Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
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Parlava poco e evidentemente mal volontieri. Gettava qua e là qualche monosillabo di risposta contentandosi poi di guardare in faccia chi gli parlava, fisso ma disattento. Non erano gl’imbarazzi di Alfonso, il quale sempre aveva voluto parlare e non aveva saputo, ma indifferenza di piacere. Se ne andò poco dopo la venuta di Alfonso, forse seccato dalla nuova faccia quando appena cominciava a sentirsi bene con gli altri. Quando si alzò, ad Alfonso parve ch’egli abbandonasse la mano di Lucia tenuta nelle sue sotto la tovaglia. Così presto tanto innanzi?
Poi gli venne raccontato che Mario Gralli era veramente il primo candidato alla mano di Lucia. Era da qualche tempo intimo di Gustavo cui dava da guadagnare qualche poco facendolo incaricare della distribuzione di alcuni giornali agli abbonati, e a Gustavo l’impieguccio piaceva perché delle cinque o sei ore che passava in tipografia, di lavoro non ne aveva che una o due. Avendo da ciarlare per tante ore e facendogli difetto altri argomenti, Gustavo gli raccontò dei suoi propositi per l’avvenire della sorella e del desiderio che avevano in famiglia di vederla accasata al più presto. Un giorno, invitatane dal fratello, Lucia venne in tipografia a vedere le macchine. Era vestita bene come sempre e il Gralli subito ne parve preso. La condusse a vedere le singole macchine. Al loro passaggio gli operai facevano posto rispettosamente e se a Mario, in Lucia, per allora, più che altro era piaciuta la teletta, a Lucia Mario piacque al vederlo contornato di tanto rispetto. Fu proprio così che i due si trovarono.
Il Gralli guadagnava molto e, contenta la figliuola, i genitori nulla potevano obbiettare. Del resto non erano stati interpellati, perché il Gralli aveva dichiarato a Gustavo di non poter formulare tanto presto la sua domanda ufficialmente, non prima di un anno. Direttamente coi genitori non ne parlò affatto, ma sempre a mezzo di Gustavo. Fece loro spiegare che nella sua posizione non era ancora abbastanza sicuro avendola ottenuta in seguito alla morte improvvisa di un suo capo e che non sapeva se gli sarebbe stata lasciata. Gustavo aggiunse di suo l’osservazione che non gli sarebbe sembrato decente d’insistere presso Mario acciocché facesse subito la domanda.
Tutto questo venne raccontato ad Alfonso dalla signora Lanucci. La stessa sera, con aspetto lieto, gli aveva detto d’essere molto contenta dell’avvenimento perché sempre aveva amato le belle lettere e le sembrava che la tipografia fosse molto vicina alla letteratura. Andò di nuovo da lui alla mattina allorché egli stava per uscire. Da prima, con l’aspetto della sera e veramente da persona che dà un annunzio giocondo, aveva detto la frase:
— Finalmente anche per noi si vede un po’ di luce.
Improvvisamente mutò di aspetto e di modi. Parlò delle cure che domandava l’avvenimento vicino e avendo cominciato a lagnarsi continuò dicendo che le dispiaceva dover fidarsi di quanto risolvesse Gustavo e di quanto egli giudicasse. Infine si mise a singhiozzare disperatamente dichiarando che non aveva creduto giammai di dover accordare la figliuola a persona ch’ella non conosceva. Ella aveva passato una brutta notte e la sua dolce fisonomia di grassa anemica era scomposta; i suoi capelli bianchi in disordine aumentavano il suo aspetto da sofferente.
Alfonso cercò di calmarla dicendole che il Gralli aveva prodotto in lui ottima impressione.
Sempre piangendo, ella assicurò che anche a lei lo sposo di Lucia piaceva, e aggiunse che sapeva di aver torto di piangere perché il pianto era di malaugurio per un avvenimento simile. Il dolore era il più forte ed ella si lasciò trascinare a confessargli le speranze ch’ella aveva nutrite dacché egli era entrato in casa. Adesso poteva dirglielo perché non era più possibile che la sua confidenza venisse presa per un attentato e meravigliò Alfonso con la sua sincerità. Però, mentendo, e Alfonso lo sospettò, disse che delle sue speranze Lucia nulla aveva saputo. Fu del tutto e commoventemente sincera quando gli spiegò le ragioni per le quali aveva desiderato di vederlo innamorarsi di Lucia.
— Lei la conoscevo. Avrei avuto la certezza che quand’anche le cose loro si fossero volte a male, lei avrebbe trovato sempre ancora la pazienza necessaria per trattare sua moglie con dolcezza. In due, così come me lo figuravo io, non si è mai del tutto infelici.
Alfonso non fu imbarazzato sul contegno da tenere. Più di una volta aveva sentito il desiderio, un desiderio molto platonico, di render felice quella povera vecchia e si credeva ora in diritto di simulare dispiacere di non poter più fare quello che non avrebbe fatto in nessun caso.
— Sarebbe stato un bel sogno, è vero, — disse Alfonso, — ma per ora non si poteva realizzarlo perché la mia posizione è anche più misera e malsicura di quella di Gralli. Saremmo morti di fame.
Quando fu solo ripensò commosso al tragico dolore della Lanucci. Quella povera donna in mezzo alle sue disgrazie aveva rivolte tutte le speranze all’avvenire della figliuola e perciò era stata sempre più rassegnata e più lieta che gli altri. Ora appena le sue speranze morivano. Sua figlia doveva subire il suo stesso destino. Sarebbe stata circondata da una famiglia di disgraziati per nulla migliore di quella da cui usciva.
— Signorina, — disse Alfonso alla sera seriamente a Lucia, — voglio essere il primo a farle le mie congratulazioni e perciò gliele faccio subito.
Lucia ringraziò cerimoniosamente.
— Non c’è ancora nulla da congratularsi perché Mario non fece ancora ufficialmente la domanda, — lo chiamava già confidenzialmente col nome di battesimo; — da lei però posso accettare delle congratulazioni in anticipazione.
Alla sera Alfonso s’addormentò insolitamente presto, dopo aver subito per due ore la noia mortale della compagnia dei Lanucci e di Gralli. Sofferse al vedere lo sposo privo di spirito e d’idee, ma come comprendeva che la vecchia ne soffriva, così anche capiva che Lucia non se ne avvedeva e che il suo sposo le piaceva così dignitosamente muto.
Alfonso si trasse le coperte fino al mento e a conclusione di una lunga riflessione sull’andamento delle cose umane mormorò:
— L’uomo dovrebbe poter vivere due vite: Una per sé e l’altra per gli altri.
Pensava che se avesse avuto due vite, ne avrebbe dedicata una alla felicità dei Lanucci.
R
XIV
Una sera Annetta annunziò ad Alfonso che pochi giorni appresso doveva arrivare suo fratello Federico. Gliene dava l’avviso acciocché si preparasse per contenersi con la massima prudenza. Federico l’amava molto e finché soggiornava in città sarebbe stato difficile che la lasciasse mai sola. Non commettesse dunque delle imprudenze, perché destando in Federico il più leggero sospetto avrebbero dovuto cessare di vedersi.
Alfonso le promise tutto ciò ch’ella gli chiese. Quella sera ella gli aveva molto permesso ed egli voleva contraccambiarla di eguale arrendevolezza; le chiese persino se ella desiderasse che per quel tempo sospendesse le sue visite e si dichiarò pronto di compiacerla. Tanto ella non volle, perché anche una tale improvvisa interruzione poteva destare sospetti. Non trovò necessario di dirgli che le sarebbe dispiaciuto di non vederlo per tanto tempo.
In certo modo le relazioni fra