleva mettersi a scrivere, dovette far cercare una penna. Per manifestare l’intenzione di continuare il lavoro bastava preparare carta e calamaio e non la penna. Con tutto zelo egli si gettò al romanzo perché sarebbe stato per lui una fortuna di poter distrarsi in altre idee e non avere a fare degli sforzi per essere indifferente. Del nuovo fecero poco perché per procedere oltre sarebbe loro bisognato di rileggere tutto il romanzo di cui qualche parte avevano dimenticata. Il fatto era tanto nuovo che trovandosi soli e così vicini Alfonso rimanesse tranquillo senza minacciare, che Annetta prese un movimento di Alfonso per un attacco e, avendo accennato a difendersi, arrossì accorgendosi che l’allarme era stato ingiustificato. Egli comprese il suo imbarazzo e fu quella la volta ch’egli dovette fare il maggior sforzo per non toglierla all’umiliazione ch’egli sentiva come propria. Ma resistette, e per quella sera Annetta rimase imbarazzata, meno disinvolta del solito, e Francesca, che poco dopo sedette al suo solito telaio, ebbe un lieve sorriso di soddisfazione fatto proprio acciocché venisse veduto da Alfonso.
In luogo di perdere tanto tempo inutilmente col rileggere il romanzo, Alfonso propose e Annetta accettò, di correggerlo insieme, esaminare frase per frase e poi appena terminarlo. Il lavoro era noioso, ma meno pericoloso per le relazioni letterarie fra’ due collaboratori perché nessuno dei due aveva gusti troppo raffinati in fatto di lingua, e Alfonso, per quel poco che l’avrebbe voluta più sobria, si adattava facilmente al gusto di Annetta avendole già fatto altre concessioni e comprendendo che, svolto a quel modo, il romanzo non poteva essere vestito che di panni dello stesso gusto, melodrammatici e chiassosi.
Annetta doveva aver riflettuto lungamente allo strano contegno di Alfonso perché la sera appresso egli la trovò tranquilla e serena, sempre amichevole, con una certa aria di superiorità sorridente che le stava bene. Al vederli ora insieme, sembrava che per un tacito accordo fossero ridivenuti buoni amici e null’altro, Alfonso persino timido. Ah! invece egli soffriva già disperando, e rimpiangeva quelle serate in cui non ancora gli era stato consigliato di essere astuto. Era molto male ch’ella non gli tenesse il broncio. Non aveva sperato di aver a udire delle parole di rimprovero, ma neppure pensato che così presto ella avrebbe saputo far mostra di tanta indifferenza. Poteva ancora far dubitare della sincerità di tale freddezza unicamente il fatto che Annetta non gli dava alcuna lode di aver finalmente assunto il contegno ch’ella aveva desiderato. La lode gli sarebbe spettata e in Annetta era una mancanza del suo preteso freddo raziocinio il non avergliela data. Della novità nel contegno di Alfonso ella non parlò mai; cercava mostrar di non essersene accorta e questo silenzio fu l’incoraggiamento che indusse Alfonso a perseverare.
Una sera, otto giorni dopo, ella lo accompagnò fino alla porta del tinello e si ritirò frettolosamente con un piccolo inchino cerimonioso. S’era contenuto male! Già stanco e freddo perché gli mancava ogni stimolo, non s’era curato di usare ad Annetta gli altri mille riguardi di cui aveva riconosciuto che specialmente allora c’era bisogno con essa per non alienarsela del tutto. Aveva omesso di dimostrarsene innamorato! La sua parte, da bel principio egli se lo era detto ed era stato per sciocca inerzia che della sua osservazione non aveva fatto miglior uso, la sua parte doveva essere sempre da innamorato ragionevole che si contenta di uno sguardo o di una stretta di mano, ma innamorato doveva apparire.
Ebbe, finché non la rivide, un’immensa inquietudine. Temeva che in una o altra forma ella gli desse quel congedo ch’egli già aveva temuto di ricevere per le sue arditezze; non avendolo ricevuto allora per quelle cause, era possibile che gli venisse dato ora per queste. Si vide ridotto a mal partito e se la prendeva nella sua mente con Francesca e il suo consiglio. Si propose di andare da Annetta a chiederle perdono raccontandole perché avesse assunto quel contegno. Non si sentiva colpevole e si riprometteva di convincerla che non lo era. Aveva voluto renderla più mite e più arrendevole e le avrebbe detto che non aveva fatto altro che imitare l’astuzia usata dal loro eroe stesso. La scusa era facile ed anzi dalla freddezza a cui s’era costretto in quei pochi giorni poteva forse già ritrarre qualche frutto.
Comprese dai modi riservati ma gentili di Annetta che il pericolo temuto era più lontano di quanto egli avesse creduto e la riservatezza di Annetta lo fece suo malgrado, per timidezza, continuare nel contegno che aveva risoluto di lasciare. Passò la serata molto aggradevolmente. Come sempre, gli bastava di uscire da un’incertezza, da un timore, perché il rivedere Annetta fosse per lui un’immensa felicità. A passare gradevolmente il tempo provvide la sua agitazione, essendo sempre là pronto a gettare le braccia al collo ad Annetta e a ritornare a quella sua posizione soggetta che gli offriva tante gioie. Non ebbe bisogno di sforzo per ricordarsi che ad Annetta sempre bisognava fare la corte. Egli l’amava, l’amava almeno per quella sera, e così non l’aveva amata dal giorno in cui aveva osato di baciarla per la prima volta sulle labbra. Erano di nuovo di quelle trepidazioni che aumentano il desiderio. Egli parlò meglio del solito e azzardò delle allusioni al suo amore come se altre volte non avesse già fatta la sua dichiarazione ardita. Si ritrovò balzato di nuovo a quella freschezza d’impressione che dà la cosa del tutto nuova e Annetta ascoltava e sorrideva. Mai ella non gli era apparsa tanto arrendevole. Altre volte s’era lasciata abbracciare mentre ora non accordava che parole e sguardi, ma prima, concedendo, aveva sempre dimostrato il dispiacere