Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
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Per lungo tempo non poté mettere in atto il suo proposito.
Venne presentato a Federico Maller. Lo aveva già veduto altre volte e da lontano, sulla via, gli era sembrato un bel giovane elegante. Biondo, alto, slanciato, un volto meno che ovale, affilato, con occhi grandi intensamente azzurri e dolci, aveva un’apparenza aristocratica qualche poco effeminata. Da vicino invece l’occhio perdeva la sua dolcezza perché inquieto e inquadrato in certa pelle abbondante e oscura; sul volto giovanile sembrava andasse formandosi la ruga. Quel poco che alla sua fisonomia rimaneva di donna era da virago. Aveva capelli radi e disposti con arte per farli sembrate più numerosi.
Per Alfonso fu un disinganno che venne aumentato dai modi bruschi che Federico usò con lui. Dopo la presentazione Federico gli chiese se da suo padre si trovasse contento e la risposta balbettata di Alfonso non gli piacque troppo essendosi atteso un inno di lode alla banca Maller. Avvedutosi di aver errato una volta, Alfonso non seppe riacquistare la parola, e quella sera, per colpa di Federico, somigliò molto a quell’altra, la prima ch’egli aveva passata in casa Maller.
Uscendo s’imbatté sul corridoio in Annetta.
— Sono molto contenta di lei, — gli disse ella stringendogli con calore la mano. Voleva ricompensarlo del suo contegno prudente ch’ella credeva conseguenza delle sue raccomandazioni. Egli tentò di attirarla a sé, ma ella gli sfuggì con un grido di spavento e messasi al sicuro, minacciandolo con la mano, gli disse:
— Incorreggibile!
Così egli se ne andò addolorato di non aver avuto sufficiente disinvoltura con Federico e forza di volontà con Annetta. Ella aveva le sue ragioni di essere soddisfatta di lui e tali che le avevano impedito di avvedersi quanto a disagio egli si fosse sentito quella sera! In quanto all’errore ch’egli aveva commesso con Federico si tranquillò pensando che non gli doveva importare di troppo. Prima di averlo avvicinato, lungamente egli aveva pensato a quella figurina aristocratica e l’aveva sognata entrare decisivamente in azione in suo favore. Ora riconosceva che nessuno dei Maller avrebbe fatto volontariamente un passo per lui ed egli ritornava con maggior desiderio a pensare al piano di Francesca.
Era difficile mostrare più freddezza di quella che Annetta esigeva da lui durante il soggiorno di Federico in città. Quando si trovavano soli, il tempo era troppo breve perché Alfonso potesse trovare l’energia di costringersi alla freddezza, e uno sguardo o una parola dolce lo portavano immediatamente ad aggressioni delle quali poscia non sapeva pentirsi.
In compenso Alfonso non ebbe alcuna ragione di lagnarsi di Federico perché dopo quella prima sera venne trattato da lui con aristocratica freddezza, ma non bruscamente. Poco dopo l’arrivo del fratello, Annetta aveva pregato Alfonso di fargli credere che non lavoravano più al romanzo. A Federico ne era stato parlato e sembrava ch’egli non si fosse mostrato soddisfatto di tale collaborazione.
Una sera, con un sorriso che voleva essere amichevole, chiese ad Alfonso:
— E quel romanzo perché non venne terminato?
— Non per colpa mia. Un bel giorno alla signorina l’argomento spiacque e lo lasciò. Forse si riprenderà!
Federico parlò contro i lavori fatti in collaborazione. Un lavoro non poteva essere buono se fatto in due e, se risultava buono, era segno che ogni singolo dei due collaboratori sapeva fare di meglio.
Alfonso non si sentì il coraggio di sostenere una discussione:
— Secondo i casi e i temperamenti, credo, — disse modestamente.
A modi amichevoli fra’ due non si arrivò mai. Alfonso si sentiva specialmente seccato che Federico non sapesse ascoltare e non prendesse interesse che alle cose concernenti la propria personcina o che alla medesima potessero dare maggior risalto. Pensò che anche quella persona aristocratica doveva essere poco abituata a frequentare società e a subirne il peso, perché il primo risultato che si ha dall’abitudine di avvicinare i proprî simili, specie gl’intelligenti, è di saper sopportare la noia delle idee altrui. Bastava questo solo difetto di Federico per dividere definitivamente i due uomini, perché, dal canto suo, Alfonso, — era un frutto della sua ambizione letteraria, — esigeva talvolta di essere ascoltato attentamente. Sospettava che il contegno di Federico fosse tale soltanto in sua compagnia, per disprezzo.
Anche dopo di aver riconosciuto che non v’era la possibilità di amicarsi Federico, di tempo in tempo veniva trascinato a dei tentativi a questo scopo dei quali unico risultato era il suo avvilimento. L’ultima sera in cui Alfonso dovette trovarsi col fratello di Annetta, nella gioia di vederlo partire, volle usargli una grande cortesia e stringendogli la mano gli disse con dolcezza:
— A rivederci, signor Federico!
Federico lo guardò con sorpresa impertinente e poco lusingato della cortesia dell’impiegato di suo padre. Poi s’inchinò anche lui cortesemente, ma non rispose che con un “buona sera” ch’era troppo poco per non essere villano in risposta all’amichevole saluto di Alfonso.
Neppure dopo la partenza di Federico, Alfonso non seppe affettare con Annetta la freddezza che s’era proposta. Lasciato di nuovo libero, solo con lei, si sentiva troppo bene di poter ritornare ai rapporti di prima per rinunziare volontariamente a quella felicità. Non valse a fortificarlo nella sua risoluzione qualche ammonizione che gli fece Francesca velatamente. Doveva essere molto seccata di vederlo sempre uguale a se stesso. Un giorno ch’egli non seppe trovare la soluzione di un indovinello, ella gli disse:
— Ella è meno intelligente di quanto io avessi creduto.
Gli sorrideva per farsi perdonare l’insolenza, ma nella sua voce tremolava ira o impazienza, qualche cosa di violento, mal rattenuto, così ch’egli comprese trattarsi di tutt’altra cosa che dell’indovinello. Poco prima ella lo aveva sorpreso molto vicino ad Annetta, il volto infocato, mentre Annetta aveva la faccia rosea tranquilla, e nello stesso tempo si ricordò che a Francesca la sua attitudine doveva dispiacere. Arrossì e si vergognò.
L’insistenza di Francesca a rammentargli il suo consiglio finì col fargli temere di costei come se ella avesse avuto il diritto di fargli dei rimproveri. La evitava, e per debolezza, non per proposito, dinanzi a lei trattava Annetta con maggior freddezza come se avesse voluto farle credere di aver finalmente adottato il suo consiglio. Ma Francesca non mancava di spirito d’osservazione e il disdegno sul suo volto pallido non scomparve.
Quando però egli per caso fu indotto a adottare quel sistema, fu dessa la prima ad accorgersene, anche prima che Annetta stessa, e fece leggere ad Alfonso sul suo volto l’approvazione ch’egli ancora non sapeva di meritare.
Alfonso aveva giurato, digrignando i denti dall’ira, di vendicarsi di Annetta per una parola offensiva ch’ella gli aveva detta. Una sera ella aveva avuto per lui maggior freddezza del solito. Aveva badato a Macario cui era riuscito di fare dello