Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo

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Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti - Italo  Svevo

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né essa s’accorgeva di tale mancanza. Pareva che perciò il loro contegno fosse divenuto più franco e che si trovassero in un accordo tacito che però realmente non sussisteva; perché Alfonso ancora sempre sperava qualche cosa d’altro e aveva riconosciuto, dolendosene, che la via sulla quale si trovava era quella che poteva condurlo alla conquista di una ganza ma non di un’amante o di una moglie.

      In presenza di altra gente, egli aveva l’aspetto di corteggiatore, lanciava delle occhiate, faceva complimenti o chiedeva di essere per un solo istante solo con essa per poterle dire qualche cosa. Quando finalmente erano soli, con un sorriso in cui egli credette talvolta di scorgere l’ironia, ella gli diceva che poteva parlare. Senz’aprir bocca egli l’attirava a sé e furiosamente la baciava. A un dato punto ella si difendeva, ma con la calma energica della persona sicura di sé. Non avevano più dispute dacché Alfonso era divenuto più prudente dinanzi a coloro di cui Annetta temeva i sospetti. Sembrava proprio ch’ella stessa fosse disposta a divenire piuttosto sua ganza che sua moglie; si adirava per il suo contegno in pubblico, non per quello a quattr’occhi.

      Lo si avvisò in ufficio ch’era arrivato Federico e ciò gli produsse una strana impressione di sgomento. A poco alla volta aveva conquistato l’amicizia di tutti coloro che frequentavano casa Maller. Era stata una conquista lenta e difficile che gli sembrava fosse riuscita per caso fortunato, per essere stata preparata prima dalla stima che gli aveva regalata Macario, poi dal rispetto che Annetta, un’ignorante, aveva credito di tributargli. Ora interveniva un nuova persona che sembrava usasse pensare con la propria mente e chissà con quali massime. Era da temerne, visto che Annetta ne temeva per lui. Federico era di certo un ambizioso che avrebbe cominciato col disprezzarlo.

      Per quella sera non andò da Annetta; non voleva farsi vedere troppo presto. La sera appresso gli sembrava che fosse un secolo dacché non l’aveva veduta e andò in casa Maller ingenuamente credendo che così dovesse sembrare anche agli altri.

      Trovò soltanto Francesca e fece il viso di chi soltanto dopo di aver ingoiato un liquore s’accorge ch’è amaro. Francesca comprese.

      — Per una sera, — gli disse sorridendo, — si contenti di parlare con me di Annetta. Ella ha dovuto uscire col signor Federico. Dunque ascolto! Mi racconti qualche cosa dei suoi rapporti con Annetta. — Stette zitta, attendendo ch’egli parlasse, mentre egli rimaneva muto, sorpreso dallo strano esordio col quale Francesca sembrava di voler estorcergli delle confidenze. — Credevo le facesse piacere di parlare di Annetta e con me lo può, visto che, come avrà capito, lo spero, sono la sua confidente. — Volle dargli una prova ch’ella sapeva tutto: — Mai più sul pianerottolo! — gli disse con una risata e minacciò con la bianca mano, la parte più perfetta del suo corpo. Alludeva a quell’abbraccio che Alfonso tempo prima sul pianerottolo aveva rubato ad Annetta.

      A lui bastava la prova ch’ella gli aveva data, specialmente perché sentiva forte il bisogno di parlare di Annetta e di lagnarsi di lei. Disse dunque che dei suoi rapporti con Annetta, come li chiamava Francesca, egli non era affatto affatto soddisfatto. Annetta non era quale egli l’avrebbe voluta.

      — Lei non avrebbe veramente delle ragioni a lagnarsi, — osservò Francesca in un tono che a lui sembrò ironico. — Sembra ch’ella non apprezzi come dovrebbe la fortuna toccatale.

      Egli apprezzava come doveva la sua fortuna, ma non gli sembrava che tale fortuna fosse molto grande. Chiese di udire da Francesca in quali termini letteralmente Annetta le avesse fatto le sue confidenze; voleva sentire se almeno in quell’occasione fosse stato parlato di amore. Francesca asserì di non rammentarsene e perciò di non poter compiacerlo.

      — Sa, — chiese Alfonso serio, serio, — che non mi ha detto mai di amarmi? Di Annetta davvero non so se mi ami o mi derida.

      Parve che Francesca stesse per ridere della confidenza di Alfonso, ma poi molto seria lasciò cadere la frase pensata ad alta voce:

      — Sono tutti così i Maller. La freddezza è il carattere di famiglia.

      Alfonso non dimenticò questa frase che gli sembrò una conferma delle voci corse sul conto di Francesca e delle sue relazioni con Maller. Chi altri della famiglia poteva ella aver conosciuto freddo in amore?

      — Però, e questo è certo, — continuò Francesca, — Annetta non la deride e posso dire di non averla mai vista come è ora. — Subito divagò e parve presa dal desiderio di esser creduta attenta invigilatrice di fanciulle anche da Alfonso. — Se non compio quello che sarebbe il mio dovere raccontando ogni cosa a Maller è perché mi affido alla sua onestà e nell’onestà del carattere di Annetta. — Ad ogni modo gli consigliava di non lusingarsi di troppo sull’amore di Annetta ch’ella supponeva dovesse improvvisamente morire. Era la prima avventura di tale specie che le toccava, ma si poteva predirne la conclusione, e di nuovo Alfonso volle scorgere qualche cosa di amaro nel suo sorriso.

      — Non mi faccio più lusinghe, so ch’è uno scherzo, — faceva il forte ma parlava con fatica.

      Con compassione materna Francesca esclamò:

      — Non sarebbe questo per lei il momento di ritornare a casa sua? Non s’è ancora avvisto che questa città non fa per lei?

      — Perché? — chiese Alfonso che si commoveva vedendosi compianto.

      — Se non lo capisce, non glielo posso spiegare. Anch’io vivrei volentieri in campagna e darei molto ma molto per non aver lasciato il suo villaggio, il nostro n’è vero?

      Si guardarono inteneriti. La loro sorte simile li riavvicinava e li commoveva.

      Francesca volle dargli un consiglio e lo pregò di ascoltarlo e seguirlo come se gli pervenisse da una madre. La premessa fece sperare molto ad Alfonso di questo consiglio e fu grande la sua disillusione allorché ella gli disse semplicemente che non comprendeva perché egli continuasse ad agitarsi il sangue con Annetta, quando finalmente doveva aver riconosciuto che a portare vita e passione in quella statua ci voleva ben altra arte che la sua. Ella gli consigliava di contenersi precisamente come glielo domandava Annetta, freddamente.

      Era questo il grande consiglio? Se anche non con le stesse parole, tale consiglio gli era stato dato già da Annetta stessa e suppose che per desiderio di costei gli venisse ripetuto. Forse anche Francesca prendeva il suo ufficio di custode più seriamente di quanto egli fino allora avesse creduto e gli parlava così per diminuire il pericolo che minacciava Annetta.

      Ma al momento di congedarsi, il linguaggio di Francesca mutò e gli disse due o tre brevi frasi di cui egli non comprese subito tutta l’importanza.

      — Non capisce che le carezze senza conseguenze tolgono ogni influenza su noi donne agli uomini che le fanno? Baciucchiare! Ma è proprio il modo per non arrivare a baciare mai!

      Lo guardò indagando se venisse compresa e abbozzò un sorriso, strizzando d’occhio a spiegazione di quanto aveva detto: un perfetto sorriso da complice.

      Questo era il consiglio! Non lo aveva ancora capito e già aveva compreso che le supposizioni ch’egli aveva fatte sulle intenzioni di Francesca erano erronee. Ne fu sbalordito! Era forse per spensieratezza che quelle ultime frasi erano state pronunziate, ma più verosimilmente tutte le altre erano state dette per mascherare queste ultime e darsi l’aspetto di persona di cui solo la lingua commette un errore. Quest’aspetto non era stato conservato perché quell’occhiata diffidente e indagatrice e quel sorriso furbesco lo avevano tradito. Gli era stato dato un consiglio e si capiva anche a quale scopo. Non per allontanarlo da Annetta. Gli veniva indicato un mezzo per trionfare di lei.

      Non gli veniva consigliata cosa a lui del tutto nuova e si

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