Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI. Francesco Domenico Guerrazzi
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Читать онлайн книгу Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - Francesco Domenico Guerrazzi страница 26
—Levatevi su, vi comando; qui ci vuole altro, che pianto! Bisogna provvedere alla nostra salute, e subito, se non vogliamo che nostro padre ci ammazzi tutti.
—Pace, figliuola mia, pace; che è peccato lasciarsi vincere dalla collera, rispose Lucrezia: vieni, inginocchiati anche tu, e sottomettiti al santo volere di Dio.
—Che dite voi, signora Lucrezia? Credete servire Dio, e lo bestemmiate. A sentirvi, Dio avrebbe creato l'acqua per annegarci, il fuoco per arderci, il ferro per tagliarci? Dove avete letto che il dovere dei padri sta nel tormentare i figliuoli, quello dei figliuoli nel lasciarsi tormentare?—Dunque non vi è limite, oltre il quale venga concesso di opporci? Qualunque ribellione è illegittima? La natura ha segnato le generazioni degli uomini col marchio in fronte: soffri, e taci? Vi ha qualche cosa peggio del parricidio? Ditemelo, perchè io conosco molte, ma per avventura non tutte le iniquità, che si commettono sotto il sole. Tre cose io comprendo che non si possono annoverare: le stelle nel firmamento, i pensieri maligni nel cuore dell'uomo, e le angosce dei disperati…; forse sono più… ditemelo. Signora Lucrezia, come amavate poco il povero Virgilio!…
—Come! non l'amava io? Questo caro figliuolo mi era diletto come se fosse nato di me.
—Davvero? Queste parole presto sono pronunziate, ma in fatto non è così. Amore di madre non s'immagina. Se voi lo aveste portato nelle viscere, se partorito con dolore, non piangereste, ruggireste adesso. Ma qual maraviglia se la voce del sangue non è più ascoltata dagli uomini, mentre non la intende neanche il cielo? Il grido di Abele oggi non arriverebbe più al cospetto del Vendicatore: perchè questo? Forse l'Eterno infastidito si tura le orecchie, o il grido del sangue si fece più fioco?—Ma se il cielo è diventato di bronzo, il mio cuore si mantiene di carne, e geme e freme e palpita come il cuore vergine di uno dei primi viventi… E voi, Giacomo, che pure siete uomo, o non sentite voi nulla qui dentro?—E la donzella si percosse il seno dal lato manco.
—O Beatrice, rispose una voce dal pavimento, e la profferiva Giacomo Cènci, io non sono più quello di prima: la parte migliore di me periva: io paio appena un'ombra, una memoria di me medesimo. Guardami… ti pare egli questo il sembiante d'uomo di venticinque anni? Che cosa posso io contro il destino? Mi sono dibattuto, più che non pensi, dentro la catena della necessità; l'ho morsa finchè non mi ha stritolato i denti; tu la vedessi! Ella è affatto nera pel mio sangue rappreso…
—Ma la mano trova un legno, ed ecco una leva capace a rovesciare una torre;—trova anche un ferro, ed ecco un martello per rompere, una spada per isgombrarci il cammino davanti; e poi l'amicizia moltiplica i capi e le mani…
—La sventura, sorella mia, è come una notte di dicembre; t'investe delle sue tenebre in guisa, che tu non vedi più alcuno, nè alcuno vede più te.
—Alza la voce nel buio; la conosceranno almeno i parenti: ho inteso dire che il peggior parente vale l'amico migliore.
—Vi sono sventure, come vi sono infermi a cui non vale virtù di senno, nè virtù di farmaco. Io non nego la pietà, la parentela, l'amore… io nulla nego; ma tutto in mano al potente diventa arme atta a percuotere, e in mano del debole diventa vetro per ferirlo. Contempla, sorella, quale e quanta sia l'abiezione a cui mi trovo condotto. Io non ho vesti per cuoprirmi; mi mancano perfino camicie: io non ho modo per curare la mondizie del corpo, di cui il difetto tanto umilia il gentiluomo. Ma questo sarebbe poco dolore se affliggesse me solo; ho quattro figli, e spesso mi manca tanto da sostentarli, non che d'altro, di pane. Dei due mila scudi annui, che il padre dovrebbe pagarmi per decreto del Papa, appena, ed a stento, mi dà la ottava parte; i frutti della dote di Luisa mi nega[13]; onde io sovente, tornando a casa, trovo i miei figliuoli nudi, la madre piangente, e tutti domandare del pane… Ah! che cosa posso darvi? Prendete, mangiate le mie carni. Sì, per Dio, le mie carni! egregio cibo, in verità, le mie carni estenuate dal digiuno, e riarse dalla febbre! Fuggo da casa mia per sottrarmi a cotesti gridi; ma la disperazione viene meco, e mi ricinge a mille doppi la vita con le sue spire orribili di serpe, mentre i suoi denti avvelenati mi mordono il cuore.
—Ma perchè non ricorriamo al Papa? Vi ricorse pure Olimpia, e con ottimo successo?
—E non vi ricorsi io? Mi prostrai ai suoi piedi; bagnai il pavimento di lacrime; pregai pei figli miei, per voi, ed anche per me: gli esposi a parte a parte le paterne enormezze; non gli nascosi nè anche le più riposte, e più infami; lo supplicai, per quel Dio che presume rappresentare in terra, a volerci prendere sollecito ed efficace riparo. L'austero vecchio non si commosse, non battè ciglio; mi pareva raccomandarmi alla statua di bronzo di san Pietro, di cui i piedi sono logori dai baci; e sempre freddi. Mi ascoltò con faccia di pietra; tenne ognor fitti nei miei gli occhi suoi grigi, e pesi come di piombo; poi pronunziò lento queste parole, che mi caddero su l'anima a modo di fiocchi di neve: «Guai ai figli, che manifestano le vergogne paterne! Cam per questo fu maledetto. Sem ed Jafet, che usarono reverenza al padre loro, furono all'opposto dilatati, e le loro generazioni abitarono nei tabernacoli di Canaan. Leggesti mai che Isacco mormorasse contro Abramo? La figlia di Jefet si ritirò forse su i monti per maledire suo padre? I padri rappresentano Dio in questo mondo. Se tu avessi tenuto reverente la faccia inclinata per adorare, non avresti veduto le colpe del tuo genitore, e non lo accuseresti: va in pace». E così favellando mi dimise dal suo cospetto. Ora tu lo vedi a prova: Olimpia adoperando gli argomenti medesimi potè trovare la via della grazia nel cospetto del Papa: io, invece, trovai quella della indifferenza, o dello sdegno: qui dentro vi ha un destino, che vuole così. Che cosa può l'uomo contro il destino?
—Può morire.
—Sì, eh! Ma tu non hai figli, Beatrice; tu non hai sposo, come ho io sposa amante, ed amata. Se non fossi padre, chi sa da quanto tempo avrebbero ripescato il mio cadavere ad Ostia; ma un giorno o l'altro, pur troppo! vedo che cotesta sarà la maniera di liberarmi da questa quotidiana, ed insopportabile disperazione. Davvero mi sembra nuotare a ritroso alla corrente di un fiume, e a mano a mano sento venirmi meno la lena alle braccia, e i piedi farmisi ogni ora più pesi.—Oh! tu sapessi, quando passo vicino al Tevere, come il fiotto dell'acqua, che si rompe per le pigne del ponte, mi pare che dica:—quanto tardi!—Ma certo in questo modo ha da finire… anche Beatrice me ne conforta… un sepolcro di acqua!
Beatrice alle parole di Giacomo aveva mutato colore più volte: una forza interna visibilmente la spingeva a parlare; pure si trattenne finchè, riassunta una mesta tranquillità, abbassò il capo, stese la mano verso Giacomo, e favellò pacata:
—La empietà allaga la terra come il diluvio universale!—Fratello, io ho profferito stolte parole… perdona, ed oblia.
—Ora sorgi… Chi troppo si curva alla terra, i suoi consigli si risentono di fango… Vieni, e sii uomo. Io nell'impeto del mio dolore diffidai della misericordia di Dio; egli mi ha perdonato, perchè sento scendermi su l'anima la serenità, foriera del buon consiglio…
—Tra l'altare e i sepolcri si congiura qui…?
Un brivido ricercò le ossa dei Cènci: volsero la faccia spaventata, e videro il vecchio Conte, come se fosse uscito fuori del pavimento, livido in volto, tutto abbigliato di nero, col tòcco vermiglio in capo secondo che allora costumavano i patrizii romani. La sembianza del fiero vecchio era quieta di paurosa tranquillità; impenetrabile e sinistra come quella della sfinge. Si restrinsero insieme, tacquero; non osarono levare gli occhi, nella guisa che gli uccelli, tacendo acquattati sotto le foglie, allo accostarsi del falco s'immaginano non essere veduti. Sola Beatrice gli stette ferma, e risoluta davanti.
—Testimoni i santi, egregi figli congiurano la morte del padre scellerato.—Fatevi oltre… chi vi trattiene, via? Di che temete? Quale può opporvi resistenza un vecchio inerme, e solo? Acconcio è il luogo… presente il Dio… preparato l'altare… pronta la vittima… dove avete, sciagurati!,